Il titolo italiano richiama non a caso La Signora Omicidi commedia pietra miliare delle cosiddette Ealing comedies con Alec Guinness e Peter Sellers. Ma La famiglia omicidi non è certo né Ladykillers, né - tantomeno - Kind Hearts And Coronets in italiano intitolato Sangue Blu. Lungi dall'essere un classico, questa pellicola ha chiaro un modello e uno stile narrativi molto evidenti, peccato che fallisca nel replicarli riadattandoli ai tempi. La miscela di humour britannico e di black comedy, infatti, non funziona al meglio per colpa di una regia disordinata che non sfrutta al meglio i tempi comici del pur ottimo cast di attori, a partire da una straordinaria Maggie Smith. Tutto inizia nell'incantevole casetta persa nelll'idilliaca campagna inglese, dove abitano i Goodfellows: Walter, goffo e maldestro parroco del villaggio, Gloria e i loro figli, Holly e Petey. Sfrontata e ribelle, Holly cambia fidanzato ogni settimana; timido e riservato, Petey è il bersaglio preferito dei bulli della scuola; Walter è troppo impegnato nello scrivere sermoni per accorgersi della seducente nuova biancheria intima della moglie e capire che la sua famiglia è in crisi. Gloria cerca di salvare le apparenze ma è stufa e vorrebbe scappare in Messico con Lance, attraente istruttore americano di golf. Ogni notte spera che qualcosa cambi o che almeno il cane dei vicini la smetta di abbaiare! La risposta alle sue preghiere è nell’arrivo di Grace, un’attempata, ma discreta governante con un modo tutto suo di occuparsi della casa ed una singolare abilità nel risolvere i problemi. Le pene di Gloria svaniranno magicamente: niente più cani che abbaiano, vicini curiosi, attaccabrighe. Presto però i Goodfellows si renderanno conto che ogni cosa ha il suo prezzo e che Grace nasconde qualcosa…
Come dice il film più volte: "il Signore opera in maniera misteriosa" (la stessa frase ripetuta dai Blues Brothers...) e al di là dei momenti divertenti, quello che più colpisce del film è l'assoluta incoerenza nel gestire elementi che sebbene deja vu potrebbero funzionare al meglio se solo il regista riuscisse ad amalgamare insieme il tono della narrazione e la forza dei suoi interpreti. Certo, il typecasting del film fa rabbrividire: Kristin Scott Thomas interpreta per la centesima volta una moglie fedifraga, mentre Rowan Atkinson è un dimesso quanto ingenuo parroco di campagna. Per non parlare di Patrick Swayze in un ruolo da "porco - americano sopra le righe"...Eppure tutti questi difetti, vista e considerata l'eleganza carismatica di Maggie Smith, avrebbero - in fondo - potuto essere ignorati se il regista non avesse dato un ritmo sbagliato a questa pellicola facendola assomigliare al cinema inglese degli anni Cinquanta senza avere lo stesso fascino e 'tocco magico'.
La famiglia omicidi, dunque, con un finale ibrido in linea con la piattezza della narrazione rappresenta un'occasione mancata per aggiornare all'oggi la tradizione del grande cinema britannico e - soprattutto - di giocare in maniera sia elegante che intelligente con temi e situazioni già viste, ma in grado di offrire spunti per un cinema brillante e intelligente. Peccato.
Il Signore opera in maniera misteriosa, e la cosa più singolare è come questo film non sia riuscito a diventare qualcosa di davvero divertente e riuscito. Le premesse c'erano tutte. Manca 'solo' la regia. E si vede...
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