I tuoi primi romanzi e/o racconti sono inerenti le amazzoni. Chi ti ha dato questa idea?
Mi accorsi che ai tempi di Waltari la storia reale dell'antico egitto era piena di buchi, e che in quei buchi uno poteva inventare e costruire un intero mondo. Non a caso l'ambiente delle mie amazzoni è l'antico Nord Africa. A me non piacciono i libri alla Peter Kolosimo e le fantasie dei metafisici, per non parlare delle farneticazioni dell'ufologia, ma in quei millenni ancora parzialmente esplorati dall'archeologia sono accadute delle vicende straordinarie, che continuano a lasciarci sbalorditi. Basti pensare alle gigantesche pseudo-piramidi che stanno venendo alla luce proprio ora presso Sarajevo. La realtà si dimostra molto più affascinante e sconvolgente della fantasia. Inoltre la fantasy comincia addirittura da Omero, non è una creatura americana come la SF classica, e quindi l'ho sempre sentita come un campo letterario appartenente anche a noi italiani.
C’era una volta un computer è già stato pubblicato da Solfanelli con il titolo Le armi della lupa. Dai ricordi che ho di quel romanzo e dalla lettura attuale mi sembra che ci sia stata una bella “revisione”, un ampliamento notevole, è così?
Quando facevo il pittore, da ragazzo, mi trovavo d'accordo con quelli che dicevano che nella mente dell'artista l'opera non è mai finita. Mi capitava di trovare un mio vecchio quadro appeso in casa di chi l'aveva acquistato, e d'essere tentato di portarlo via per aggiungere o correggere qualcosa. Questo vale anche per ciò che scrivo, ma Le armi della Lupa era solo un abbozzo di romanzo con un abbozzo di trama. Non mi sono mai perdonato di averlo offerto a un editore così com'era. Dovevo finirlo, e trasformarlo in un romanzo più completo, perchè la vicenda di base mi piaceva. Così l'ho quasi raddoppiato di lunghezza, ho rifatto la trama, e l'ho presentato a una ventina di editori. Come al solito, ho avuto subito una ventina di cortesi lettere di rifiuto. Questa è una cosa che mi ha sempre divertito. Io ho venduto tutto ciò che ho scritto, e so di essere stato apprezzato, ma sono convinto che nessuno abbia mai avuto tante lettere di rifiuto come me. Ne ho ricevute a sacchi, perfino dagli editori che mi avevano già pubblicato qualcosa.
La presenza femminile sia nel ciclo delle Amazzoni (ovviamente) che nell’attuale romanzo è un tuo segno diciamo “distintivo”. Perchè questa scelta?
Quando ho cominciato a scrivere, i protagonisti dei romanzi erano praticamente sempre di sesso maschile. Io dovevo partire su una strada soltanto mia, fare cose soltanto mie, senza precedenti sia nella scelta dei personaggi che nella struttura del romanzo. Calcare territori letterari già percorsi da altri non ha senso, avrei l'impressione di copiare, e perciò di non dare niente di mio. La maggior parte degli autori di SF e di Fantasy (non i miei preferiti, quelli io li vedo come fossero santi con l'aureola) ma la maggior parte scrive cose che qualsiasi altro scrittore potrebbe scrivere più o meno uguali, senza che il lettore veda la differenza. Si potrebbe pensare che usando le amazzoni, dunque, sfrutto personaggi non miei. Chi ha letto i miei romanzi sa che non è così. Le amazzoni che io chiamo amazzoni sono creature totalmente diverse da quelle che così si chiamano nella letteratura e nella filmologia già nota. Le loro avventure sono impostate su uno sfondo che in realtà è comico, e le situazioni in cui vanno a cacciarsi le risolvono con l'uso dell'umorismo, non con la spada. In quanto a Thalli, la protagonista di C'era una volta un computer, questa ragazza è in realtà una sorta di apprendista stregone, che nella trama ha la funzione di ficcare le mani nelle cose che non dovrebbe toccare, e di procurare guai a tutti quanti. Come tipo di protagonista anche lei non ha precedenti, che io sappia.
Ho trovato il tuo romanzo veramente ottimo (come del resto tutta la tua produzione), e ritengo che le avventure di Lupa Bianca potrebbero continuare sia al rientro sulla Terra che sul pianeta Gea, oppure una prequel inerenti le avventure dell’antenata di Thalli. Tu cosa ne pensi?
No, l'avventura di Thalli è finita lì, e non ci sono motivi per cui io debba utilizzare la stessa ambientazione. Tuttavia il tipo di personaggio Thalli è molto sfruttabile, e dunque potrei riciclarla cambiandole nome e mettendola in un altro ambiente, purchè io trovi una trama originale e senza precedenti.
Visto che hai seguito l’evolversi della fantascienza e del fantasy in questi ultimi trent’anni cosa pensi della situazione attuale?
La situazione attuale del mercato è sempre la stessa, come chiunque scrive romanzi sa benissimo. In Italia, riuscire a farsi pubblicare un romanzo continua a essere molto difficile. Questo, dal punto di vista di chi scrive.Dal punto di vista del lettore, invece, ci sono stati dei grossi cambiamenti, qui da noi. La migliore SF americana non arriva più nelle nostre librerie, e non certo perchè i più importanti autori americani hanno smesso di scrivere. Probabilmente questi autori chiedono diritti sostanziosi. Io ho l'impressione che la gente legga sempre meno, e che gli editori abbiano cominciato a potare come rami secchi le collane di SF, perchè non incassano abbastanza.In quanto alla fantasy, vedo molti editori che la veicolano al lettore infilandola nelle collane di narrativa. Questo si è sempre fatto anche per la SF classica. Probabilmente le case editrici una volta specializzate in SF e Fantasy oggi stanno passando alla narrativa, ma con l'idea di fornire un miscuglio dei vari generi. Vorrei comunque invitare i lettori a guardare con molta comprensione la politica delle case editrici. Secondo me, tenere in vita il libro comincia a essere una specie di missione eroica e disperata che non si sa come andrà a finire.
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