16 giugno 1959: George Reeves, celebre 'uomo d'acciaio' della serie televisiva The Adventures of Superman viene ritrovato cadavere nella sua villa di Hollywood, ucciso da un colpo di arma da fuoco. Mentre la polizia, per chiudere velocemente il caso, decide che si è trattato di suicidio, un investigatore privato indaga sulla vita privata dell'attore, cercando di capire chi fosse realmente, e tra le varie labili piste, scopre una torrida relazione clandestina tra Reeves e la moglie del grande capo della MGM. Ma cercare la verità in certi ambienti di Hollywood può essere molto fastidioso.
Coppa Volpi a Venezia a Ben Affleck per la sua interpretazione di Reeves, Hollywoodland è un film estremamente interessante per la sua combinazione di suggestioni hard boiled dal sapore anni Quaranta e di drammatica riflessione sui meccanismi spietati dell'industria dell'entertainment.
Una pellicola dinamica, visivamente molto intrigante, in cui un Adrien Brody, forse, non adattissimo al ruolo nonostante bravura, è al centro di un gioco sensibilmente più grande di lui che non riesce quasi mai né a dominare, né - tantomeno - a fronteggiare. Nella pellicola, infatti, si respira un'aria da 'fine dell'impero': mentre Hollywood è alle prese con i prodromi della crisi derivata dal boom della televisione, Reeves è un attore che deve fare i conti con la propria mancanza di talento in un'industria del cinema che sta cambiando e che sembra vivere una crisi di identità.
Al di là delle sorprese narrative, al di là della ricostruzione scintillante della Mecca del cinema del bel tempo che fu, Hollywoodland colpisce lo spettatore per come riesce a comunicare un senso di angoscia e di inquietudine molto personale. Non un film 'facile', ma un thriller complesso dove cinema nel cinema, finzione e realismo danno vita ad una miscela particolare e affascinante.
Il finale aperto del film, in questo caso, lascia, però, un po' perplessi nonostante la sua intelligente dinamica narrativa. Brillante e - in un certo senso - costruita per 'condannare' i meccanismi di un sistema verticale e crudele, la fine di una pellicola tanto articolata sembra non essere all'altezza della narrazione precedente per il suo, in un certo senso, non propendere per una tesi oppure l'altra riguardante la misteriosa morte di Reeves. Certo, non è compito del cinema fare luce sulla cronaca, eppure nonostante il tributo allo spirito e al dramma umano di questo grande attore, è come se - alla fine - non tutto tornasse e mancasse ancora qualcosa. Particolarmente riuscita, poi, l'idea che ad indagare sulla morte di un 'loser' come Reeves sia un'altra figura tormentata: un detective di secondo piano, lacerato per la fine del suo matrimonio e arrabbiato con il sistema che prima ha 'schiavizzato' suo padre guardia giurata alla Warner eppoi ha rifiutato lui, obbligandolo a vivere ai margini del lusso e degli intrighi hollywoodiani.
In questo senso Hollywoodland si propone come una pellicola riuscita anche se, di fatto, resta da chiedersi se l'elemento più interessante rispetto la tragica morte di Reeves sia - ancora una volta - l'analisi e il racconto del "Moloch" fatto di divismo, sesso, potere, business e arte cui sacrificare sogni, aspirazioni e - perfino - le vite di esseri umani non omologati ad un sistema che perdona i peccati, ma non tollera gli errori...
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