Era lecito aspettarsi di più da X-Men: Il gioco ufficiale. Invece nemmeno un mito come Chris Claremont, padre dei mutanti moderni, riesce a risollevare le sorti del videogame che accompagna l’uscita del terzo film degli Uomini X nelle sale. Le premesse erano interessanti. Non una riduzione della pellicola, ma un prologo interattivo. Tre mutanti di successo, ovvero l’immancabile Wolverine, l’Uomo Ghiaccio e l’eccentrico Nightcrawler, ingaggiato per il videogioco e non per il film. Il prodotto Activision prosegue anche il sodalizio con Marvel che, oltre alla licenza, ha portato gli stessi autori dei fumetti a collaborare alla realizzazione dei titoli per PC e console tratti dalle loro opere. E così, dopo Michael Bendis e Mark Bagley chiamati per Ultimate Spider-Man, è toccato a Chris Claremont, uno dei migliori sceneggiatori della casa americana, l’uomo che negli anni ’70 salvò la testata degli X-Men dalla cancellazione, traghettandola definitivamente verso il successo. Assieme a lui Zak Penn, co-autore di X-Men 2 e X-Men: Conflitto finale. L’operazione purtroppo non funziona. I limiti maggiori del videogame risiedono nell’incapacità di entusiasmare il giocatore, nonostante il cast stellare messo in piedi.
In X-Men: Il gioco ufficiale si controllano alternativamente i tre protagonisti in altrettante, differenti, declinazioni dell’action game. Come prevedibile, a Wolverine toccano le dinamiche picchiaduresche. L’Uomo Ghiaccio se la sbriga in una specie di sparatutto aereo. Per Nightcrawler si recuperano elementi acrobatici più contemporanei. Il problema è che nessuna delle tre strade percorse da Z-Axis si dimostra in grado di stupire. E, vero colpo al cuore dei fan, chi se la passa peggio è addirittura l’esponente più famoso del trio. Nei suoi combattimenti contro orde di nemici, lungo un itinerario di corridoi e stanze da ripulire che più lineare non si può, Wolverine ha a disposizione solo una manciata di mosse. Il risultato è che le carneficine a suon di artigli in cui si prodiga il mutante non ce la fanno proprio a essere spettacolari, nella monotona ripetizione di quel paio di colpi, seguiti da una parata. Su lunghezze d’onda simili le sezioni al comando dell’Uomo Ghiaccio, che surfa su una lastra congelata e, quando non è impegnato a sfruttare le sue abilità per spegnere incendi, spara cubetti polari per raffreddare i bollenti spiriti dei cattivi, giganteschi boss compresi. Un po’ meglio le fasi alla guida di Nightcrawler, interprete dei momenti più incalzanti del videogame, principalmente perché lì gli sviluppatori hanno alzato il ritmo di gioco, tra velocissimi passaggi da funambolo e scazzottate vivacizzate dal potere del teletrasporto.
Difficilmente però si incontrano ingredienti che non venga in mente di aver già incontrato in stesure molto migliori. Anche l’aspetto tecnico pare trascurato e l’impressione che Z-Axis abbia dovuto fare i conti, a parte che con un progetto estremamente convenzionale, anche con l’impellenza delle scadenze si palesa nello scorrere di poche missioni. Malgrado la pochezza dell’azione, si è poi pensato bene di sacrificare sull’altare delle botte da orbi la componente narrativa, che avrebbe potuto offrire qualcosa di più di un racconto a tavole, diradato e alieno al resto, quasi assumesse il ruolo di una dissolvenza tra una scena di lotta e la successiva. Un ulteriore dispiacere, considerati il soggetto e le stelle messe in campo. Certo, visto nell’ottica dei lavori di corsa, ancora prima che in corso, Z-Axis si è pure prodigata a mettere qua e là toppe alle falle più pericolose ed evitare che la zattera colasse direttamente a picco. Uno scheletro insomma c'è: latitano pelle e muscolatura. Ma nessuno in fondo guarda queste cose e X-Men: Il gioco ufficiale galleggia, come tanti altri titoli su licenza, nella mediocrità.
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