Piano 17 è un film - per molti versi - sorprendente. Intriso di cultura pop e di riferimenti a cinema, letteratura e sensibilità poco 'italiani', ma di grande respiro internazionale, è l'espressione di un tipo di cinematografia di livello e ispierazione europei dove humour e gusto per il genere si intersecano vicendevolmente.
In questo senso un'operazione atipica ed insolita per il cinema italiano che fa appello ad un tipo di lavoro e coraggio produttivo completamente differente da quello cui - in genere - siamo abituati e per questo da sostenere per il suo coraggio, la sua indipendenza e la sua lungimiranza.
Scritto e diretto dai fratelli Marco e Antonio Manetti, che dimostrano con maturità l'evoluzione di sensibilità e stile personali sviluppati in questi ultimi anni, Piano 17 racconta la storia di tre estranei bloccati in un'ascensore di una grande azienda in una sera d'estate. Soltanto che una di queste ha con sé una bomba e uno dei suoi complici sembrerebbe non avere alcuna intenzione di tirarlo fuori da lì. Una trappola 'fatale' in cui in maniera claustrofobica, ma al tempo stesso dinamica, i due cineasti romani seguono l'azione, con il film che procede parallelamente al trascorrere del tempo e al countdown del timer. Lineare, ma narrato in forma di flashbacks che si intersecano da loro, seguendo addirittura punti di vista differenti, Piano 17 nasce da un'ottima sceneggiatura cui ha contribuito anche Giampaolo Morelli, un nuovo nome del cinema e del teatro italiano che oltre essere un uomo affascinante è anche (grazie Dio!) una testa pensante di cui la nostra industria cinematografica ha sempre bisogno. Un coacervo di talenti per un film produttivamente innovativo dove tutti gli attori e i tecnici hanno avuto una quota dei proventi in cambio del loro lavoro gratuito. Attenzione, però: Piano 17 non è un filmetto tra amici! E' una produzione ricchissima dal punto di vista dei contenuti e sotto il profilo artistico, realizzata da professionisti attenti e impegnati. Il divertimento evidente del lavorare insieme non ha pregiudicato la storia e non ha mai travalicato lo spazio della narrazione. Anzi: il film realizzato in digitale sembra evidenziare che nessuno degli attori o della troupe si sia concesso degli 'sconti' di qualche maniera. In questo senso va letta anche la straordinaria colonna sonora composta da Pivio & Aldo De Scalzi, due tra i maggiori musicisti italiani per quello che riguarda il lavoro sulla composizione per il grande schermo.
La recitazione di tutti gli attori oltre essere coinvincente e credibile è fondata sull'idea di non 'strafare', ma di comunicare al meglio il senso dei loro personaggi, le loro inquietudini e angosce personali. Un noir brillante e - in un certo senso - perfino violento: la dura "infanzia di un capo" in cui Giampaolo Morelli dà vita ad un killer filosofo carismatico, ma anche pieno di falle e difetti come tutti i veri grandi antieroi del cinema noir americano. Nonostante anche questo film abbia alcuni difetti, a partire da un finale, forse, troppo lungo, e alcune lentezze, Piano 17 brilla per la sua costruzione logica e per avere una serie di interpreti da cui è difficile staccare gli occhi di dosso. Trentenni che conosciamo e in cui possiamo facilmente riconoscerci soprattutto per le loro inquietudini, speranze e debolezze. Un esperimento di successo e sorprendente che lascia allo spettatore il desiderio di un sequel o di uno spin off in cui rincontrare Mancini, gangster raffinato, ma lacerato e il suo universo urbano fatto di inquietudini, speranze e - sorprendentemente - dal piacere dell'onestà. Un film italiano davvero indipendente e da non perdere.
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