Sulla rotondità dei pianeti
Ma l'astronomia è forse la scienza che più di ogni altra ha legato le sue grandi scoperte all'innovazione tecnologica. E tanto più questa è andata veloce, quanto più l'astronomia ha fatto passi da gigante. Basti pensare a com'è cambiata la nostra vita in termini tecnologici da trent'anni a questa parte, e a com'è evoluto il nostro sapere astronomico nel medesimo lasso di tempo, ovvero dalle epiche missioni Pioneer e Voyager che hanno stravolto la nostra visione del Sistema Solare, fino ad arrivare ai rover marziani capaci di gironzolare per anni sul suolo del Pianeta Rosso, passando per l'incomparabile esperienza dello spazio profondo conosciuto attraverso le immagini restituite dall'Hubble Space Telescope. Così, nel momento in cui la tecnologia si trovò a superare inconsapevolemente un fatidico gradino, e come sempre lo scienziato di turno si trovò a guardare nel punto giusto al momento giusto, si aprì per noi l'ennesimo, nuovo capitolo nella conoscenza del cosmo. Era il 1992 e al di là dell'orbita di Nettuno venne scoperto un nuovo oggetto, dove, Plutone a parte, non avrebbe dovuto esserci più niente. Si trattava di un piccolo corpo celeste di circa soli duecento chilometri di diametro, ma fu sufficiente a trasferire la Fascia di Kuiper dal quarantennale oblio delle ipotesi bizzarre, all'effervescente ribalta delle novità assolute. Ma questo significava soprattutto anche un'altra cosa. Che laggiù, a oltre sessanta miliardi di chilometri da qui, Plutone non era più solo. Insomma, improvvisamente il Sistema Solare sorprendeva di nuovo gli scienziati, mostrandosi assai più affollato di quello che si credeva, anche perché dopo la scoperta del primo oggetto del 1992, ne seguirono moltissimi altri a breve distanza di tempo e di dimensioni non di rado crescenti. E non trascorse molto tempo prima che gli scienziati cominciassero a porsi la fatidica domanda: questi oggetti, o per lo meno i più grandi, potevano o dovevano essere considerati pianeti a tutti gli effetti, come Plutone? E nel caso, quale poteva essere considerato lo spartiacque tra pianeta e semplice asteroide? E' stato così che ha avuto inizio la questione, divenuta poi annosa, che ha portato gli astronomi a riunirsi qualche settimana fa, per definire una volta per tutte "che cosa è un pianeta". Ma non è stato semplice. Nel giro di pochi giorni, infatti, i pianeti del Sistema Solare sono passati prima da nove a dodici unità, per poi essere decurtati ufficialmente e definitivamente a otto. La prima proposta dei comitati di planetologi istituiti dall'IAU prevedeva infatti che per essere un pianeta fosse sufficiente che il corpo celeste orbitasse intorno al Sole o alla propria stella, e fosse rotondo. Non tutti i corpi celesti, infatti, sono di forma sferica. Lo sono in genere quelli dotati di una massa sufficiente a far prevalere sulla materia del corpo l'azione della forza di gravità che tende ad attirare la massa del corpo in maniera simmetrica in tutte le direzioni dello spazio. Per questo motivo la forma risultante è sferica. Comete e la stragrande maggioranza degli asteroidi, per esempio, non sono sferici, bensì pezzi di ghiaccio o pietroni bitorzoluti come grosse patate vaganti nel cosmo. Ora, se però si considera questa definizione, che ha dalla sua il pregio dell'estrema semplicità, quello dell'univocità e quello dell'applicabilità a qualsiasi sistema solare dell'universo, ci si accorge che troppe cose lassù sarebbero destinate a diventare pianeti. Non solo infatti lo rimarrebbe Plutone, ma lo sarebbe anche Caronte, il suo compagno, che è sì legato a gravitazionalmente a lui come un satellite, ma siccome il centro di gravità del loro sistema si trova nello spazio, chi può dire inequivocabilmente chi gira intorno a chi? Come in un sistema di stelle doppie, anche Caronte dovrebbe essere considerato un pianeta che orbita intorno al Sole, e il sistema Plutone-Caronte dovrebbe essere definito "pianeta-doppio". Ma le novità non si fermerebbero qui. Tornerebbe a essere un pianeta anche Cerere, asteroide sferico appartenente alla Fascia degli Asteroidi tra Marte e Giove e scoperto da Giuseppe Piazzi nel 1801, e inizialmente già considerato un pianeta. E lo sarebbero infine di certo anche Sedna e UB313, oggetti trans-nettuniani, ovvero posizionati oltre l'orbita di Nettuno come Plutone, scoperti di recente e senza dubbio sferici.
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