
Come mai noi fan appassionati della fantascienza leggiamo sempre meno di razze aliene nei nostri romanzi preferiti? Gli autori sono d’improvviso diventati tutti così scettici riguardo alla possibilità che ci sia un’altra vita da qualche parte oltre la Terra?
La fantascienza sembra essere in declino in Occidente, dove è nata. Ma sta crescendo rapidamente in Cina e in Oriente. Forse è anche la letteratura della fiducia in se stessi. Forse popolazioni più vecchie non si appassionano più alle avventure fantastiche di possibili incontri con gli alieni. Questo può essere piuttosto un tratto caratteristico di culture più giovani e vigorose. Spero di approfondire l’argomento quando sarò in Cina

Per quanto riguarda il tuo modo di scrivere, è per te più importante abbozzare, tratteggiare una storia o costruire un insieme soddisfacente di personaggi?
Non ho un modello preciso che mi guida. Qualche volta è un sogno o una frase o un’idea scientifica o un personaggio.
Quali sono gli autori che consideri un modello?
Come ogni altro genere della narrazione umana, la fantascienza ha uno spettro molto ampio in termini di qualità e intensità, che va dal divertimento leggero di Star Wars alle esplorazioni più profonde e oscure di George Orwell, Aldous Huxley e Mary Shelley. Paul Anderson è stato il più grande narratore. Frederik Pohl ha esplorato le idee. Umberto Eco ci ha mostrato come la lotta per la verità, per la luce vada ricercata molto indietro nel tempo. John Brunner si è concentrato sul futuro prossimo e Alice Sheldon sulle nature frammentate, incrinate.
Come ci si sente, da scrittore di fantascienza, ad essere un consulente della Nasa?
È un esperienza interessante: viaggio in giro per il mondo tenendo conferenze sul futuro. Ho, però, una nuova azienda di software (una molto piccola), a cui dedico parte delle mie attività scientifiche. Insomma, in una parola, mi tengo occupato.
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