punti di vista diversi di Roberto Quaglia
Ciò che s'incontra qui appartiene alla Grande Famiglia delle Tracce di Quaglia, cioè quella roba che avanza quando qualcuno che si chiama Quaglia esiste senza farne segreto.
Pensiero stocastico
Secondo Robert Sheckley, per troppo tempo ormai Roberto Quaglia non è stato famoso. Secondo Ugo Malaguti, è un genio. Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia, continua a fare tante domande e a rifiutare tutte le risposte.
Fate un balzo indietro nel tempo e chiedete ad un funzionario della Sacra Inquisizione per quale ragione una strega vada bruciata. Poi rivolgete, senza cambiare epoca e luogo, la stessa domanda alla gente qualunque per strada. Otterrete risposte diverse, e tutte assurde dal nostro contemporaneo punto di vista. Ma queste risposte pur diverse ci renderanno chiaro almeno un punto: in quel tempo e luogo si bruciavano le streghe perché era politically correct farlo.
Naturalmente allora non si usavano le parole politically correct, ma il concetto era analogo. Si bruciavano le streghe perché era comunemente considerato giusto farlo. Quando ci dilettiamo in uno dei passatempi preferiti delle persone pseudo-civilizzate di oggi -- la stigmatizzazione degli orrori commessi da dittatori e potenti in passato -- amiamo dimenticarci che tali orrori furono in generi perpetrati con il pieno consenso di gran parte delle popolazioni coinvolte. Il mito del crudele tiranno che regna contro il consenso del proprio popolo è solo un mito. Senza abbastanza consenso, nessun governante dura al potere più di dieci minuti. Scopriamo dunque che il consenso non è necessariamente sinonimo di qualcosa di buono.
In teoria, il concetto del politically correct nasce, recentemente in America, con le migliore intenzioni. Ma come ci illustra la saggezza popolare la via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni. In pratica, infatti, tutta la nobiltà intellettuale che in tale espressione voleva incarnarsi è rapidamente naufragata nella rozzezza di pensiero della maggior parte di coloro che a tale concetto dicono di ispirarsi nelle loro azioni. Tra tutti essi, i più dannosi sono probabilmente i giornalisti. Soprattutto i giornalisti generalisti.
Esistono infatti anche giornalisti buoni. Giornalisti specializzati in un campo ristretto, seri professionisti che onestamente si dedicano alla divulgazione di informazioni e notizie pertinenti alla loro sfera di competenza. Sono una minoranza. Poi ci sono i giornalisti che pensano di dovere vendere a tutti i costi le loro notizie. Si tratta della maggioranza.
Nei telegiornali non c'è ormai altro. Il giornalista televisivo appare ormai in video con la sola finalità di suscitare quanto più possibile gli istinti bassi dei telespettatori. E non sto parlando degli istinti sessuali (anche se tra le annunciatrici del telegiornale è ormai di moda farsi siliconare le labbra per suggerire ai telespettatori maschi il pensiero di quale uso alternativo della bocca tali labbra favoriscano). Un telegiornale che si proponesse di solleticare gli istinti sessuali dei telespettatori sarebbe sì pornografico, ma se non altro si tratterebbe di una pornografia sana, dato che il sesso è tutto sommato il bello della vita. No. Gli istinti bassi che si vogliono suscitare sono quelli della pena e del dolore, possibilmente uniti ad orrore e raccapriccio, i quali generano nello spettatore l'illusione dell'emozione di aver preso parte ad una tragedia, unito al sollievo di non aver riportato danni personalmente, cioè di averla scampata. A questo scopo si mostrano feriti, cadaveri e persone straziate dal dolore, si descrivono omicidi con le parole più truculenti, si intervistano i familiari dei morti per chiedere loro che cosa provano. Questo sadismo pornografico mascherato da informazione è politically correct. La cornice di presunta serietà e soprattutto di rispettabilità garantita dal telegiornale fornisce a molti spettatori l'alibi per guardarsi un bel po' di morbosi veri drammi gratuiti nella candida illusione di tenersi invece informati su ciò che accade nel mondo. In passato, per vedersi un po' di morti ammazzati bisognava andare al Circo Massimo. Oggi basta seguire i servizi giornalistici in televisione. Ma fin qui non ho detto niente di nuovo.
Ciò che davvero infastidisce è quando il giornalismo, non pago di produrre spettacoli macabro-voyeuristici, si mette davvero a far danni. Basta un solo giornalista ad innescare il delirio. Tutto il resto segue ineluttabilmente.
Sino a pochi anni fa il 90% delle persone non sapeva cosa fosse un pedofilo, ed il 99,9% della gente non si era mai neppure lontanamente immaginata che si potesse utilizzare un bambino per scopi sessuali. La pedofilia esisteva, ma era un fenomeno raro e marginale. Piccole e grandi tragedie consumate nella quali totalità dei casi all'interno di nuclei familiari. Sono bastati pochi anni, ed oggi la pedofilia è uscita dalla famiglie disgraziate per diventare un succulento appuntamento fisso di giornali e telegiornali. La realtà sul territorio è rimasta immutata, ma i giornalisti hanno scoperto la gallina dalle uova d'oro che fa vendere i giornali ed incolla i telespettatori ai teleschermi, e non la vogliono mollare. Naturalmente, ne parlano senza saperne nulla. Per esempio, ci raccontano che sarebbe Internet a diffondere il fenomeno della pedofilia. Invece sono proprio loro a farlo. Per quanto io abbia sinora girato sul Web, non sono mai finito in siti pedofili. Anche perché quando mai ne appare qualcuno lo chiudono subito. Probabilmente ce ne sono, ma sono ben nascosti e li trova solo chi se li va a cercare (spesso proprio i giornalisti), e solo dopo mille ricerche. Tuttavia, ho visto anch'io delle foto incriminate di bambini che avrei voluto non vedere. Ma non su Internet. Alla televisione. Nell'ambito di un servizio di un noto telegiornale nazionale italiano. E questo è intollerabile! Sono state mostrate solo per pochi secondi, ma il concetto dovrebbe essere chiaro a tutti. Sono certi giornalisti a commettere, impuniti, i crimini che essi attribuiscono ad altri. Il risultato è un fenomeno di isteria collettiva sul tema. In Gran Bretagna una mamma è stata tratta in arresto per avere portato a sviluppare un rullino fotografico contenente fotografie della propria bambina nuda mentre faceva il bagnetto nella vasca. A denunciarla è stato il fotografo che ha sviluppato le foto. Era lui ad avere visto con occhio morboso quel corpicciolo di bambina. E questo non sarebbe mai successo senza una campagna stampa tesa a ricordare a tutti che un bambino può essere anche un oggetto sessuale. E' un dato recente che nelle cause di separazioni tra coniugi, sempre più spesso (ho udito cifre che parlano di un caso su due -- mi sembrano un po' eccessive, ma il fenomeno evidentemente esiste) la donna, per acquisire dei vantaggi, giunge ad accusare il marito di attenzioni sessuali verso la prole. Siamo nel delirio più totale. Una grande fetta della categoria dei giornalisti palesa di fatto un comportamento criminale che danneggia società ed individui, riparandosi dietro il paravento sacro della libertà di stampa. Ed in futuro la situazione potrebbe ancora peggiorare: a furia di martellare la gente con questa storia della pedofilia come se si trattasse di un fenomeno comune, si costringono milioni di persone a rappresentare nella propria mente, anche solo per pochi secondi, le scene più turpi che mai altrimenti sarebbero loro spontaneamente venute in mente. Il 99,9% delle persone ne ricava un ovvio e normale senso di disgusto, ma ci sarà nel mucchio sempre e certamente qualche soggetto borderline sul quale questo martellamento sortirà l'effetto opposto, operando da elemento scatenante sulla sua pedofilia latente. La campagna stampa sulla pedofilia aumenterà quindi fatalmente il numero dei pedofili. Non è detto che costoro poi commetteranno dei reati. Fino a prova contraria il reato d'opinione è o dovrebbe essere bandito dalla nostra società. E finché un pedofilo non commette un reato ha il sacrosanto diritto di immaginarsi le cose che più gli aggradano senza che qualcuno sia in diritto di punirlo per questo. Nel mucchio però i reati contro i bambini aumenteranno, ed i giornalisti avranno la loro bella responsabilità, che non ammetteranno mai.
Così come fu interamente responsabilità morale dei giornalisti la moda di qualche anno fa di lanciare sassi dai cavalcavia delle autostrade. Su cinquanta milioni di italiani ci sarà sempre da qualche parte un imbecille che compie un gesto più idiota degli altri. Ignorato dai media, un tale fenomeno si spegne nel nulla come è giusto che sia. Strillato invece a gran voce nei titoli dei giornali e dei telegiornali al solo scopo terroristico-commerciale di vendere più attenzione ed ansia ai telespettatori-consumatori, inevitabilmente si innesca un fenomeno di emulazione. E continuando a strillare sui giornali e telegiornali, a voce sempre più alta, di ogni nuovo lancio di sassi, si rafforza il fenomeno trasformandolo in vera e propria moda. E' così. Non ci vuole un genio per capirlo. E questo ci dimostra, ahinoi, che fra i giornalisti non solo i geni scarseggiano, ma che anche persone che abbiano solo un po' di buon senso ce ne sono davvero pochine.
I giornalisti non si limitano tuttavia a stuprare impuniti i telespettatori con morbosità oscene e gratuite. Anche quando si tratta di informare in merito ai progressi della scienza, l'approccio sui media a grande diffusione assume spesso le forme del terrorismo anatemico. Il linciaggio mediatico della clonazione è un classico esempio. La maggior parte della gente non sa nulla di clonazione, dato che a scuola non ti insegnano niente a riguardo, dal verduraio o dal parrucchiere neppure, e solo lo 0,001% o lo 0,002% della popolazione legge abitualmente letteratura di fantascienza, l'unica sede ove da più di mezzo secolo l'argomento viene sviscerato nei suoi vari aspetti tecnici, psicologici e sociali. Poiché tendenzialmente si teme ciò che si ignora, i giornalisti generalisti si lanciano a capofitto nello sfruttamento commerciale di questo nuovo genere di ansia, fomentandolo senza ritegno né competenza. Già, perché neppure essi sanno in genere nulla di clonazione. E quindi basta che un giornalista da qualche parte dica una volta un sacco di sciocchezze a riguardo che tutti i suoi colleghi ne riprenderanno scimmiottescamente le frasi ed i luoghi comuni. Finendo pure per crederci. Sì, perché i giornalisti di solito credono a quanto altri giornalisti loro colleghi affermano, soprattutto se non hanno conoscenze proprie dell'argomento in questione. Immani sciocchezze e luoghi comuni assurgono quindi rapidamente a verità rivelate anche alle orecchie degli stessi giornalisti che poi si accaniscono a reiterarle. E la clonazione si trova magicamente ad essere nell'immaginario collettivo il nemico numero uno dell'umanità. La Paura del Nuovo è politically correct e quindi va cavalcata, come al tempo dell'inquisizione. Che poi esista anche un'ampia fascia di popolazione più colta che ha opinioni più articolate sul tema, viene ignorato. Come faccio io a sapere che esiste, si chiederà qualcuno? E' il risultato di un'indagine de Il Sole 24 Ore, che ha aperto un forum online (www.ilsole24ore.it/cultura/genoma/forum.htm) sul tema della clonazione, dal quale emerge chiaramente l'esistenza di un movimento d'opinione a favore della clonazione umana. Ma poiché si tratta di opinioni di minoranza, frutto di gente che ragiona con la testa anziché con gli ormoni dell'ansia e gli interruttori dell'isteria, non è politically correct riportarle. Così come al tempo dell'inquisizione, del fascismo, del nazismo o del comunismo non era politically correct riportare opinioni non allineate. La musica è la stessa, anche se per fortuna oggi i sintomi non sono in genere fisicamente mortali per i dissidenti. A parte qualche trascurabile eccezione, come quell'uomo che pochi anni fa venne arrestato e sbattuto sulle prime pagine di tutti i giornali e telegiornali d'Italia con l'accusa di avere stuprato la figlioletta di due anni. Salvo poi scoprire che l'uomo era innocente e le irritazioni vaginali della bambina erano causate da un tumore.
Non è però tutto orrore ciò che è giornalismo politically correct. C'è anche parecchio ridicolo.
Quando l'attuale (al momento in cui scrivo) Presidente del Consiglio Giuliano Amato ha avviato le sue consultazioni per formare la squadra dei ministri per il suo governo, ha usato anche la posta elettronica, oltre, presumibilmente, a telefono, telefonino e fax. Cosa c'è di strano in tutto ciò? E' quello che vorrei capire anch'io. Come centinaia di milioni di altre persone io uso la posta elettronica tutti i giorni, e lo faccio ormai da cinque anni (al momento in cui scrivo). Cosa c'è di strano che la usi un Presidente del Consiglio incaricato? Eppure, c'è stato un giorno nel quale tutti i giornali e telegiornali d'Italia hanno titolato roba tipo: Il nuovo governo nasce via Internet, Avviate le consultazioni via email, e analoghe sciocchezze. Che razza di giornalismo è mai questo? Capirei che titoli del genere possano apparire su un giornale satirico, ma su testate che si presumono serie mi riesce grottesco ed incredibile. Sarebbe come titolare a piena pagina: Il Presidente Incaricato consulta i candidati ministri usando il suo telefonino. Siamo nella farsa più totale. Eppure, tanta ridicolaggine è politically correct quanto gli orrori di cui si è già parlato. E' l'altra faccia della tecnofobia, e si chiama tecnofeticismo. In entrambi i casi non si esce dalla morbosità, l'unico vero ed immutabile odierno valore politically correct. La stessa morbosità che nei secoli assumeva la forma dei pettegolezzi del villaggio, quando avveniva su piccola scala, o le cacce alle streghe, quando la scala era più ampia. L'essenza è esattamente la stessa, ed evidentemente fa parte dell'umanità e non ce ne libereremo mai.
Neanche in futuro.
Già, perché questa è una rubrica in una rivista di fantascienza e quindi sarebbe magari anche il caso di parlare un po' anche del futuro, tanto per far finta di non essere del tutto fuori tema. D'altra parte, cosa ci posso fare io se il futuro ormai ci ha raggiunto (oppure noi abbiamo raggiunto il futuro) ed il mondo contemporaneo già ci appare giorno dopo giorno sempre più alieno ed incredibile? Per stupire non è più necessario raccontare come il futuro sarà, è sufficiente descrivere le varie straordinarie realtà di cui, nel bene e nel male, già trabocca il presente. Ad avventurarsi nell'esplorazione immaginativa del futuro si è ormai destinati a risultare banali e fin da subito sorpassati, oppure apparentemente preda del delirio più incredibile. Dopotutto, se già il presente è del tutto inverosimile, come possiamo ipotizzare che in futuro la meravigliosa incredibilità degli eventi non prosegua ad oltranza il suo cammino per la tangente dell'improbabilità?
Ci tocca, ci tocca osare ed ipotizzare.
In futuro, il giornalismo come lo conosciamo noi probabilmente sparirà. Sostituito, su Internet (o Web-TV), dal giornalismo personalizzato. I siti-canali-TV dedicati all'informazione saranno sistemi interattivi, nel senso di sistemi automaticamente in grado di imparare in poco tempo le preferenze esatte di ogni singolo utente, dispensando così esattamente ad ognuno tutte le informazioni desiderate e soltanto quelle. Questo vuole dire che la maggior parte degli uomini si guarderà tutti i giorni il proprio telegiornale splatter-pornografico-sportivo, sempre più denso di sesso e sangue e calcio, mentre le signore preferiranno i telegiornali rosa zeppi di morbosità sentimentali. Le persone con un po' più di sale in zucca potranno invece concentrare la propria attenzione sui meno popolari campi dell'informazione scientifica, finanziaria e politica, senza venire disturbati dal roboante rumore di fondo del flusso splatter-porno-calcistico-pettegolante. Questo, nel migliore dei mondi possibile.
Nel peggiore dei mondi possibili, invece, il fondamentalismo del politically correct non morirà, e le cacce alle streghe continueranno nelle nuove forme che le mode renderanno via via popolari. La globalizzazione incalzante non ci renderà certo le cose più facili, poiché le oscillazioni di ciò che sarà di volta in volta politically correct saranno sempre più ampie, essendo il mondo intero coinvolto nella generazione dei nuovi isterismi. In un mondo davvero globalizzato, un paio di miliardi di cinesi costituiranno la maggioranza relativa più ampia del mondo, e le loro leggi e mode e le loro cacce alle streghe potrebbero presto riguardare tutti noi. In un mondo democratico, unitario e globalizzato, sarà come sempre la maggioranza a decretare ciò che sarà giusto, legale e politically correct. E le minoranze, in questo caso il mondo occidentale, dovranno obbedire ed adeguarsi. Il mondo arabo in espansione diverrà un altro polo di maggioranza, ed anch'essi contribuiranno a decretare ciò che sarà politically correct per il mondo, soprattutto nell'area del Mediterraneo. E' probabile che nel prossimo secolo sarà politically correct in Italia, in Germania, e forse anche negli Stati Uniti, che le donne siano costrette a portare il velo sul volto. Se il criterio per stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato è affidato alla volontà della maggioranza, le cose andranno così, dato che arabi e cinesi costituiranno al di là di ogni dubbio la maggioranza dell'umanità. In un mondo giusto, equilibrato e politically correct nel senso in cui oggi il valore del politically correct è inteso, le cose non possono che andare così.
Con tutta probabilità, però, il peggiore dei mondi possibili non si avvererà. Anche perché nel peggiore dei mondi possibili tutta l'umanità raggiungerebbe il benessere economico del ricco mondo occidentale odierno ed in capo a trent'anni al massimo l'umanità si estinguerebbe in un'ultima, immensa, letale ed irreversibile nube tossica. Dato che il benessere occidentale è fondato sullo sfruttamento dei paesi poveri, i quali costituiscono il 90% del mondo, si capisce come i paesi poveri non potranno mai acquisire il benessere del mondo occidentale, poiché per fare ciò avrebbero bisogno di altri 9 pianeti Terra densamente popolati di poveretti da sfruttare a loro volta.
Da tutte le parti lo si guardi, il futuro non appare come un luogo tranquillizzante. Dal mio punto di vista, dovrà per forza trattarsi del migliore di mondi possibili. Il che non vuole dire che sarà il migliore dei mondi immaginabili. Molti confondono le utopie con la realtà, ed i mondi desiderabili con i mondi possibili. Per conto mio, è per definizione sempre e soltanto esistito il migliore dei mondi possibili. Che poi, a torto o a ragione, non ci piaccia, è un altro discorso. Il migliore dei mondi possibili in futuro sarà probabilmente un luogo infernale. Ma sarà il migliore dei mondi possibili, per il semplice fatto che tutti gli altri mondi immaginabili saranno impossibili. Non scrisse a tale proposito Philip Dick un saggio dal titolo Se non vi piace questo mondo dovreste vederne qualcuno degli altri? Quanto da me buttato giù sinora è ciò che a riguardo io penso in questo esatto momento. Mi ricordo di avere avuto in passato anche opinioni molto diverse. E spero di mutarle ancora in futuro. So che non è politically correct cambiare spesso le proprie opinioni. Ma io me ne frego. Ecco, anche quest'ultimo annuncio non è per nulla politically correct. Ma io l'ho fatto apposta.
Tutti i diritti sono riservati. E' vietata la riproduzione in tutto o in parte del testo e delle fotografie senza la previa autorizzazione della direzione di Delos Science Fiction e degli aventi diritto.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID