Quasi trenta anni dopo l'originale di Wes Craven, Le colline hanno gli occhi diventa un angosciante remake diretto dal regista di Alta Tensione, il francese Alexander Aja.
Violento e rivoltante il film segue le vicende di una famigliola in vacanza su un camper superattrezzato. Una deviazione su un consiglio di un benzinaio li porta a finire in una vera e propria 'trappola'. Quattro ruote bucate, il cellulare che non prende, misteriose luci che vengono emanate dalle colline circostanti.
Fino a quando accade il peggio: il deserto si anima liberando dei mostri: esseri umani frutto di mutazioni genetiche dovute alle radiazioni atomiche. Uomini e donne abbandonati e rifiutati che si scagliano con rabbia e furia morbosa sulle belle donne della famiglia, massacrando con crudeltà suprema i maschi.
Le colline hanno gli occhi, però, non è un "freak show sui generis", bensì un horror puro a sfondo politico (è il governo ad avere creato e tentato di nascondere questi mostri...) decisamente rivoltante e spaventoso come nel grande cinema del passato.
Il produttore Wes Craven sembra avere lavorato attentamente con il giovane regista francese capace di virtuosismi e omaggi al cinema di Sergio Leone e alla luce di un certo tipo di film dell'orrore di diversi decenni fa. Duro, intenso e politicamente scorretto, il nuovo Le colline hanno gli occhi rappresenta una 'bella' sorpresa: lo spettatore, infatti, narcotizzato dagli splatter degli ultimi anni ha dimenticato (non del tutto...) un cinema violento e terrorizzante dove tutto (ma veramente tutto...) è consentito.
Un film che diventa metafora grazie alla storia di un pacifista costretto a prendere le armi per sopravvivere lui insieme a quel che resta della sua famiglia, dopo avere visto uccisi i suoceri, massacrata e violentata la sua giovane moglie, nonché l'ammiccante e giovanissima cognata, prorompente sin dalle prime sequenze.
Un film sulla sopravvivenza e sulla vendetta, sull'odio che può nascere in circostanze estreme, ma - soprattutto - una sequela di eventi angoscianti tra claustrofobia e morbosità, tra mostri spaventosi e esseri psicotici. Una pellicola decisamente 'non' per tutti che obbliga lo spettatore a guardare l'agghiacciante sequenza di eventi non solo con il fiato sospeso, ma - soprattutto - con la consapevolezza di stare assistendo al ritorno di un cinema di genere volto a terrorizzare lo spettatore, senza finale consolatorio e - forse - senza nemmeno una vera e propria catarsi. Un ottovolante di emozioni dall'atterraggio tutt'altro che morbido. Come il cinema dell'orrore dovrebbe essere sempre.
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