Come si scrive un buon fumetto? Brian K. Vaughan è di certo tra le persone più qualificate per rispondere a questa domanda.
Infatti, questo giovane scrittore, classe 1976, ha inanellato, nel corso della sua pur breve carriera, una serie di successi tale da renderlo conteso dalle più grandi major del fumetto americano.
Se ha fatto la fortuna della Dc Comics con serie ormai divenute “di culto” come Y The last man ed Ex machina, Vaughan ha saputo guadagnarsi i favori di critica e pubblico anche per una recente serie scritta per la Marvel, Runaways.
Approdata da poco anche nelle librerie italiane grazie a Panini Comics, questa serie muove da uno spunto tanto semplice quanto coinvolgente.
Sei ragazzini scoprono con sgomento che i loro amati genitori non sono le brave persone che sembrano, ma spietati criminali con super poteri, che devono ai loro sanguinosi misfatti, e non a un onesto lavoro, le loro fortune.
Scoprono anche di aver ereditato dei super poteri e decidono di fuggire da casa, senza rinunciare tuttavia all'idea di fermare i loro genitori.
Costellata da colpi di scena, la storia di Vaughan si avvale di dialoghi scintillanti e di un'arguta caratterizzazione dei personaggi, non tralascia gli intrecci amorosi e nemmeno le morti inaspettate.
Insomma, Vaughan utilizza con maestria tutti gli elementi e gli espedienti propri del genere, mettendoli al servizio del racconto senza permettersi mai di fare il contrario.
Però meritano davvero una menzione anche le matite del giovane talento Adrian Alphona, che, con linee pulite e forme morbide, ben rappresenta il mondo di questi sei adolescenti, sospesi tra la favola di scoprirsi super eroi e l'incubo di affacciarsi su un mondo adulto così diverso da come se lo erano immaginato.
In conclusione, Runaways è un'opera divertente e coinvolgente, che spinge all'estremo il significato delle parole “conflitto generazionale”.
E costituisce anche un'ottima risposta per chi si chieda cosa sia un buon fumetto.
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