Urban Chaos: Squadra antisommossa non è un titolo che si rivela subito. Se si escludono alcune soluzioni visive interessanti, la facciata del videogame Rocksteady fatica a conquistare il giocatore. Estetica un po’ troppo squadrata, missioni da fiato corto, azione sparata d’istinto in endovena. Ma a volte l’apparenza inganna. In questi anni Urban Chaos è passato sotto nomi e tra le mani di team di sviluppo ed editori differenti, fino ad arrivare alla produzione Eidos di oggi, curata da un giovane studio londinese di diciotto dipendenti nato dalle ceneri di Argonaut. Sembrerebbe insomma il classico titolo di recupero, confezionato sommariamente per non buttare all’aria tutti gli investimenti. Sembrerebbe... Per poi accorgersi che, zitti zitti, alla loro prima uscita ufficiale i Rocksteady hanno piazzato sul mercato uno dei migliori sparatutto 3D per PlayStation 2. Il genere sulla console Sony non ha mai brillato per molteplici ragioni, compresa una qualche antipatia hardware/periferica di fondo. Urban Chaos ricorda che, anche quando si parla di videogame, la potenza è nulla senza controllo. A uno sguardo superficiale, il videogame Rocksteady non è un titolo particolarmente potente, ma i suoi sviluppatori, in ogni angolo del gioco, dimostrano di aver avuto un controllo assoluto sul progetto. Dove molti titoli arrancano, Urban Chaos procede fluido verso la meta. E piuttosto che scialacquare l’esperienza, preferisce una sintesi di azione intensa. Che sopperisce alla compressione dei livelli con lo studio e la pratica degli stessi da parte del giocatore, alla ricerca di una lettura approfondita della guerriglia urbana di Rocksteady (che nasconde una cura certosina per i particolari e una valanga di obbiettivi). La quale, curiosamente, ricorda un’altra operazione sorprendente dell’editore inglese, ovvero Project: Snowblind di Crystal Dynamics: un first person shooter di grande sostanza, che se la gioca con Time Splitters 2 e Black al vertice di PlayStation 2.

Nonostante il ritmo elevato dell’azione e i limiti connaturati nel controllo via joypad (calibrato peraltro eccezionalmente bene), Urban Chaos presenta un gameplay inaspettatamente raffinato, che si poggia su un’intuizione ludica singolare. Nick Mason, l’alter ego del giocatore, è un poliziotto delle forze speciali, incaricato di sedare con ogni mezzo rivolte di gang di piromani assassini che infestano New York di un futuro pseudo contemporaneo. Tra gli strumenti a disposizione di Mason vi è uno scudo antisommossa trasparente e pressoché infrangibile, pronto ad accogliere tutte le crepe, i fori di proiettili e le chiazze di sangue che la brutalità dei cattivi vi vorrà apporre. Con la semplice pressione di uno dei tasti dorsali del pad, lo scudo offre un’efficace protezione frontale agli attacchi nemici, assumendo un ruolo fondamentale nell’economia di gioco.

Il problema è che i nemici sono coriacei e arrivano da tutte le direzioni, sconsigliando di fatto una prassi passiva. Per condizioni esterne che ne limitano – secondo un ottimo bilanciamento - l’uso sconsiderato, lo scudo simil plexiglass di Urban Chaos diventa quindi un’invenzione quasi equivalente a quello energetico di Halo. Un arricchimento del gamplay e non lo svilimento della sfida. In quest’ottica si inseriscono anche le numerose sezioni collaborative, nelle quali Mason è affiancato da altri personaggi, come poliziotti, vigili del fuoco e paramedici (un trucco per sostituire i medikit), e gli inserti ad alta tensione modello Mezzogiorno di fuoco, dove serve eliminare l’attentatore che tiene una pistola alla tempia di un ostaggio.

In uno sparatutto arcade come Urban Chaos, di solito la storia è un elemento accessorio, di poco conto. Nel caso specifico questo è vero a metà. La narrativa del videogame Eidos non è ridondante, ma sicuramente avvincente e ricercata. Si tratta di una narrativa duplice, diretta e indiretta, che sfrutta l’incastro di due media differenti, entrambi impegnati nell’elaborazione di un contesto coinvolgente per il giocatore. Da un lato ci sono le azioni di Mason, descritte in personale dal videogame e sviluppate attraverso i nemici che, con lo sciogliersi delle missioni, danno - a ogni incarico conseguito - più corpo all’eroe trasparente interpretato dal giocatore, in un esaltante escalation di epiteti rivolti a un Robocop soltanto umano. Dall’altro ci sono i telegiornali, stile edizione straordinaria dei canali tematici tutto news, dove attori in carne e ossa raccontano nei loro servizi – avvolti in un’atmosfera tra sensazionalismo e parabole di humor nero verhoeveniane - i giorni di terrore della città e le peripezie per salvarla della T-Zero, la squadra “tolleranza zero” di cui Mason è l’agente di punta e che, di azione in azione, si guadagna il favore del pubblico.

Urban Chaos è un titolo che all’impatto fragoroso privilegia tante qualità nascoste. Senza esagerare coi poligoni, riesce ad esempio a disegnare uno scenario metropolitano convincente. C’è poi il multiplayer online. Con lo scudo antisommossa si apre una prospettiva praticamente inesplorata. E non mancano dettagli che testimoniano la passione infusa dagli sviluppatori: la fiammata di ritorno dietro le porte di uno stabile in incendio è spettacolare e lo stesso vale per il mondo visto attraverso le ondulazioni dello scudo, o le mani di Mason sporche del sangue dei nemici. Quando un gioco si vive in prima persona, sono aspetti che possono fare la differenza. Anche l’azione viscerale, grottesca, sebbene lineare, non perde occasione per ribadire varietà e intelligenza, spesso valorizzando le piccole cose. D’altronde, i Rocksteady hanno fatta loro l’arte di arrangiarsi. E per chi avesse voglia di scavare e dimenticare i suoi difetti, quelli a pelle, Urban Chaos è una miniera di piccole grandi idee che attendono di essere scoperte.