Con due anni di ritardo rispetto all'uscita in Giappone arriva nelle sale italiane Kyashan, la rinascita, film live action ispirato al cartone animato giapponese della Tatsunoko Production (responsabile di altri anime famosi come Hurricane Polimar e La Battaglia dei Pianeti).
Diciamo subito che una volta visto il film non si capisce come mai abbiamo dovuto aspettare due anni per vederlo mentre ci sono stati propinate quasi subito opere quali Natural City (sbandierato come il nuovo Blade Runner) una cui uscita solo in DVD non avrebbe apportato alcun danno.
La storia si sicuro non brilla di originalità: i robot si sono impadroniti della terra e un eroe solitario lotta contro di essi. Siamo, almeno nelle premesse, dalle parti di Terminator o Matrix (ed effettivamente la resa in blu e rosso di alcuni robot fa pensare a quest'ultimo film).
Ma le differenze con l'anime originale sono tante: mentre lì era il protagonista a scegliere di farsi modificare qui abbiamo una vera e propria resurrezione (alterando anche alcune premesse del carattere del protagonista), nel cartone animato i robot erano "cattivi-cattivi" e il protagonista "buono a tutto tondo" qui invece il grigio regna ovunque, niente bianchi e neri. E anche la fotografia, ottima nell'utilizzo di alcune monocromie sia in toni caldi che freddi, contribuisce a rendere il senso inquieto del tutto.
Un film perfetto dunque?
No. Anche qui, come in illustri precedenti (Matrix Reloaded), esistono due livelli diversi: quello action e quello filosofico (con riferimenti, ad esempio, al terrorismo, all'ecologia e alla bioetica) che quasi mai si amalgamano, dando un senso di straniazione. Però nel caso di Kyashan il tutto risulta più accettabile per quel sapore orientale estremamente simile ai film di cappa e spada della cinematografia hongkonghiana e coreana che ultimamente raggiungono le nostre sale.
Una nota a parte merita il titolo che in originale è Casshern (il nome del protagonista), mentre in Italia è stato mantenuto il riferimento alla serie televisiva.
E se, come dicevamo, per gli appassionati della serie di animazione le differenze (e forse le delusioni) sono tante: non c'è il cigno biomeccanico e nemmeno (se non fugacemente) il cane Flender che accompagnava Kyashan nelle sue avventure, non vediamo mai l'elmetto del nostro eroe (che si rompe proprio all'inizio) e (ma questa non è una nota di demerito) il design è di sicuro più simile agli incubi fantascientifici di Chris Foss e Giger che al tratto pulito pieno di colori chiari tipico dei cartoni animati della Tatsunoko; alla fine del film si esce soddisfatti, molto più che dalla trasposizione cinematografica di altri eroi dei cartoni animati o fumetti abbastanza sconvolti e bistrattati nelle scorse estati (e qui il pensiero va al Blueberry interpretato da Cassell).
Tutto sommato, quindi, un film da vedere nell'attesa dei blockbuster di fine agosto e inizio settembre.
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