Ed eccoci a parlare nuovamente di Robot. Non è per partigianeria, non è colpa nostra se questa rivista e la collana di libri ad essa collegata sono state uno dei cardini dell'editoria di fantascienza alla fine degli anni '70. Se parliamo di Robot una ragione c'è, oltre ad aver presentato tutta una serie di nuovi autori, contribuendo a svecchiare l'idea della fantascienza che si aveva in Italia, ha avuto un altro merito, quello di aver proposto alcune antologie assolutamente imprescindibili.
In Italia, c'è sempre stata una certa diffidenza da parte degli editori rispetto alle antologie, accusate ripetutamente vendere meno di un romanzo. Urania non si è mai posta il problema visto che, in quanto rivista, le sue vendite erano praticamente identiche da un numero all'altro, ma tranne casi sporadici si trattava più che altro di compilation di racconti di vari autori preparate in redazione. Anche Galassia ha presentato alcune antologie, ma se andiamo a guardare nel campo del rilegato possiamo notare immediatamente come queste abbiano sempre brillato per la loro assenza.
Con Robot invece noi ci troviamo di fronte ad alcune antologie veramente significative, senza le quali, la nostra idea di alcuni autori sarebbe profondamente diversa, vincolata esclusivamente ai romanzi, oppure a soli due o tre racconti vincitori di premi e continuamente ristampati.
In questo caso prenderemo in esame appunto due antologie. Le uniche due pubblicate in Italia rispettivamente di Samuel R. Delany, Al servizio di uno strano potere (Tit. orig. Driftglass, 1971, ediz. ital. Robot n. 35 Febbraio 1979) e James Tiptree jr., Racconti di un vecchio primate (Tit. orig, Star Songs of an Old Primate, ediz. ital. Robot n. 38 Maggio 1979).
Queste due, come dicevamo, a tutt'oggi sono le due uniche antologie di questi autori, e la loro importanza vale indubbiamente lo sforzo di cercarle su qualche vecchia bancarella o nel mercato del collezionismo.
Di Samuel Delany ci siamo già occupati egli rappresenta una delle voci più interessanti della fantascienza degli anni tra il 1960 e l'inizio degli anni '80. Di lui si ricordano soprattutto i romanzi, ed un unico racconto Il tempo considerato come una spirale di pietre semipreziose, (Time Considered As a Helix of Semi-precious Stones) vincitore dei premi Hugo e Nebula nel 1969; infatti Delany in Italia è pochissimo noto come autore di racconti, anche ottimi.
Con l'antologia di Robot noi scopriamo invece un Delany molto interessante e dalla grande sensibilità e maturità stilistica. In questa antologia ritroviamo tutti i suoi temi più classici, dal tentativo dell'invenzione di una nuova mitologia alla scelta di personaggi psichicamente o fisicamente svantaggiati, il conflitto di due culture, ma ciò non deve assolutamente far pensare ad una monotonia dei temi o dello stile. Nella raccolta noi ritroviamo una grande varietà di ambienti, che spaziano dalla lontana galassia dove solo pochi possono arrivare, alle profondità del mare, dalle foreste del Canada dove un gruppo di operai sta elettrificando l'ultimo lembo di terra rimasta intatta, ad una mitica New York del futuro. Forse proprio per la loro varietà, e la dimensione che costringe ad una maggiore stringatezza, noi possiamo scoprire in questi racconti un Delany diverso, in un certo senso più maturo.
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