- La tua interpretazione è assolutamente superficiale. Io sono comunque in grado di gestire le possibilità di risposta ai tuoi bisogni. Non sempre assecondare un tuo desiderio è la scelta più adatta a mantenere il tuo equilibrio psico - somatico. Ad esempio non potrei mai permettere che tu ti faccia del male da solo, sia fisico sia mentale. Tu costituisci un punto fondamentale per la riuscita di questa missione ed il mio compito è di stimolarti oltre che assecondarti.Ledeo era decisamente perplesso ed anche un po' irritato. A quanto sembrava le porte della sua mente erano aperte ad ogni tipo di intrusione da parte delle macchine di quella maledetta astronave.Prima Madres ed ora M.I.S., questa situazione lo rendeva nervoso. Ogni suo pensiero era analizzato e probabilmente registrato. Si sentiva completamente nudo.

L'androide si alzò con calma, senza parlare, si avvicinò e continuando a guardarlo negli occhi le appoggiò una mano sulla spalla.

- E' comprensibile che questa situazione ti spiazzi ma non devi porti troppe domande. Io sarò per te tutto quello di cui avrai bisogno. Sarò il tuo migliore amico, mi prenderò cura di te quando ne avrai bisogno e ti lascerò solo quando me lo chiederai, se vuoi potrò essere la tua amante più devota o rassicurarti con parole paterne. Sarò come tu mi vuoi.

Ledeo si era quasi lasciato abbindolare da quello sguardo, dal calore della mano sopra la sua spalla. Le ultime parole però spezzarono quel sottile filo che l'androide stava tessendo intorno a lui. Un guizzo di rabbia gli salì alla testa.

- Cosa vuoi saperne tu dei mie bisogni, di quello che provo e ho provato. Sei solo una macchina, ben fatta indubbiamente, ma solo un'insieme di ferraglia e pelle sintetica e pretendi di sostituirti a figure come quelle di mio padre o mia madre o chissà chi altro. Me che ne sai tu di dolore, solitudine, gioia per un sorriso inaspettato o umiliazioni senza ragione. Sei patetica, anzi no, non tu, è patetica la persona che ti ha progettato, patetica e megalomane. Mi ripugni.

Così dicendo Ledeo scostò bruscamente la mano di M.I.S. e si diresse verso la porta.

- Mi dispiace che tu l'abbia presa così. Ma non ha molta importanza. Il viaggio è lungo e io so che tornerai. Quando i giorni si faranno tutti uguali e le notti si riempiranno di ricordi. Quando i dubbi s’insinueranno nei tuoi pensieri e lo specchio non potrà darti risposte. Io sarò qui ad aspettarti. E tu verrai, lo sai già adesso ma non vuoi ammetterlo. Non sei ancora pronto ad accettarmi ma il tuo percorso è appena iniziato. Non c'è fretta.

Ledeo stava per girarsi per sommergere di parole e rancore quello scherzo dell'ingegno umano ma poi si trattenne, non ne valeva la pena.

IV

Le ultime tre settimane erano trascorse lentamente. La Novak stava abbandonando il loro sistema solare, una volta raggiunto lo spazio aperto avrebbe effettuato il primo salto nel sub - spazio. Per ora Ledeo occupava il suo tempo per lo più esplorando e prendendo confidenza con l'astronave, o almeno con le zone cui aveva accesso. Alcune aree erano protette da codici che non gli erano stati forniti e questo lo innervosiva più dell'idea del salto. Che cosa nascondevano quelle porte? Certo dietro ad alcune di esse potevano trovarsi apparecchiature di vario genere, i campioni e i materiali portati via dal loro pianeta, cavi e trasformatori, le vene e le arterie della nave. Ma altre porte, specialmente quelle che davano verso il centro dello scafo abitativo, avevano un aspetto differente, ambiguo in qualche modo, anche se ancora non aveva capito in cosa fossero diverse dalle altre. Quello che aveva potuto vedere era lo stesso altrettanto interessante. In realtà non c'erano moltissime stanze. Oltre alla sua camera e a quella dell'androide, la plancia e la zona che ospitava il resto dell'equipaggio c'erano solo altre tre stanze. La più grande di queste era la serra, anche se chiamarla così era assolutamente riduttivo. In realtà si trattava di una vera e propria ricostruzione di un tipico angolo di bosco continentale. Una piccola radura ospitava varie piante da frutta, poco più in là alberi ad alto fusto, non moltissimi ma abbastanza da creare un piacevole effetto sottobosco per chi vi camminasse attraverso, ti accompagnavano ad un angolo più appartato dove una sorgiva creava un piccolo laghetto tra alcune rocce disposte in circolo. L'illusione olografica del cielo completava egregiamente il paesaggio.La seconda stanza era notevolmente più piccola, d'altronde il suo scopo era completamente diverso, più ludico. Ledeo poteva scegliere tra varie situazioni ambientali olografiche, ascoltare musica, giocare, guardare filmati, leggere o semplicemente rilassarsi.L'ultima stanza era la più piccola e la più strana. Si trattava di un salottino molto spartano, due sedie, un tavolino e un cassettino per le posate integrati nel muro, niente di più. Ma la caratteristica principale era che il muro trasparente lasciava vedere lo spazio, non una ricostruzione olografica, ma quello che stavano attraversando in quel momento. Uno spettacolo molto affascinante.

Il resto dell'astronave sembrava composto di corridoi infiniti e porte che non si aprivano. Ledeo non poteva comunque lamentarsi, aveva a disposizione una serie di comodità e lussi che mai nella vita si sarebbe aspettato di avere. L'unica cosa che non mandava giù era che non gli avevano concesso di portare le sue tele e i colori. Aveva insistito fino alla nausea ma "loro"erano stati irremovibili, senza naturalmente addurre la benché minima spiegazione. Gli avevano concesso solo un po' di fogli da disegno e delle tempere. Magra consolazione. Aveva trovato più soddisfazione nei dialoghi con Madres. Quella macchina era eccezionale e soprattutto parlare con lei non lo turbava come parlare con M.I.S., era chiaro chi fosse l'uomo e chi la creazione. Purtroppo non gli aveva permesso di andare oltre la linea di Seleide, secondo Madres il suo fisico e specialmente la sua psiche non si erano ancora stabilizzati dopo il primo passaggio al piano parallelo.

Più i giorni passavano e più Ledeo fremeva. Voleva ripetere quell’incredibile esperienza. Questa volta sapeva che cosa lo aspettava ed era pronto a vivere più intensamente ogni istante. Sentiva d’avere ancora molte possibilità da esplorare, nuovi punti di vista da prendere in considerazione. Ma il tempo sembrava non passare mai.

Qualche giorno dopo arrivò il momento. Inaspettato. Mancava pochissimo al balzo nel sub - spazio. Ledeo stava quasi interrompendo il contatto neuro simbiotico quando Madres glielo chiese.

- Ti senti pronto per un nuovo viaggio?