Nel futuro immaginato in Rupes Recta (edito da Delos Books) la Luna è ormai una colonia abitata e indipendente, sulla quale si è sviluppata una cultura con proprie e ben precise peculiarità, diversa da quella terrestre, molto incentrata sulla spiritualità, altamente superstiziosa e dove è usanza comune andare in giro col volto coperto da una maschera. Nelle prime pagine facciamo la conoscenza del protagonista principale del romanzo, Mikhail Beltrami, e del suo pungente coinquilino Stanislaw, che nonostante la sua robusta mole gira velocemente per casa spostandosi sui suoi otto tentacoli. Mikhail è un Ricordante, ovvero una persona che è stata addestrata per ricordare con estrema esattezza ogni particolare. I ricordanti lavorano per la Reperita SpA, che li mette a disposizione nelle aule di tribunali. Secondo un vecchio libro tramite una parola chiave, diversa per ognuno, i ricordanti avrebbero la possibilità di muoversi per pochi minuti nello spazio-tempo, sebbene la pratica comporti dei rischi non indifferenti. Mikhail aveva un compagno, Andrej, deceduto in un incidente sulla superficie lunare, il cui ricordo rimane dolorosamente vivo nella sua memoria. La loro figlia adottiva Neith è una soldatessa, ed entrambi finiranno coinvolti negli eventi collegati ad una serie di omicidi dall’apparenza rituali che si stanno verificando sul satellite, commessi da quello che i media hanno velocemente battezzato come l’assassino della mezzaluna... Rupes Recta è un romanzo molto ricco di spunti, che l’autrice ha cercato di impostare seguendo un andamento simil-musicale e con personaggi molto ben dettagliati psicologicamente. La trama è molto densa e ci sono tante idee, il che pone questo libro in contrasto, ed è un complimento, con i tanti (troppi) cicli, soprattutto fantasy, basati sempre sullo stesso plot ripetuto con minime varianti e gonfiato oltre ogni possibile sopportazione per dar vita a cicli troppo spesso interminabili quanto inutili. È un libro che richiede un certo impegno da parte del lettore ma lo ripaga con le molte, intelligenti trovate.
Abbiamo parlato un po’ di letteratura, fantascienza, cinema e altro con l’autrice Clelia Farris.
Prima domanda obbligata: perché un romanzo di fantascienza?
In quale altro genere letterario avrei potuto far parlare un polpo? Credo che il protagonista e il suo amico octopode siano nati contemporaneamente. All’inizio avevo pensato che il protagonista dovesse essere un Ricordante, perché mi interessava scrivere qualcosa sulla memoria e sui suoi tranelli e poi ho ‘visto’ la prima scena, l’apertura del romanzo, il ricordante chiuso in bagno e l’amico fuori che gli faceva la morale, mentre rassetta la casa usando le sue otto propaggini... un esordio che a me diverte. Credo che siano le storie che penso ad avere bisogno della fantascienza, è la loro collocazione ideale.
Chi sono i tuoi modelli letterari, gli scrittori che più ami sia in ambito fantascientifico che non?
Per rispondere potrei presentarti un piccolo elenco, che comprenderebbe Bulgakov, Melville e Stanislaw Lem, però vorrei approfondire la questione. Ecco, non sono certa che i miei scrittori preferiti corrispondano alla “lista della spesa letteraria”, cioè all’inventario di tutti gli autori ai quali devo pagare pegno. Credo che gli influssi sulle scelte di stile, sul carattere dei personaggi, sull’andamento di una storia restino sotterranei, come un fiume segreto che scorra al di sotto di quello superiore. Tu puoi ben chiedermi da dove proviene l’acqua, e ritenere giustamente che la fonte sia la letteratura, però se ti dicessi che la musica mi ha ispirata e guidata più delle parole? Nel libro faccio esplicito riferimento a The Alphabet di Ligeti. La scansione delle lettere dell’alfabeto di questo canone è il riflesso del metodo usato da Mikhail per tornare indietro nel tempo e l’optimum di quella scena sarebbe raggiunto se fosse letta mentre si ascolta The Alphabet, perché è costruita seguendo esattamente quel tempo musicale. La forma del canone torna, poi, con il Concerto per tre trombe in re maggiore di Pachelbel, che io conosco nell’interpretazione di Wynton Marsalis; la morbida lucentezza di quel suono mi ha ispirato l’altrettanto morbido, doloroso e imprevisto ritorno al passato di Mikhail. Bisognerebbe sentire proprio quell’esecuzione per cogliere la netta precisione con la quale gli eventi si svelano al protagonista. Il canone è anche un po’ il mio modo di scrivere. Inizio con quattro o cinque note, elementari e forse miserelle, poi faccio riprendere il tema principale da qualche altro strumento, leggi personaggio, poi la materia si amplia, si arricchisce, diventa più complessa senza però perdere la prima tracciae scorre fino alla sua naturale conclusione.
In ambito cinematografico hai qualche film che ti è piaciuto particolarmente?
Humm, film, argomento scivoloso. L’ultimo film di fantascienza che ho visto è stato Donnie Darko. È stata una sorpresa perché diffido dei film che hanno per protagonisti adolescenti in crisi, ma era attraversato da una malinconia profonda che mi ha toccato e un uso del paradosso temporale che intreccia passato e futuro in modo originale e funzionale alla storia. In generale, non mi piace la tendenza moderna del cinema di fantascienza verso storie anni ‘50; la contrapposizione di umani e alieni e soprattuttola banale messa in scena di bene e male.
Come mai la scelta di un gay come personaggio principale?
Non sono stata io a scegliere Mikhail, lui mi ha scelta per esistere. Il suo orientamento sessuale fa parte della sua personalità, al pari di altri aspetti come la sua forte integrità morale, il suo essere possessivo o malinconico. Non credo che Mikhail sarebbe lo stesso se fosse eterosessuale. Non riesco neppure ad immaginarlo fidanzato o sposato con una donna! D’altra parte, uno non si mette a tavolino a decidere la sessualità dei propri personaggi. Almeno non io. Quando inizio a scrivere conosco solo alcuni aspetti dei personaggi, il resto si svela strada facendo. Cerco sempre di assecondarli, perché non è salubre per il romanzo che lo scrittore si metta a fare a braccio di ferro coi suoi eroi, perciò quando è saltata fuori l’omosessualità di Mikhail gli ho detto “Ah, sei così? Non lo credevo” e lui mi ha risposto “Che tu lo creda o non lo creda sono proprio così.”
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