Per lui iniziò a quel punto un lungo periodo di sedute psicanalitiche dai dubbi effetti. Nel corso di uno dei suoi sempre più frequenti episodi di alienazione, acquistò per due dollari e spiccioli una forbice d’acciaio, con la quale subito dopo si tranciò di netto l’ultima falange del mignolo sinistro . Poi si recò dal suo psicoterapeuta con la prova dell’automutilazione, guadagnandosi un soggiorno in clinica. Burroughs avrebbe trascorso il resto della sua vita a nascondere la mano mutilata, infilandola in tasca con la velocità della luce ogni qual volta presagisse l’imminenza di un flash fotografico.La diagnosi fu impietosa: schizofrenia. Lasciata New York dopo un mese di ricovero, Burroughs riparò a St. Louis, dove le provò tutte per arruolarsi. Le sue domande furono inizialmente respinte da tutti i corpi armati, ma a seguito dell’attacco giapponese a Pearl Harbour anche lui fu reclutato in fanteria. L’esperienza come patriota durò pochi mesi: nel 1942 l’intervento della signora Laura Lee gli valse un certificato d’esonero per disturbi mentali e l’inevitabile rimpatrio.Burroughs dovette così dire addio anche a quella cui per anni aveva guardato come a una grande occasione, la sua grande occasione. L’unica guerra che avrebbe potuto combattere, d’ora in avanti, si sarebbe giocata con una schiera di fantasmi interiori, sul campo dissestato della sua psiche.Burroughs s’infilò a quel punto nella classica galleria di mestieri all’americana: provò come fattorino, copywriter, investigatore privato, barista. Improvvisatosi reporter e giornalista strinse rapporti con la criminalità dei bassifondi newyorkesi. Passò quindi alla disinfestazione; campo di specializzazione: scarafaggi. Poi nel 1943 giunse la svolta: l’incontro con Allen Ginsberg, esponente di spicco della beat generation, segnò l’inizio di una relazione intima intensa e travagliata che si sarebbe protratta, tra crisi, fughe, abbandoni e una vera amicizia di fondo, per tutta la vita. Neal Cassady e Jack Kerouac, affascinati dalla sua genialità, videro in lui un modello di vita e sregolatezza e lo nominarono padre spirituale dei beatnik.
Incartamento per la prima udienza. Processo della Forma di Vita B.
Proprio con Kerouac e la sua compagna dell’epoca, Edie Parker, William Burroughs andò a vivere nel 1944. Con loro, anche Joan Vollmer Adams, divorziata da un marine e madre di una bambina, Julie Adams. Insieme diedero vita a uno degli esempi storici di nuclei familiari allargati del popolo beat: trascorrono le serate chiacchierando di arte e poesia, intervallando alle parole frequenti incursioni nei territori alieni evocati dalla droga. Mentre Joan Vollmer acuiva la sua dipendenza da anfetamina e benzedrina, Burroughs si teneva a galla con la morfina, spacciando eroina nel Greenwich Village. Con Kerouac rimase invischiato nella storia di un omicidio tutto maturato nell’ambiente beatnik dell’epoca: dopo aver ucciso David Kammerer, Lucien Carr si sbarazzò del cadavere del compagno gettandolo nelle torbide acque del fiume Hudson, per poi passare a confessarsi prima da Burroughs e poi da Kerouac. La polizia li arrestò tutti e tre. Scagionati, Burroughs e Kerouac tentarono di tirare le fila dell’accaduto in un noir mai pubblicato, And the Hippos Were Boiled in Their Tanks (1945), che più tardi Burroughs stesso avrebbe descritto come “un lavoro non propriamente degno di nota”.Arrestato nel 1946 per possesso di stupefacenti senza prescrizione, Burroughs venne condannato a quattro mesi di reclusione e la momentanea sospensione della condanna gli permise di scamparla con il ritorno a St. Louis. Decise allora di tentare una cura disintossicante a Lexington, nel Kentucky. Nel frattempo, però, Joan Vollmer era stata ricoverata in preda a uno stato di psicosi acuta da anfetamina: Burroughs reagì d’impulso, la rapì e insieme fuggirono prima in Texas, dove dalla loro reazione – poi sancita dal matrimonio – nacque nel 1947 William S. Burroughs Jr, e poi a New Orleans. La riunificazione con Neal Cassady e Jack Kerouac nella città del jazz è immortalata in alcune delle pagine più intense del romanzo culto Sulla strada , dove Burroughs compare come William Old Bull Lee. Per evitare ulteriori guai con la giustizia per un tentativo fallito di commercio della marijuana, furono costretti a interrompere anzitempo il soggiorno alle foci del Mississippi, e ripararono in Messico.E a Città del Messico, in uno dei periodi più turbolenti dell’espansione ipertrofica della metropoli, si consumò la tragedia. Tequila e proiettili erano all’epoca gli elementi più facilmente reperibili per le strade. La loro concentrazione era all’origine di uno stato caotico in continua oscillazione tra i picchi opposti dell’euforia e della violenza, e legittimò un’annotazione di Burroughs secondo cui “l’assassinio è la nevrosi nazionale del Messico”. Le giornate per lui si snodavano angoscianti, tra droghe, alcol, amicizie quantomeno particolari e ragazzi di strada. Finché, una sera, in una parodia drammatica della celebre sfida di Guglielmo Tell, sparò alla moglie in risposta a una sua provocazione. Era il 1951 e Joan moriva a 27 anni, lasciandosi dietro una vita di eccessi e due bambini.Burroughs avrebbe venduto la sua Star 380 quella sera stessa, se Joan non lo avesse sfidato con un calice di cristallo in equilibrio sulla testa, in sostituzione della storica mela. Burroughs scontò 13 giorni di prigione prima che una ritrattazione non inducesse il giudice a trarsi d’impaccio giudicando credibile la sua nuova versione dell’accaduto e fissando la cauzione a 2312 dollari.La madre di Joan, che si sarebbe presa cura della piccola Julie, avrebbe presto confessato la sua speranza che Bill Burroughs marcisse all’inferno. Non poteva sapere che il vecchio toro, all’inferno, già ci trascorreva le sue giornate.
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