Fin qui abbiamo parlato di trasposizioni di film e fumetto in giochi di azione più o meno toccati da sfumature ruolistiche, dato che tutti al loro interno trattano, oltre alle botte da orbi, la crescita dei personaggi (resistenza, forza, nuovi poteri, mosse, ecc.). Esiste però un altro filone che ha saccheggiato interpreti dal pantheon degli eroi in calzamaglia, X-Men in primis. Sono i picchiaduro, rielaborazioni di Street Fighter ieri, di Tekken oggi. Niente mezze misure: o l’operazione ha funzionato o è stata un fiasco. Alla prima categoria appartengono Marvel vs Capcom e soprattutto il successivo Marvel vs Capcom 2; all’altra tutti gli altri. Pubblicata tra il 1998 e il 2002, prima in sala giochi e poi su PlayStation, Dreamcast, PlayStation 2 e Xbox, la saga Marvel vs Capcom è uno dei classici, saporiti crossover dell’azienda giapponese; uno splendido spettacolo di calci e pugni in tratti manga. Ai campioni della scuderia Capcom, dalle celebrità di Street Fighter a quelle di Mega Man o Resident Evil, sono contrapposte le Meraviglie dell’universo Marvel, dall’Uomo Ragno a Capitan America, Wolverine, Ciclope, Tempesta e tutti gli altri. Un circo spensierato e coloratissimo, che alla leggibilità dei confronti preferisce la fastosità e l’abbondanza delle scene. Ritrae, con Capcom vs Snk 2 e Street Fighter III: Third Strike, il canto del cigno di un’epoca, quella del picchiaduro bidimensionale. Gli esperimenti nelle tre dimensioni, vere o illusorie, sono stati fatti in varie occasioni, ma non hanno mai portato lustro ai mutanti. Né quando, nel 2003, ci ha provato Activision con X-Men Next Dimension, né quando, all’inizio di quest’anno, gli appassionati hanno potuto mettere le mani su Marvel Nemesis: Rise of the Imperfects di Electronic Arts, dove al posto di combattere con supereroi forti di strabilianti superpoteri, sembra di combattere con poveracci in calzamaglia, spogli di qualsiasi facoltà.