“Robert Sheckley – sottolinea Sosio - ha passato una buona parte dei suoi ultimi anni nel nostro paese, dando l'opportunità di conoscerlo a molti dei suoi estimatori italiani. Questo è avvenuto soprattutto grazie a Roberto Quaglia, che aveva con lui un rapporto di amicizia molto stretto, tanto da ospitare Sheckley per alcuni mesi quando questi ebbe problemi con la moglie e decise di lasciare gli Stati Uniti per un certo periodo.
Ho conosciuto Sheckley di persona e tramite i racconti di Roberto, e quando la confidenza è stata sufficiente a superare il fascino emanato dal personaggio, dallo scrittore leggendario che aveva firmato tanti geniali racconti che avevo amato, è subentrato il fascino, del tutto diverso, della persona Sheckley. Una persona – continua il direttore responsabile di Fantascienza.com - molto particolare, difficile e semplice, pura e scomoda. Un vecchietto senza tempo che andava in giro con poche cose, un paio di jeans strappati, sandali, un pacchetto di sigarette. Sheckley aveva idee sue, scroccava quando poteva, era gentile e forse tendeva a essere un po’ maschilista, era riservato ma sfruttava chi lo aiutava fino a esaurire ogni riserva di cortesia. Forse perché lui non considerava queste cose davvero importanti. Scrivere, era importante. In qualche modo a tratti Sheckley mi ricordava un altro grande scrittore polacco americano, Charles Bukowski. Sheckley non si faceva neppure illusioni sulla qualità di ciò che scriveva. Sapeva che l'epoca d'oro per lui era venuta e andata, che non possedeva più quella genialità, quella originalità, quell'acume che aveva messo nelle sue opere migliori negli anni sessanta. Questo non diminuiva di una virgola il suo impegno.
Scrivere. Era il suo lavoro ma era soprattutto la sua ragione di esistere.
Questa forza lo teneva insieme, nonostante non avesse la minima cura per la propria salute, avesse problemi di ogni genere - che vennero drammaticamente fuori tutti assieme dopo la maledetta polmonite contratta in Ucraina - e l'unico limite alle sigarette che fumava erano i soldi che aveva per comprarle. In un certo senso – conclude Sosio - viveva in una dimensione diversa dal mondo reale, e questa è una condizione che finisce per avere un costo enorme, ma forse è un costo che va pagato per essere artisti davvero grandi”.
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