Batteri in grado di vivere non solo sui bordi di un vulcano, nei giacimenti petroliferi, in fonti sulfuree, ma anche a quasi 3.000 metri di profondità, nel terreno, all'interno di una miniera d'oro che è poco meno di una periferia superficiale del pozzo gravitazionale terrestre, un luogo dove l'ossigeno è assente e, anzi, sarebbe fonte di sterminio per i bizzarri esseri vermiformi.
E' questa la scoperta dell'equipe guidata da Tullis C. Onstott, dell'Università di Princeton, fatta presso la miniera d'oro sudafricana di Mponeng, vicino Johannesburg: batteri, che si nutrono dell'idrogeno derivato da acque scaturite dal decadimento radioattivo del terreno, che vivono in un ambiente che contiene uranio, torio e potassio in grado di ridurre in solfati i sulfuri. Lì, in quel luogo inospitale per noi esseri biologici dipendenti dall'ossigeno, lì dove la pressione è insostenibile, colonie di microrganismi prosperano da un periodo che va da 3 a 25 milioni d’anni; sono potenzialmente simili alle prime forme di vita che colonizzarono la Terra, quando non c'era ancora l'ossigeno e, probabilmente, analoghi agli stessi che si potrebbero trovare su Marte - o su altri pianeti - magari soltanto scavando un po' la superficie.
Sembra quasi che continuum diversi dal nostro coabitino assieme a noi; è un po' come se i mondi alieni, che possiamo soltanto lontanamente configurare mentalmente, fossero davvero raggiungibili. E' come se le leggende d’esseri astrali, con cicli biologici totalmente diversi dai nostri, incontrassero continuamente noi inconsapevoli, perpetuando così leggende esoteriche di cui H.P. Lovecraft è stato il moderno cantore.
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