Quando Grand Theft Auto va a scuola dal figlio scugnizzo dei Simpsons, può essere che nasca Bully, pardon, Canis canem edit, come il videogame è stato rinominato in Europa per fuggire almeno un po’ delle polemiche che la nuova produzione Rockstar si porta appresso. Messi momentaneamente da parte mafiosi, prostitute e spacciatori, stavolta sotto la lente dissacrante di Playstation 2 finisce la dura vita di un liceale. Tra compiti in classe, scazzottate e marachelle, che farebbero arrossire Gian Burrasca ma forse non altrettanto i giovani d’oggi, il gioco è uno spettacolo circense e goliardico in cui si rigirano un po’ tutti gli stereotipi del genere, dallo studente palestrato allo sfigato bravo in matematica e bastardello; dalle pupe ai bulli, agli sfattoni.
In mezzo c’è Jimmy Hopkins, classico ragazzo difficile espulso da una lista interminabile di scuole e proprio per questo scaricato alla Bullworth Academy. Scaricato come un pacco postale dalla madre, in partenza per l’ennesima luna di miele dell’ennesimo matrimonio. Dal primo passo nel collegio in poi si scartabellano una lunga serie di prove da discoli, missioni del tipo fiala puzzolente in tasca e fionda in pugno, secondo la struttura libera di Grand Theft Auto riproposta per l’occasione in versione compressa. La Bullworth Academy non è esattamente una scuola modello e Jimmy ha i suoi metodi per sistemare le cose e far pagare con la stessa moneta ai prepotenti i torti subiti.
Di sicuro non educativo, bollare Canis canem edit come una delle peggiori piaghe della società contemporanea è perlomeno fantasioso. Lo spirito, tra l’ironia e la punzecchiatura, ricorda cartoon come i Simpson, i Griffin, volendo anche film come Animal House o, scendendo dal piedistallo, La rivincita dei nerds, Porkys, tenendo le tematiche ammorbidite, la scrittura brillante e lo sviluppo più manesco. I tasti del pad si dovranno pur usare in qualche modo. In Canis canem edit non servono comunque unicamente a tirare calci e pugni, ma anche a risolvere minigiochi che rappresentano le lezioni dei vari corsi frequentati dal signorino Hopkins. Scarabeo per il test di inglese (italiano), un rhythm’n game per miscelare le formule di chimica...
Se un malumore il gioco lo suscita, è paradossalmente per una certa morale cercata a tutti i costi. Giustificazioni che appaiono spesso scuse pretestuose per proteggersi le spalle con un pizzico di politically correct dove la norma sono humor nero, cattiveria e gusto per la bruttura, discreti sostituti della ferocia – anch’essa ultimamente edulcorata - di Grand Theft Auto. Nonostante questo e lo scheletro ormai un po’ traballante del best seller da cui eredita col lifting forma e sostanza, Canis canem edit si regge bene in piedi e si lascia giocare col sorriso, nella sua realtà beffarda, vistosa ed eccezionalmente sopra le righe. Nella quale, con un altro sorriso, magari più disilluso e un poco amaro, è possibile a tratti riconoscere le storture di una più vicina.
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