Un ulteriore, nuovo traguardo è stato raggiunto dai robot. O meglio, dai loro progettisti. Stiamo parlando di Starfish, il nuovo organismo elettromeccanico - denso di software e messo a punto da Josh Bongard della Cornell University - reso noto da una pubblicazione su Science; in sostanza, la struttura meccanica di Starfish ha originariamente 4 zampe, ma è in grado di capire rapidamente se uno dei suoi arti ha subito danni ed è diventato inutilizzabile. Da questa conclusione, Starfish decide che deve far affidamento su 3 sole zampe e riesce così a trarsi d'impaccio, cosa che finora non è mai accaduta ai suoi colleghi.

Questo autopercepirsi viene chiamato dall'equipe della Cornell University “la struttura di sé”, e avviene tramite la mappatura virtuale delle proprie risorse fisiche, usando ciò che i sensori inviano al cervello elettronico di cui Starfish è dotato; quando qualcosa cambia radicalmente, il modello di sé viene aggiornato creando, così, il nuovo algoritmo di funzionamento vincente, scartando quelli non funzionali che pure erano stati ipotizzati.

Dubbi, però, sono stati sulla semantica di questa percezione dal dottor Inman Harvey della Università del Sussex: anche gli scarafaggi, quando perdono una zampa, si arrangiano decentemente con le altre, ma non è per questo che hanno la cognizione della struttura di sé.