di Luigi Pachì e Silvio Sosio
thread Il pomeriggio è grigio e uggioso. Davanti a noi c'è la televisione. La sera prima, quando si è spenta ha lasciato intravedere un puntino luminoso al suo centro per qualche minuto, poi è svanito misteriosamente. L'intelaiatura in legno lucido che contiene il tubo catodico non è certo di gran classe, ma è pur sempre un televisore di tutto rispetto. Accendiamo con il pulsante l'apparecchio televisivo e dopo qualche secondo per il riscaldamento delle valvole ruotiamo ansiosi la manopola che scatta a fatica. Eccoci su uno dei due canali. Quale sarà, il nazionale o il secondo? Ci spostiamo sull'altro canale e capiamo che siamo finalmente giunti sul programma giusto. Lo schermo è nero, come l'universo, e da quell'oscurità hanno inizio i nostri sogni. Sogni in bianco e nero, con tante tonalità di grigio, ma pur sempre sogni.
Ecco comparire dall'etere storie e ambientazioni neppure lontanamente immaginate. Sgraniamo gli occhi sbalorditi davanti quelle magnifiche marionette che sembrano vive, con i loro fantastici modellini di astronavi e di mezzi da combattimento futuristici, durante le sporadiche apparizioni di Stingray e Thunderbird.
Ci spaventiamo a morte mentre un UFO che sembra vero si schianta sul suolo lunare e l'inquietante alieno dalla strana tuta resta in vita, e ci emozioniamo nel vedere che lo stesso alieno cerca di salvare il terrestre, e poi viene ingiustamente ucciso.
E poi c'è un uomo angosciato che cerca continuamente di scappare da un grazioso ma strano villaggio, rincorso da alcune terrificanti grandi sfere bianche che rimbalzano...
Ed ecco la grande astronave a forma di disco che decolla dalla base sottomarina: un grande vortice e poi via, veloce, attraverso l'atmosfera e nello spazio.
Ogni tanto sbucano fuori delle storie davvero strane che chiamano Ai confini della realtà: ogni episodio è diverso dall'altro, e quando uno di questi ci piace davvero tanto vorremmo che anche il prossimo fosse ambientato nello stesso identico mondo. Ma non è mai così! E altre storie strane, ma più buffe, le vivono il signor Randall col suo amico fantasma (vestito sempre di bianco), per non parlare delle avventure dei due agenti speciali...
E mentre l'infanzia sta per scivolare via, ecco che arriva il colore. E subito c'è la Luna che esce dalla sua orbita, c'è anche lo sguardo della dottoressa della base che ci fa sognare ad occhi aperti. E mentre al cinema sta per arrivare questo nuovo grande film sull'impero galattico che dicono abbia avuto tanto successo, su Montecarlo fanno una nuova serie con un'astronave dalla forma strana che naviga nelle profondità dello spazio. Si chiama Enterprise e ha fra l'equipaggio un uomo con le orecchie a punta che ci trasmette ansia.
Ma poi alla fine capiamo che possiamo fidarci di lui, anche se è così diverso da noi...
Perdonateci questo piccolo tuffo nella nostra infanzia "televisiva", un'epoca che sembra così lontana da quella attuale (ma lo è davvero? i vari canali che trasmettono versioni moderne di Lascia o raddoppia? qualche dubbio ce lo lasciano).
Di certo, nel bene o nel male, l'evento televisivo dell'anno è Il Grande fratello. Comunque lo si giudichi non si può non ammettere che si tratta della novità di maggior impatto per la televisione, forse proprio dai tempi di Lascia o raddoppia?. Un fenomeno artificiale sul quale costruire programmi e programmi sui programmi, satira, articoli, siti internet, trasmissioni satellitari, radiocronache, storie per il telegiornale. Forse persino un'opportunità per vedere e riconsiderare la nostra umanità da punti di vista nuovi.
Eppure, come ben sa chiunque legga fantascienza, se Il Grande fratello è un fenomeno nuovo, le idee che ne stanno alla base non lo sono affatto: c'è tutta una tradizione fantascientifica, da Dick a Truman Show, partendo naturalmente da 1984. Luigi Pachì la ripercorre in questo numero, nella speranza (temiamo vana) che in futuro il termine "Grande fratello" continui a essere associato a Orwell e non a Pietro Taricone...
Tornando sul bianco e nero, in questo numero proponiamo un bell'articolo dell'espertissimo Giovanni Mongini (che, guarda caso, a suo tempo partecipò anche a una riedizione di Lascia o raddoppia?) su tre registi italiani specializzati nel cinema fantastico, che a loro modo hanno fatto storia.
E se un grande classico del cinema fantastico in bianco e nero è stato Accadde domani di René Clair, quanto meno simpatica è la serie di telefilm che a esso è ispirata: Ultime dal cielo, o Early Edition per chiamarla con suo titolo originale, che proprio in questi mesi sta andando in onda anche in Italia. Ne parliamo con un piccolissimo specialino.
Spostandoci su un cinema decisamente più moderno e più colorato arriviamo a Hugh Jackman, attore lanciato nell'olimpo delle star dal film X-Men, ma dal passato ancora piuttosto misterioso: noi siamo andati a scoprirlo.
Poi abbiamo alcune considerazioni di Curtoni su Philip Dick; un azzardato parallelo fra H.G. Wells e Rudy Rucker; la storia della fantascienza di Valla che racconta il boom degli anni Cinquanta; la penultima puntata del 2001 riscritto da Giuseppe Lippi; un'imitazione di Turtledove dalla penna implacabile di Francesco Grasso; e molto altro.
Noi vi diamo l'arrivederci a dicembre per il Numero del Millennio.
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