Fuga dallo Sprawl
Davanti allo straordinario successo di Neuromante, Gibson non può esimersi dall’obbligo di un seguito. Nel 1986 esce così Giù nel cyberspazio , seguito a due anni di distanza da Monna Lisa Cyberpunk . I tre romanzi compongono la cosiddetta Trilogia dello Sprawl, che possiamo ampliare in ciclo includendo i summenzionati racconti: Johnny Mnemonic, New Rose Hotel e La notte che bruciammo Chrome. Tutte queste opere condividono la medesima ambientazione futura e fanno riferimento a una comune mitologia underground: i rituali dei cowboy della consolle, i meccanismi della vita di strada, l’ossessione mediatica e la frequente riproposizione di icone e brand, i piani a breve e a medio-lungo termine delle multinazionali, sono tutti elementi che rientrano in un’unica cornice storica, che si estende su un arco temporale di circa sedici anni.Nei romanzi successivi della Trilogia l’evoluzione delle IA come rappresentazione autocosciente della matrice prosegue, ma resta relegata sullo sfondo degli eventi che coinvolgono una galleria caleidoscopica di personaggi. Per via del gran numero di sottotrame che contribuiscono all’economia di entrambi i romanzi è praticamente impossibile fornire un riassunto di ognuno.In Giù nel cyberspazio possiamo individuare almeno tre linee portanti, che fanno capo alle imprese di Turner, mercenario alle prese con la defezione di Mitchell (un illustre scienziato della Hosaka), ma costretto suo malgrado a fare da balia alla di lui irrequieta figliola; alla ricerca di Marly, giovane gallerista ingaggiata dal magnate Josef Virek e proiettata in una rischiosa indagine artistica; al sogno di Bobby Newmark, hacker col nome in codice di Conte Zero alle prese con un bottino particolarmente scottante che lo trascina in un’odissea urbana, tra comunità caraibiche e sottoculture giovanili. E mentre le storie si inseguono e s’intrecciano tra loro, le ia vanno acquisendo sempre maggiore forza, giungendo a trovare una valida rappresentazione iconografica nella mitologia vudù, popolata di irascibili loa come il potentissimo Legba, Signore dei Crocevia e dei Sentieri e per estensione della Rete e delle Comunicazioni, in cui sembra incarnarsi il nuovo spirito del cyberspazio. Il romanzo si distingue per una compostezza di tono che se da un lato appiattisce la narrazione smarrendo il potere evocativo del predecessore, dall’altro permette al lettore di concentrarsi sull’azione, che raggiunge il suo culmine nella resa dei conti del finale, orchestrata con un gusto per le situazioni che strizza l’occhio alle idiosincrasie di Brian De Palma.Per un certo periodo si è vociferato che Michael Mann (altro regista caratterizzato da un’attenzione maniacale per il dettaglio) potesse ricavarne anche un film. All’epoca della produzione di Johnny Mnemonic, infatti, Gibson cedette i diritti di gran parte dei suoi lavori alle major. Count Zero finì nelle mani della Atlas Enterteinment, che ne cambiò il nome in “The Zen Differential”. John Lloyd Parry (autore della recente serie TV Andromeda) ne trasse una sceneggiatura circolata per qualche tempo in rete, recante la data dell’11 dicembre 1995. Dopo essere passato per le mani di Shawn Slovo il copione è ora fermo su qualche scrivania della Warner Bros, probabilmente a prendere polvere.
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