Non stiamo parlando di nanotecnologia, ma poco ci manca.
La Kodak ha messo a punto un sistema, basato sui famigerati RFID (identificazione a radio frequenza tramite un microchip e un’antenna in grado di segnalare dati a distanza, tecnica ormai usata in vari modi, tipo applicazione sui passaporti per tracciare e sapere subito con chi si ha a che fare) che va inserito nelle capsule medicinali, così da monitorare l'effettiva assunzione, da parte del paziente, del farmaco.
Gli elementi RFID, una volta ingeriti, sono dissolti dagli acidi presenti nello stomaco e a quel punto cessano di trasmettere; nel caso in cui le pillole non siano state prese nell'orario giusto un allarme segnalerà, a chi di dovere, l'omessa assunzione. Oppure segnaleranno l'errore d’ingestione - del tipo “hai preso la pillola sbagliata” - permettendo la presa di contromisure mediche nei casi più gravi d’intossicazione.
Estendendo il concetto, Kodak fa notare che tali elementi RFID hanno un range vitale ben definito - sia chimico ma anche meccanico - oltre il quale si distruggono; ciò significa che si possono ricevere informazioni preziose anche dalla durata del loro tempo di vita, applicandole - per esempio - a protesi meccaniche indicando così, nel momento in cui ammutoliscono, il momento di stress irreversibile della protesi stessa.
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