gli aneddoti di Vittorio Curtoni

Da piccolo sognava di vivere di fantascienza. Purtroppo il suo sogno si è avverato.

Memories of green

Ovvero: Appunti disordinati per la Fancon 2000

Non sappiamo se Delos sia entrato nella storia della fantascienza italiana, ma sicuramente la storia della fantascienza italiana è entrata in Delos. Vittorio Curtoni, già direttore delle mitiche riviste Robot e Aliens - e comunque un bel po' mitico già di suo - ha accettato di portare sulle nostre pagine una collezione di gustosi aneddoti del fandom e dell'editoria italiana. Ah, per sua volontà, il sottotitolo di questa rubrica è "i farneticanti ricordi del vecchio vic". Almeno sapete cosa aspettarvi...

Le cose cominciano male, ma di brutto, con un evento di quelli che nessun essere senziente vorrebbe mai vedere: un'incazzatura di Ernesto Vegetti! Lui e Giuseppe Valloggia mi vengono a raccattare in automobile a Novara, però il mio treno arriva con dieci minuti di ritardo, e ad attendermi trovo solo Valloggia. Vegetti, pare, già che era lì ha fatto un salto dal suo commercialista. Dopo un caffè e un goccetto di pipì al volo, ci posizioniamo sulla destra della stazione, e il tempo passa, passa. Di Vegetti non c'e' traccia. Trascorsa mezz'ora abbondante, egli appare, furibondo come la dea Kali in andropausa, dalla sinistra della stazione, dove era rimasto ad aspettare per trenta minuti e passa, con l'auto in triplice fila, impossibilitato a muoversi. E noi due coglioni che non abbiamo mai pensato di spostarci a guardare dall'altro lato...

Bon. Si parte per Courmayeur. Sono le dodici e trenta di venerdì 28 aprile 2000. Lungo strada si passa dall'incazzo alla tristezza esistenziale: Ernesto è sconvolto dai risultati delle recenti elezioni regionali! L'avanzata del centrodestra lo ha schiantato. Rievoca i bei tempi di Berlinguer (Enrico) e di Paperello, quando la vittoria trionfale della sinistra appariva inevitabile.

Quasi piange. Io faccio finta di consolarlo, ma in realtà mi frego le mani: era ora! Valloggia sta zitto perché non ha ancora digerito la mezz'ora accademica a Novara.

Courmayeur ci appare splendida sotto una deliziosa cortina di pioggia. Fa un mezzo freddo cane. Sbarchiamo direttamente al nostro hotel d'elezione, il celeberrimo Bouton d'Or, & depositiamo i bagagli. Gli ombrelli sono aperti.

Ernesto guata un'automobile nel parcheggio e dice: "Ah, Viviani è già arrivato."

Come sempre, ha ragione. Chi fosse interessato alla cosa non ha che da consultare la sezione "Targhe automobilistiche di uomini & donne della sf italiana & internazionale" del suo Catalogo. Sta subito dopo la sezione "Taglie di reggipetto delle autrici italiane & internazionali di sf" e prima della sezione "Taglie e colori delle mutande degli uomini della sf italiana & internazionale".

Un momento della conferenza di Sergio Fanucci Primo viaggetto al centro convegni. E' già in corso la commemorazione di Karel Thole. Ci sono la moglie e due delle sue figlie. La World SF, nella persona di Vegetti, ricorda l'artista sublime e l'amico delizioso che è stato Karel con una targa che commemora gli otto premi Italia da lui vinti nel corso degli anni. Poi si fa un salto di gruppo ai locali della scuola dove è stata allestita la mostra delle opere di Thole, assieme a gigantografie di copertine di vecchie riviste pulp gentilmente fornite dalla Maison d'Ailleurs di Pierre Versins. Io non riesco a vedere un piriolo perché vengo abbrancato da un amico di ferrea fede beatlesiana, nonché autore di romanzi e racconti fantasy, Roberto Fuiano, arrivato da Bari in compagnia dell'inossidabile toastmaster Eugenio Ragone, il quale Fuiano mi monopolizza e non mi lascia aggirare per i locali.

Medito tremenda vendetta.

Sta per arrivare Sergio Fanucci.

Alle diciassette e trenta leggo la bellissima relazione sulla morte/non morte della sf scritta da Vittorio Catani, il quale non può essere dei nostri perché è stato preso in ostaggio da tutt'altra parte d'Italia (Pescara, se non erro) per il matrimonio di quel delinquente di Enzo Verrengia, un uomo che ha aspettato quarant'anni per sposarsi, e quando ha deciso di farlo ha scelto come data il 29 aprile 2000! Degno della pena capitale. Comunque, nonostante la mia pessima lettura, la relazione è geniale e ha il successo che si merita, scatenando una vivace discussione. Il toastmaster Ragone non ha ancora estratto il suo temibile timer, che quest'anno aveva le forme di Minnie, la signora di Topolino, e così si tira per le lunghe. Visto il consenso popolare, spargo la voce che in realtà la relazione è stata scritta da me, e solo per umana pietà (e per la notevole convergenza parallela dei rispettivi nomi e cognomi) l'ho attribuita a Catani. Nessuno è in grado di contestarmi. Son contento.

Morgan Llywelyn e Gianfranco Viviani E' sempre venerdi' 28. A cena mi trovo a fianco di Gianfranco Viviani, il quale ha di fronte Morgan Llywelyn, ospite d'onore della convention, autrice di romanzi fantasy a sfondo storico. Il genere non è dei miei preferiti, sicché mi aspetto una signora un po' noiosetta, sapientina, e vagamente ammuffita; invece Morgan, oltre a parlare un inglese talmente perfetto che anche un asino come me non può fare a meno di capire ogni singola sillaba, è di una simpatia devastante. Per non parlare dell'intelligenza e dello charme. Ci mettiamo a chiacchierare come vecchi amici: io ho ordinato una pizza, Morgan le celebri salsiccette con polenta di Courmayeur, e le divora con una metodica sapienza che mi colma di ammirazione. Oltre a tutti gli altri pregi, la signora gode di eccellente appetito ed è un'ottima forchetta! Pare quasi italiana. Le chiedo che impressione le abbia fatto l'impatto col mondo del fandom italiano, e lei si spertica in parole d'elogio che l'innata modestia mi impedisce di riferire.

Purtroppo, al suo fianco, e quindi di fronte a me, è seduto Roberto Quaglia, che comincia a frullarle il cervello coi suoi tipici discorsi a quaglia, precipitando la povera Morgan in uno stato confusionale dal quale stenterà a riprendersi.

Nel frattempo, mentre Roberto disintegra la psiche di Morgan, il Viviani, che ha organizzato il convegno sul libro elettronico, piatto forte della Fancon 2000, comincia a minacciarmi senza il minimo ritegno: "Vedrai il documentario sui programmi di traduzione automatica! Una cosa incredibile! Uno parla in italiano e il programma traduce quasi in tempo reale in inglese o tedesco o quel che vuoi tu! Voi traduttori in futuro non farete più i traduttori, ma solo i revisori di traduzioni fatte da questi programmi. Lavorerete la metà e guadagnerete il doppio..." Faccio due conti mentali e arrivo all'ovvia conclusione che dovrò lavorare il doppio per guadagnare la metà. Decido sui due piedi (anzi sulle due chiappe, visto che sono seduto) di comperare tutta l'attrezzatura necessaria per un harakiri pubblico subito dopo la proiezione del documentario tanto lodato da Gianfranco. ADORO questi editori.

A tavola, qualcuno sussurra che sarebbe stato avvistato Sergio Fanucci, ma si decide che il fenomeno rientra nella tipica casistica da X FILES.

Prima della fine della cena, il gigantesco cagnone che si sono portati Michele Catozzi e la sua gentile compagna (Simonetta, che fa la bibliotecaria) tenta di azzannare Quaglia, però, purtroppo per lui, sceglie la gamba di legno & ci rimette mezza dentiera! Adolfo Morganti interpreta il fenomeno come classico segno di fine millennio. Probabilmente ha ragione.

Roberto Quaglia in uno dei suoi momenti più ispirati Nel dopocena, grande colpo di scena e seconda incazzatura della giornata. Visto che è in programma un concerto di musica celtica, inframmezzato alla recitazione di La maschera della morte rossa di Poe, e visto che ad alcuni di noi nulla cale di tutto ciò, decidiamo di tornare al centro congressi ad attendere che il concerto finisca, il popolo fantascientifico defluisca dalla sala, e si cominci a fare nottata com'è uso. Ci accomodiamo sulle pregevoli poltroncine gentilmente fornite dall'organizzazione, e ci mettiamo a chiacchierare. Saremo in sei o sette, compreso il Lanfranco Fabriani, che uno non si accorge mai che c'è perché parla pochissimo. E' l'amico più pacato e meditativo che io abbia mai avuto. Il Quaglia e il Vegetti stanno dibattendo un qualche urgente tema. Quale, più non so.

Comunque, siamo lì che stiamo amabilmente cianciando, a un volume vocale più che ragionevole, quando all'improvviso appare come furia vendicatrice, dalla sala del concerto, Silvio Canavese, il padrone di casa (con la consorte Eta Musciad), palesemente fuori di sé. Dice che stiamo urlando & rompendo i coglioni a tutti coloro che stanno inutilmente tentando di godersi la musica, causa l'immane casino provocato dalle nostre voci. Ci invita, se la cosa non ci interessa, a traslocare e smettere di rompere.

Il che facciamo. Dopo essere rimasti lievemente interdetti. Ci si ritira al Bouton d'Or, dove non erano in corso concerti e nessuno aveva motivo di protestare. Si continua a blaterare tra noi con generale soddisfazione e molto modico consumo di birre. Il sottoscritto si ritira all'una e trenta, e buonanotte ai suonatori.

Per le eccitanti avventure di sabato e domenica dovrete aspettare il prossimo mese!

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