Se non conoscete Killzone, vuol dire che negli ultimi due anni siete stati in vacanza, disconnessi dalla Rete e con la console spenta. Killzone è lo sparatutto nato dal nulla che Sony è andata a pescare in Olanda, offrendo ai suoi sviluppatori, Guerrilla, un biglietto di prima classe per fare il loro ingresso nel digital entertainment dei grandi numeri. Ancora più del videogame che tra luci e ombre ha aperto la serie su Playstation 2, Killzone è diventato il filmato in grafica computerizzata descritto quale indicativo di come la saga continuerà su Playstation 3. E che Sony abbia tutta l’intenzione di portare avanti il progetto Killzone in modo diffuso lo dimostra l’arrivo adesso di un palliativo per la sua console da viaggio: Psp.
L’aspetto interessante è che questo nuovo titolo, Killzone: Liberation, in effetti è più di un dolcetto per ingannare l’attesa dei fan per il secondo tempo dell’avventura vissuta nel 2004. Liberation è il rivelarsi dei piani che hanno spinto un colosso come Sony a incorporare Guerrilla nell’orbita dei suoi team satellite. Già, perché più che il gioco Killzone, Sony assicurandosi la proprietà di Guerrilla si è comprata un universo. Naturalmente un universo di fantascienza. Che è un buono sfondo sia quando si tratta di montare la scenografia di uno sparatutto in soggettiva, come l’episodio per Playstation 2 e il seguito diretto a Playstation 3, sia che si abbia a che fare con uno sparatutto in terza persona di stampo classico, con telecamera fissa a volo di uccello, come Liberation.
Pensate a una Prima guerra mondiale fitta di trincee che, al posto di combattersi nel 1915-18, sconquassi lo scenario di un futuro apocalittico di colonizzatori spaziali; infilateci in mezzo rimandi alla Germania di Hitler e al fascismo di Mussolini, dove si specchia la società militare degli Hellgast, come avrebbero potuto essere gli stormtrooper se fossero stati veramente cattivi; mescolate il tutto con uno stile avaro di parole, ma dal disegno affascinante e preparatevi a prendere posto tra le fila della resistenza Isa, come avrebbe potuto essere l’alleanza ribelle se qualcuno avesse scambiato nella culla la principessa Leia col soldato Vasquez.
Liberation non aggiunge un granché di nuovo alla storia di Killzone. Anche più del capostipite, è un videogame di poche parole, quasi muto, ma dal forte impatto iconografico e dove rimbombano i suoni della battaglia e si spara tanto. Caricatori su caricatori. I nemici sono quelli di sempre: gli invasori Hellgast. L’azione si svolge nei mesi immediatamente successivi agli eventi del capitolo per Playstation 2, dal quale Liberation eredita il protagonista, il capitano Jan Templar, affiancato saltuariamente da un altro ritorno, quello del sergente Rico Velasques.
La grossa differenza è che, stavolta, non si controllano i personaggi alternativamente, ma contemporaneamente. Dirigendo il comprimario con un intuitivo sistema di comandi sensibili al contesto quando si gioca da soli oppure, con maggiore soddisfazione, dividendosi i compiti con un amico, se si ha la fortuna di organizzare una lan wi-fi per due. La campagna singleplayer può essere vissuta per intero in cooperativa, coprendosi le spalle a vicenda, e sembrerebbe proprio questa la vocazione del videogame, sebbene gli sviluppatori non l'abbiano forse perseguita fino in fondo.
Dove non hanno in linea di massima mancato il bersaglio è nella stesura dello schema di azione. Anche se non compiuto in ogni suo risvolto, Liberation è uno sparatutto vecchia scuola nella forma, meno nella sostanza, che recupera le sfumature tattiche del più contemporaneo gioco delle coperture. L’architettura dei livelli, studiati per il combattimento ravvicinato e movimentati da un alto tasso di sfida e situazioni abbastanza varie, è un continuo offrire ripari per la pratica del tira il sasso e nascondi la mano da ripetere a oltranza, che permette di sopravvivere più a lungo delle cariche a fucili spianati.
Oggigiorno, di solito, siamo abituati a osservare la traduzione tridimensionale, magari in soggettiva, di dinamiche del passato, essenzialmente 2D. Con Liberation si sperimenta l’operazione inversa. È Killzone che si rimpicciolisce e accartoccia sugli assi, restando però bene o male se stesso. Chi ha giocato con gusto l’episodio per Playstation 2, vi ritroverà con sorpresa le stesse dinamiche, nonostante il videogame – a guardarlo e sulla carta - sia diverso. Un’invenzione interessante per far entrare uno sparatutto 3D dentro una mini console che altrimenti masticherebbe a fatica il genere. Ma anche un arcade di ieri impresso sulla carta patinata dei tempi di oggi, dove qualche tremolio e una certa macchinosità non intaccano più di tanto la resa globale alla Mercs o Neo Contra.
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