gli aneddoti di Vittorio Curtoni
Da piccolo sognava di vivere di fantascienza. Purtroppo il suo sogno si è avverato.
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MEMORIES OF GREEN
Non sappiamo se Delos sia entrato nella storia della fantascienza italiana, ma sicuramente la storia della fantascienza italiana è entrata in Delos. Vittorio Curtoni, già direttore delle mitiche riviste Robot e Aliens - e comunque un bel po' mitico già di suo - ha accettato di portare sulle nostre pagine una collezione di gustosi aneddoti del fandom e dell'editoria italiana. Ah, per sua volontà, il sottotitolo di questa rubrica è "i farneticanti ricordi del vecchio vic". Almeno sapete cosa aspettarvi...
Il Luigi Cozzi l'ho conosciuto che eravamo tutti e due ragazzini. Lui aveva diciotto anni, io sedici. Io portavo i calzoni corti (questo me lo ha ricordato lui, e secondo me è una bugia spudorata per farmi fare la figura dell'implume, ma passiamo sopra), lui invece, che è sempre stato un tipino chic, portava i bermuda. Era il fatidico 1965, l'annus mirabilis che ho spesso cantato, ed eravamo a Trieste per il terzo festival del cinema di fantascienza. Cozzi era magrolino (non che oggi sia grasso, però è diventato più grosso), somigliava tanto a Paul McCartney, e aveva già il cinema nel sangue: andava in giro senza staccarsi mai dalla cinepresa (a 8 millimetri, suppongo) con la quale immortalava uomini, luoghi, bestie. Di lì a poco a Trieste si sarebbe presentato come regista col suo primo film, Il tunnel sotto il mondo, che io non ho mai visto ma che di recente lui stesso mi ha sconsigliato di vedere: stando a quanto racconta nel catalogo ScienceplusFiction Alfredo Castelli, che del Tunnel era sceneggiatore, la proiezione serale al castella di San Giusto si concluse con l'urlo tutto triestino "Copé el regista!", e lui e Luigi se la squagliarono alla chetichella. Vabbé. Chi non ha almeno uno scheletrino nell'armadio?
Da sinistra, Vittorio Curtoni, Ferruccio Alessandri e Luigi Cozzi in un recente convegno a Piacenza Con Luigi ci siamo frequentati abbastanza spesso nel periodo del primo fandom italiano, fino al 1968 o giù di lì. Nei Settanta ci siamo visti ogni tanto, e lui ha collaborato a Robot, in particolare ricordo per il fastoso numero che allestimmo in occasione dell'uscita in Italia di Guerre stellari: Luigi lo aveva visto in anteprima grazie a una videocassetta arrivata a casa sua fresca fresca dagli States, e poté scrivermi un pezzo prima che i comuni mortali come me avessero assaggiato il film. Lui però nel frattempo si era trasferito a Roma, per fare cinema (come regista e come sceneggiatore, e chissà che altro), e i nostri contatti si sono diradati. Fino all'anno scorso quando, in febbraio, ci siamo reicontrati a Venezia per la sessione di Fondamenta chiamata Le fantascienze; e lì, oltre a parlare assieme sullo stesso palco, in compagnia di Stefano Carducci e direi con una coincidenza di idee e prospettive addirittura sconcertante, abbiamo fatto le ore piccole a chiacchierare del passato, degli amici comuni, di personaggi mitici della sf italiana come Roberta Rambelli, che Cozzi ha frequentato a lungo. Insomma, da quelle vecchie comari che ormai siamo, non ci siamo risparmiati aneddoti e innocui sberleffi...
E' stato allora che ho scoperto uno dei più imponenti vizi segreti di Luigi: da decenni, con l'accanimento del maniaco professionista, va intervistando chiunque si sia mai occupato di sf in Italia o abbia avuto rapporti con chi se ne occupava. Mi ha detto di avere raccolto una mole enorme di materiale, probabilmente centinaia di cassette audio che poi sono state tradotte in migliaia di cartelle; ed è ovvio che da quella massa di interviste potrebbero uscire volumi di altissimo interesse, anche se, mi rendo conto, di non eccelso sex appeal per un editore, date le facilmente prevedibili potenzialità di vendita. La rivelazione mi ha folgorato, perché anch'io, nel mio piccolo, proprio su Delos, e di recente nelle mie antologie, sto cercando di raccontare la storia aspra, frastagliata, assai vivace del mercato della fantascienza in Italia e della gente che lo ha portato avanti. Credo con tutte le mie forze nella sacrosanta necessità di conservare la memoria storica, anche dal modesto angolino della visuale singola; e, guardandomi attorno in Italia, non mi pare siano poi molte le persone impegnate in quest'opera, soprattutto in maniera continuativa: se non ci pensiamo noialtri vecchi dinosauri a farlo, il Jurassic Park della sf italiana tanto caro al cuore di Giovanni Mongini, chi dovrebbe farlo? Il mio animo freme di stupore quando incontro giovinetti che mi confessano tremuli di non avere mai visto un numero di Interplanet, o della Futuro di Aldani e compagnia, eccetera, ma mica è colpa loro, ovviamente. Nemmeno erano nati quando certe cose uscivano in edicola o in libreria, o magari (sempre più difficile!) venivano vendute per posta.
Noi, caro Luigi, e cari antichi vecchi marpioni della sf che forse mi leggete in questo momento: dobbiamo pensarci noi a vergare la trama dei ricordi. Se no tutto andrà perso per sempre, e sarebbe un vero peccato.
E' stata la prima cosa che ho detto a Cozzi a Venezia. E lui non ha perso tempo a darmi retta: poco dopo, nel giugno del 2000, ha dato vita con Sebastiano Fusco (un altro dinosauro a pieno titolo) a Mystero, un mensile che costa 9900 lire ed è arrivato all'undicesimo numero. Il sottotitolo dice "Rivista del possibile", e in effetti Mystero è un ibrido tra ciò che passa sotto l'etichetta di "insolito" (da Atlantide ai segreti delle piramidi, da gnomi e giganti all'archeologia misteriosa), fantascienza, e cinema. Il maggior numero di pagine, è doveroso notarlo, è dedicato all'insolito; ma gli inserti fantascientifici, che ospitano racconti e articoli, sono una parte importante della rivista, abbondantemente decorata dalle belle illustrazioni in bianco e nero del grande Giuseppe Festino, e per questo mi permetto di raccomandarla ai lettori di Delos. Anche perché, nei numeri già usciti, Cozzi ha provveduto a iniziare la pubblicazione del materiale in suo possesso che si sta effettivamente rivelando una fonte di rare, minuziose informazioni: per uno come me, e spero anche per i miei lettori, una specie di macchina del tempo che mi riporta all'infanzia dei miei rapporti con la fantascienza, che è poi la mia infanzia tout court.
Ha cominciato con un dossier su L. R. Johannis (pseudonimo di Luigi Rapuzzi),pittore e scrittore, uno dei massimi pionieri della sf italiana, tracciandone un composito ritratto completato da un'affascinante intervista a Cesare Musatti, il celebre psicanalista che di Johannis è stato cognato. E' poi uscita un'intervista con Lionello Torossi, il curatore (e traduttore) della prima rivista di fantascienza mai apparsa in Italia, Scienza Fantastica; e i numeri dal settimo al decimo di Mystero sono stati dedicati a un'imponente ricostruzione della nascita di Urania e della figura di Giorgio Monicelli, il padre della pubblicazione mondadoriana, l'unico periodico di sf sopravvissuto nel nostro paese dal 1952 a oggi. Di Monicelli hanno parlato Andreina Negretti, una cara amica scomparsa che ho già cantato su queste colonne elettroniche, e che in pratica ha dedicato a Urania la sua intera esistenza professionale; poi Mino Monicelli, giornalista, fratello di Giorgio (nonché di Mario Monicelli, il regista cinematografico), e, in un'intervista fiume in due parti, Enrico La Stella, scrittore e giornalista, che di Monicelli fu amico intimo e collaboratore. Non credo di esagerare se definisco queste lunghe, intensissime pagine, una piccola saga dell'editoria italiana e una grande saga della sf: la travolgente passione di Monicelli per la "fantascienza", un genere che in sostanza in Italia ancora non esisteva e per il quale lui stesso inventò il nome; le sue lotte con l'apparato mondadoriano che considerava Urania una cosa di infima qualità (all'epoca, intendiamoci!) e gli metteva a disposizione fondi parecchio magri, mentre lui avrebbe voluto potere lautamente retribuire i migliori collaboratori; il suo dannarsi matto e disperatissimo sulle traduzioni, che mi ha ricordato tanto Luciano Bianciardi (e anche, ahimé, me stesso); le sue epiche bevute in compagnia di Giorgio Scerbanenco, amico del cuore, che poi divenne nemico implacabile dopo che Monicelli gli soffiò la compagna (bisogna ammetterlo, Scerbanenco aveva ottimi motivi); il lento spegnersi di Monicelli sotto le devastazioni dell'alcol (e anche qui, come non pensare a Bianciardi?), gli ultimi anni di vita anemici, svogliati, insignificanti... Oh, ragazzi, potrebbe anche sembrare una telenovela, ma è vita vissuta, e raccontata da chi degli eventi è stato attore e testimone diretto; con una pioggerella di incongruenze a volte piccole, a volte no, che rendono ancora più stuzzicante la lettura e contribuiscono ad acuire la curiosità. Anche se temo che ormai, essendo morti tanti dei protagonisti, a versioni definitive e certe al mille per mille dei fatti nessuno potrà mai giungere.
So che oggi la critica accademica più paludata guarda con sdegno a ogni tentativo di biografismo: bisogna prendere in esame l'opera, non la vita dell'autore. Be', è un punto di vista che non condivido. Sarà che conosco tanti scrittori e non di rado, leggendo le loro opere, mi capita di riconoscere il contesto reale nel quale si muovono, il loro carattere, i fatti del loro quotidiano, certo trasmutati e impercettibili per chi non sia uso frequentarli; sarà che anch'io nel mio piccolo scrivo, e mi rendo conto di quale influenza possano avere sulla mia narrativa i fatti di tutti i giorni: per me, i dati biografici sono importanti. Per capire. E, se parliamo della storia della fantascienza in Italia o dove volete voi, non mi si venga a dire che informazioni di questo tipo sono superflue. Sono anzi essenziali, perché è anche dalle difficoltà personali, dai rapporti con gli editori e con l'ambiente, dalla presenza o meno di problemi economici ed esistenziali che il mercato è stato forgiato. Lasciatevelo dire da uno che ha una certa pratica concreta della questione.
Per questo sono lieto di salutare in Luigi Cozzi un significativo compagno di viaggio sulla strada dei ricordi, che non sono necessariamente malinconia o nostalgia passatista; e, se non credete a me, andate a leggervi le sue interviste e i suoi articoli, e poi ne riparleremo.
Alla tua, Luigi. Tira diritto così perché sei sulla rotta giusta.
P.S.: Mystero è regolarmente distribuita in edicola, ma dubito che le tirature siano molto alte (eh), per cui magari potrebbe capitarvi di non trovarla. Se vi interessa, potete contattare il mensile su Internet all'indirizzo www.profondorossoshop.com, oppure inviare una e-mail a info@profondorossoshop.com.
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