Come era stato anticipato qualche tempo fa, negli Usa si stava pensando da tempo di realizzare il seguito di quel Butterfly Effect che nel 2004 fece uscire Ashton Kutcher dal mondo delle sit-com, ma soprattutto dimostrò che se hai una buona storia non servono effetti speciali.
Le voci erano molteplici, al punto che si parlò anche della partecipazione di Angelina Jolie (che peraltro viene annunciata in qualsiasi film senza che lei nemmeno lo sappia), ma il risultato finale si rivelò essere un più semplice “direct to video”, termine col quale si indica un film prodotto direttamente per l’home video. Generalmente questi seguiti sono un disastro, soprattutto a causa del budget risibile e quindi delle persone coinvolte, ma ultimamente negli Usa il mondo dell’home video sta vivendo un periodo molto vitale, dove trovano spazio accanto a immonde boiate anche film che altrimenti non troverebbero la loro strada al cinema.
Butterfly Effect 2 ha come vantaggio che nemmeno l’originale aveva un gran budget, ma aveva una grande idea. Così, come va di moda in questi anni, il seguito non risulta essere una vera continuazione della storia originale, ma una ripetizione con altri personaggi.
Ora, se vi state chiedendo quanto male possa essere venuto questo numero due devo deludervi: il film non è affatto malvagio e si può tranquillamente dire che il regista John F. Leonetti (usualmente un direttore delle fotografia) si è fatto perdonare l’orrido Mortal Kombat 2. Innanzitutto, la regia e la fotografia sono molto curate e non avrebbero sfigurato sul grande schermo e anche l’unico effetto speciale presente, quello dell’immagine che vibra incontrollabilmente mentre il mondo intorno al protagonista si trasforma, è reso molto bene.
Ma Butterfly Effect aveva soprattutto una bella idea che qui, per non sbagliare, è stata ripresa quasi alla lettera.
La storia inizia con quattro amici che festeggiano un compleanno in riva al lago. I due protagonisti principali sono Nick (Eric Lively) e Julie, ovvero Erica Durance (la Lois Lane di Smallville) la quale, se usualmente è una bella ragazza, qui brilla di luce propria, anche a scapito del vero protagonista, al punto che quando lei non è in scena non si fa altro che aspettarne il ritorno.
Il compleanno è anche il momento in cui la ragazza vorrebbe dare una certa notizia al suo fidanzato, una cosa che non viene detta ma che possiamo capire benissimo da soli. Ma lui è maniaco del lavoro e riceve una telefonata che li fa ripartire prima del previsto a causa di una riunione.
Poco dopo la partenza avviene l’unico incongruo incrocio con un'altra serie, ovvero Final Destination, con tanto di incidente stradale e un solo sopravvissuto. Un anno dopo Nick è distrutto e la società di software in cui lavora sta per fare una brutta fine. Ma nel contempo scopre, in modo doloroso, che le fotografie gli fanno una strano effetto: sembrano animarsi, cambiare, mentre tutto il mondo intorno a lui vibra in modo pazzesco.
Ed è mentre guarda le ultime foto scattate con gli amici che accade: un dolore pazzesco ed è di nuovo al volante del fuoristrada, evitando l’incidente. Quando si rialza dolorante nel suo appartamento scopre che tutto è cambiato e soprattutto che Julie è ancora viva.
Ma per un evento cambiato, altri prendono direzioni impreviste e ogni cambiamento non fa che peggiorare la situazione.
L’aspetto positivo del film è che si tratta più spesso di una metafora della conseguenza delle proprie scelte, che non un racconto fantastico su una persona in grado di cambiare gli eventi. Quella che però tende a latitare è una certa tensione drammatica, che nel film originale diventava di volta in volta più opprimente. Qui il nostro protagonista in qualche misura sembra migliorare la sua vita, solo che a ogni cambiamento risulta più vuota di quella precedente e lui non ha nemmeno chiaro cosa abbia combinato in quella particolare realtà.
Così, dopo una buona partenza il film tende a perdere un po’ di ritmo, per poi recuperarlo nei convulsi eventi finali, in cui come è ovvio che sia, tutto quello che può andare male lo fa. Fino a un finale che di questi tempi va un po’ troppo di moda e che lascia un minimo di dubbio sulla sua reale necessità se non quella di non ripetere quello originale.
Il film è scorrevole, i due attori ci mettono impegno e la regia si impegna a realizzare un buon prodotto. Già così com’è non è chiaro perché non abbia avuto una distribuzione nelle sale (visto cosa arriva in sala ultimamente), ma con un solo sforzo in più nella sceneggiatura, poteva anche diventare migliore.
Certo, restano alcuni punti oscuri, come la sottotrama del padre del protagonista, che sembra rispecchiare quella del personaggio di Ashton Kutcher. Ma del resto, anche lì non era chiarissimo cosa fosse accaduto, quindi, almeno in questo si può parlare di un pareggio. Peccato però, con un po’ più di impegno Butterfly Effect 2 avrebbe potuto raggiungere il livello del predecessore.
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