L'altra faccia della Frontiera: panoramica, con macchina analitica
Dal futuro al passato il passo non è poi così lungo se si dispone dell’opportuno know how: l’eccezione per i comuni mortali, uno degli strumenti del mestiere per uno scrittore di fantascienza. Sarebbe facile però attendersi una digressione lineare nelle spire della storia, troppo facile se hai la ventura di chiamarti William Gibson.Anno 1991: a tre anni dalla chiusura della trilogia neuromantica Gibson torna con un altro romanzo destinato a far molto parlare di sé. Dopo un’anteprima apparsa su “Interzone” sul finire dell’anno precedente, esce finalmente La macchina della realtà , l’attesissimo romanzo scritto a quattro mani con il collega e amico Bruce Sterling. Si tratta di un lavoro di storia alternativa che non è la classica ucronia, che già vantava una sua lunga e onorata tradizione.In effetti, se il primo libro moderno di fantascienza viene solitamente fatto risalire al Frankenstein di Mary Shelley (scritto tra il 1816 e il 1817 e pubblicato nel 1818) quando ancora nessuno parlava di fantascienza, il termine ucronìa fu coniato nel 1857 dallo scrittore francese Charles Renouvier, che lo modellò sull’esempio di utopia (che significa “nessun luogo”) derivandolo dal greco, a indicare un mondo alternativo in cui la storia si è diversificata dalla versione usualmente conosciuta, modificando l’esito di eventi storicamente accaduti così da originare una linea temporale diversa dalla nostra. Il primo esempio nel campo (almeno limitandoci a considerare le letterature occidentali) può essere fatto risalire allo storico latino Tito Livio, che dedicò tre sezioni del suo IX libro dell’Ab Urbe Condita (storia di Roma dalla sua fondazione) all’affresco di una diversa evoluzione della storia occidentale come risultato della decisione di Alessandro il Grande di muovere le sue truppe a occidente anziché oriente, attaccando Roma nel quarto secolo avanti Cristo. Il prototipo moderno di questa branca letteraria della fantascienza vanta addirittura la firma di Nathaniel Hawthorne: il suo racconto P.’s Correspondence, pubblicato nel 1845, è incentrato sulle vicissitudini di un uomo considerato pazzo perché convinto di percepire un diverso tempo, una realtà parallela in cui personaggi illustri deceduti da tempo (dai poeti Byron, Shelley e Keats all’imperatore Bonaparte) sono ancora vivi. Il percorso di ucronia e fantascienza prosegue parallelo attraverso i decenni (lo stesso Winston Churchill scrisse una novella riconducibile al filone: Se Hitler avesse vinto la guerra) fino al 1962, quando Philip K. Dick ci regala quell’indiscusso capolavoro che è La Svastica sul Sole , in cui si immagina un’America occupata dalle forse dell’Asse che dopo aver vinto la Seconda Guerra Mondiale si sono spartite il controllo del pianeta.L’opera di Gibson e Sterling si inserisce in questo filone dagli esordi letterari di indiscutibile eccellenza, e lo fa tenendo ben presenti i suoi modelli, intraprendendo un discorso originale che non dimentica l’esperienza critica del cyberpunk. La macchina della realtà è infatti considerato il manifesto di una nuova scuola, questa volta circoscritta all’ucronia, che ambienta storie in un passato recente (solitamente il XIX secolo, in virtù della sua identificazione con la Rivoluzione Industriale) esibendo una tecnologia retrofuturistica che sostituisce la Meccanica all’informatica, i calcolatori analitici ai computer digitali, il vapore all’energia elettrica, da cui il nome: steampunk. Il primo esempio storico di steampunk è in realtà La notte dei Morlock di K.W. Jeter , che rilegge La macchina del tempo di H.G. Wells inscenando una invasione sotterranea di Londra a opera di morlock ribelli impadronitisi del dispositivo del Viaggiatore. Sempre Jeter qualche anno più tardi conia la stessa definizione del genere in riferimento alle opere degli amici Tim Powers e James Blaylock, ambientate in un’epoca vittoriana stravolta da un paradossale progresso tecnologico. E questo è un dato interessante, visto che con un altro romanzo come Dr. Adder (scritto negli anni Settanta ma pubblicato solo nel 1984) Jeter era riuscito ad anticipare i topoi classici del cyberpunk: autore prolifico ma poco noto, con questa spettacolare doppietta si è guadagnato senza ombra di dubbio il titolo di miglior precursore della fantascienza contemporanea. Probabilmente gli avrebbe arriso una sorte migliore, se la statura di Gibson non avesse proiettato la sua ombra lungo tutto quel decennio cruciale per la fantascienza.
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