Quando Roussel alla fine rivelò il suo metodo in un saggio intitolato Comment j’ai écrit certains de mes livres (“Come ho scritto alcuni miei libri”), il metodo meccanicistico che aveva utilizzato fece infuriare alcuni fan della sua immaginazione surreale. Dov’era l’ispirazione libera e scatenata in tutto questo? In verità, Roussel era affascinato dai macchinari. Spesso le sue opere includono scienziati inventori e bizzarri congegni. Indubbiamente i surrealisti come gruppo erano incantati dai nuovi ritrovati della tecnologia e dai nuovi giochi. Il fine era stimolare la mente, per farla uscire dalle sue abitudini routinarie, per evocare un mondo totalmente immaginario, non-terreno e non-umano, così che nuovi miti potessero nascere. Nuovi miti, ma comunque autentici.


Forse non scrivo SF ma SS, cioè SurrealiScienza.
Roberto Quaglia si definisce uno scrittore surrealista e, insieme, state scrivendo un libro. Ci può raccontare qualcosa in proposito?
Il nostro libro è un’antologia di storie accomunate dallo stesso tema, che si chiamerà The Beloved of My Beloved ("L’amato della mia amata") che sarà una sorta di enciclopedia perversa dell’imminente collasso della civiltà Occidentale. “L’amato” è il simbolo dei desideri che noi affidiamo al capitalismo consumista e può essere la perfetta metafora per le mire della civiltà occidentale, portate a estremi perversi, che sono già parte di esse. I racconti sono erotici e anti erotici allo stesso tempo, satirici, politici, blasfemi e divertenti.Abbiamo concepito il primo racconto in un misterioso hotel su una collina boscosa, a mezzo chilometro dal confine tra Ungheria e Slovacchia, mentre aspettavamo (per un sacco di tempo) che il buon Darth Vader scendesse a colazione. A parte noi, l’hotel era vuoto. Nella mia camera da letto c’era un apparecchio che sembrava un televisore, ma non aveva presa per l’antenna né per la corrente elettrica, quindi faceva soltanto finta di essere un televisore. Tutto lo stabile faceva finta di essere un hotel, ma probabilmente era qualcosa di diverso. Questo ci ha portato a mettere in discussione la realtà.Abbiamo concepito il secondo racconto in macchina, mentre con Roberto ci facevamo una guidata di 12 ore da Budapest a Genova. Fino a oggi abbiamo concepito racconti in Ungheria, Romania, Bulgaria, Italia, Spagna e Inghilterra, e ora l’antologia è quasi completa. Quando scriviamo questi racconti, Roberto e io sembriamo condividere lo stesso cervello.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID