Vincitori con Darwinia del premio per la più innovativa arte visuale all’Indipendent Games Festival di quest’anno, una kermesse alla quale parteciperebbe Sean Penn se al posto di recitare si occupasse di videogiochi, i ragazzi di Introversion fanno parte della scena del digital entertainment che se ne sta al margine del settore, non direttamente sotto la luce dei riflettori, ma meritevole di tutta l’attenzione degli appassionati. Sul loro sito si trova scritto con fierezza: “The last of the bedroom programmers”, gli ultimi programmatori di quella stagione romantica che vide, nel 1976, nascere il primo personal computer in un garage di Los Altos. Distanti passi da gigante dalle convenzioni dell’industria dell’intrattenimento, gli inglesi Introversion sono riusciti a ritagliarsi uno spazio tra i best seller delle major insistendo sulla personalità dei progetti che hanno scelto di sviluppare.
Il primo, Uplink, il videogame che li ha fatti conoscere, è un thriller cospiratorio straordinariamente efficace, visto dagli occhi di un hacker che non si allontana mai dalla sua postazione. Poi c’è Darwinia, quello che li ha consacrati, uno strategico esemplare, ambientato in un computer dove uno scienziato ha realizzato l’utopia della vita artificiale. E adesso tocca a Defcon, titolo votato al multiplayer, in cui ci si siede nella sala dei bottoni, a giocare in un bunker alla guerra termonucleare globale. Come per tutti i videogame creati da Introversion, anche in Defcon è forte l’impronta degli anni ’80. L’interfaccia è essenziale, i colori al neon. Il giocatore ha davanti a sé una carta geografica come quella che teneva sulle spine i protagonisti di Wargames, il film di John Badham del 1983. In un clima ancora da cortina di ferro, la terza guerra mondiale è scoppiata. Impossibile vincerla. Ma si può sempre provare a fare in modo che sia il nemico a perderla di più. Disponendo navi, sottomarini e bombardieri e lanciando centinaia di testate tattiche, per mettere in ginocchio la popolazione delle altre nazioni prima che loro facciano lo stesso con voi.
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