E se fosse la percezione a produrre l’intelligenza? Devono essersi posti questa domanda gli scienziati del Cnr impegnati nella ricerca sulla robotica, riunitisi nei giorni scorsi a Palermo in occasione dell’Euros-06 (dove l’acronimo sta per European Robotics Symposium). Come loro, i ricercatori di un po’ tutto il mondo si stanno muovendo su un sentiero che potremmo definire come “umanizzazione della macchina”, dove il concetto di umano non è inteso nell’accezione immediata ed estetica di “antropomorfo”, o almeno non solo, ma soprattutto in quella epistemologica e cognitiva che si riferisce alla dote di rappresentazione del mondo esterno. Non che non vengano prodotti robot dalle fattezze umane: la Honda, tanto per citare una delle realtà più vitali e avanzate del settore, si muove proprio in questa direzione, come dimostrano i continui progressi di Asimo, l’androide bipede in grado di muoversi con l’agilità di un uomo. E molte altre società lavorano a robot dalle fattezze animali: cani, volatili, rettili, carpe, il campionario ormai potrebbe rivaleggiare con il Catalogo Sidney degli Animali e Volatili che ossessionava il dickiano Rick Deckard in Ma gli androidi sognano pecore elettriche?. Ma contemporaneamente si continuano a mettere a punto software sempre più sofisticati, capaci di simulare quelle che sono considerate le caratteristiche fondanti del comportamento intelligente: rappresentazione del mondo, appunto, attraverso percezione dell’esterno e l’uso di una scala di diversi livelli di astrazione, impiego di varie forme di linguaggio e canali di comunicazione, modulazione comportamentale attraverso diversi stati emotivi, oltre al classico schema basato su modelli di apprendimento e interazione reciproca.
Una via italiana al robot del futuro sembra essere particolarmente promettente. L’Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni (Icar) del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha sviluppato, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Informatica dell’Università di Palermo, il sistema ConScis. Come sintetizza l’acronimo, che sta per Conceptual Spaces based Cognitive Imitation System, questo approccio punta sull’aspetto psicologico più che su quello fisico. Come spiega Ignazio Infantino, ricercatore del Cnr impegnato nel progetto, esso “è basato sul principio degli spazi concettuali, cioè rappresentazioni geometriche che permettono di trattare la


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