Questa volta affronteremo nuovamente due testi editi dalla Casa Editrice Libra, nella collana Classici. Si tratta di L'Ordine e le Stelle, del duo C.M. Kornbluth e Judith Merrill (Gunner Cade, 1952, apparso originariamente sotto lo pseudonimo di Cyril Judd, ed. ital. Libra Editrice, 1975, in copertina come "Cornbluth"), e di La Città Proibita, di Leigh Brackett (The Long Tomorrow, 1955, ed ital., Libra Editrice, 1976).
Stagnazione, un'unica protagonista per due romanzi. Nell'Ordine e le Stelle troviamo una serie di elementi già noti ad un appassionato di fantascienza: Astronavi e medioevo, impero e feudalesimo, un ordine quasi monastico di guerrieri, ma qualcosa stride; ogni tanto troviamo degli accenni: il divieto di sparare dagli aerei, quasi un sacrilegio, strane filastrocche per bambini, le Caverne di Washington. Non tutto è esattamente ciò che sembra, anzi nulla è ciò che sembra e questo lo scoprirà sulla sua pelle il Tiratore Cade, che nel corso del romanzo si ritrova a dover mettere in discussione tutte le sue più salde convinzioni. Con un notevole senso del ritmo narrativo il lettore si trova trascinato, attraverso un dedalo di complotti, in un'avventura stringente.
In questo caso la distruzione nucleare è nel remoto passato, ma i suoi effetti si perpetuano per il rifiuto della scienza, non vi sono nuove macchine, solo le copie di quelle già esistenti e l'umanità sembra incamminata in un giro vizioso che blocca ogni movimento verso lo sviluppo rendendo drammatico il progressivo esaurirsi delle riserve di energia e metallo del mondo. È in questo scenario che il tiratore Cade si muove, quasi come un burattino, sballottolato qua e là dai complotti di cui non è quasi mai parte attiva.
Il romanzo ha un fascino strano ed ambiguo; da un lato affonda palesemente le sue radici nella fantascienza degli anni d'oro, e lo si nota in molti degli spunti, l'impero e le astronavi ad esempio, dall'altro, il senso di stagnazione, la stessa figura del protagonista, agito quasi più che agente, l'idea della mancanza di energia sono molto moderne e ci riportano ad un clima di fantascienza sociologica. L'Ordine e le stelle, rappresenta comunque un romanzo stimolante, che merita ampiamente di essere letto.
Ben diverso scenario è quello di La Città proibita: il fiume, i carri, i battelli fluviali, i magazzini di legno lungo il fiume, i linciaggi, sembra quasi di leggere una pagina di Huckleberry Finn di Mark Twain. Un Mark Twain cattivo però, che non nasconde la violenza che serpeggia nella provincia americana.
Dalla fine della guerra nucleare, superstizione e oscurantismo regnano sovrani, attenzione ad ampliare il magazzino, qualcuno potrebbe pensare che vogliate ricostruire una città, e questo è proibito, le città hanno attirato le bombe e per un emendamento alla costituzione degli Stati Uniti d'America nessun paese potrà avere più di duemila abitanti. La conoscenza è quella che ha costruito le bombe, e quindi a nessuno sarà permesso avere un'istruzione. Len Colter è solo un ragazzo quando non torna a casa e si mette in cerca della mitica Batorstown, sarà un uomo quando si troverà davanti a quello che per il suo mondo è il massimo abominio: la scienza, la stessa idea di progresso, la pila atomica.
La Città Proibita è un romanzo maturo di una fantascienza matura, probabilmente uno dei più bei romanzi che la fantascienza mondiale ci abbia dato, e non è un caso che sia opera di Leigh Brackett, una delle voci femminili più interessanti degli anni '50. In esso niente è dato per scontato, l'immagine del mondo è credibile, realistica, i personaggi sono esseri umani e non figurine di cartone e la scrittura non è mai banale. Il conflitto tra bene e male, nel caso particolare tra ignoranza e conoscenza non è mai tirato via. Len non rigetterà interamente tutte le sue passate convinzioni in due pagine, come accade a molti protagonisti anche della migliore fantascienza, ma accetterà l'inevitabilità dello sviluppo. Ecco perché La Città proibita andrebbe ristampato, perché romanzi come questo, non se ne trovano più tanto spesso, e quando si trova un romanzo degno di rimanere sullo scaffale accanto ad opere della letteratura alza senza sfigurare, allora bisognerebbe tenerlo da conto.
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