Lo scrittore Ben Mears (Rob Lowe) ritorna nel paesino di Jerusalem’s Lot, dove da bambino era stato testimone di eventi violenti accaduti all’interno della Marsten House, l’imponente casa che da una collina domina il villaggio. Oggi, dopo molti anni, la dimora in questione ha dei nuovi inquilini ed in concomitanza del ritorno a casa di Ben alcuni bambini spariscono e fatti di sangue cominciano ad accadere nel giro di pochi giorni...
Nuovo adattamento per il piccolo schermo del romanzo Le notti di Salem di Stephen King, forse insieme a Pet Cemetery uno dei suoi piu’ genuinamente paurosi. La prima versione era stata realizzata da Tobe Hooper nel 1979 e, sebbene nettamente inferiore al romanzo, aveva sequenze di grande efficacia. Questa volta le sceneggiatura è opera di Peter Filardi, che in passato a firmato copioni di genere come Linea mortale o Giovani streghe mentre oggi sulla sedia di regista è seduto Mikael Salomon, danese trasferito a Hollywood in passato strepitoso direttore della fotografia per Jim Cameron (Abyss) e Steven Spielberg (Always) e da qualche anno invece regista in proprio, con risultati non altrettanto entusiasmanti. Il risultato si allontana ancora di più dalla qualità del romanzo, e non verso l’alto. In questo nuovo Salem's Lot vengono introdotte tematiche più attuali ed inquietanti, accanto al contagio vampiresco si accenna a tragiche realtà sommerse come la pedofilia e la violenza e abusi all’interno di nuclei familiari del tutto “normali”. Purtroppo il tutto rimane molto in superficie e pertanto non aggiunge niente in termini di inquietudine a cio' che poteva nascere dalle mostruosità dell’umanità che si affiancavano ai mostri soprannaturali. Anche sul versante prettamente fantastico le cose non vanno molto meglio. Le apparizioni dei giovani trasformati in vampiri che fluttuano fuori dalle finestre e chiedono ai loro amici e familiari di lasciarli entrare vengono sprecate in modo piuttosto deludente e a poco servono in questi casi le nuove tecnologie degli effetti visivi. Del cast il navigato Donald Sutherland non appare molto convinto di quello che sta facendo mentre uno dei miglior in campo è Andre Braugher (Frequency), che ben rende le inquietudini di insegnante con segreto e che tra l’altro è al centro di una tra le poche sequenze in grado di far venire qualche brivido. Non mancano qua e la scopiazzature, come la sequenza del ragazzino sotto il laghetto ghiacciato copiata pari pari, e peggio, da La maledizione di Damien. Estremamente deludente anche la manifestazione finale del vampiro Barlow. Nella sua versione almeno Tobe Hooper nella scelta del trucco aveva reso omaggio ad un classico degli albori del cinema come Nosferatu, qui invece ci ritroviamo un Rutger Hauer con le lenti a contatto ed i canini allungati con le CGI, di certo poco di cui spaventarsi. Complessivamente un’occasione sprecata, sebbene guardabile per via della buona confezione,si veda la cura nella resa cromatica della cittadina, che appare sempre più sbiancata e priva di colore. Tocchi apprezzabili ma che non bastano a sollevare il prodotto nel suo complesso al di sopra della mediocrità, tutto è gia’ visto e risaputo, compresa l’immancabile, banalissima canzonetta heavy metal sui titoli di coda. Che noia.
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