Sulla rotondità dei pianeti
Ma l'astronomia è forse la scienza che più di ogni altra ha legato le sue grandi scoperte all'innovazione tecnologica. E tanto più questa è andata veloce, quanto più l'astronomia ha fatto passi da gigante. Basti pensare a com'è cambiata la nostra vita in termini tecnologici da trent'anni a questa parte, e a com'è evoluto il nostro sapere astronomico nel medesimo lasso di tempo, ovvero dalle epiche missioni Pioneer e Voyager che hanno stravolto la nostra visione del Sistema Solare, fino ad arrivare ai rover marziani capaci di gironzolare per anni sul suolo del Pianeta Rosso, passando per l'incomparabile esperienza dello spazio profondo conosciuto attraverso le immagini restituite dall'Hubble Space Telescope. Così, nel momento in cui la tecnologia si trovò a superare inconsapevolemente un fatidico gradino, e come sempre lo scienziato di turno si trovò a guardare nel punto giusto al momento giusto, si aprì per noi l'ennesimo, nuovo capitolo nella conoscenza del cosmo. Era il 1992 e al di là dell'orbita di Nettuno venne scoperto un nuovo oggetto, dove, Plutone a parte, non avrebbe dovuto esserci più niente. Si trattava di un piccolo corpo celeste di circa soli duecento chilometri di diametro, ma fu sufficiente a trasferire la Fascia di Kuiper dal

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