All'Università statale di Milano, facoltà di Scienze politiche, Giuseppe Lippi terrà un seminario dal titolo L'immaginario del sapere. Fantascienza e fantastoria, il primo incontro del quale si svolgerà giovedì 16 febbraio alle ore 17 presso l'aula seminari del dipartimento di storia (via Livorno 1, zona via Conservatorio). Alla lezione inaugurale interverranno il prof. Roberto Moro, titolare del corso di Storia delle dottrine politiche, e la tutor del seminario dott. Claudia Covelli. Nel corso dei lavori sono previsti interventi dei proff. Nino Salamone, autore del romanzo Il pianeta degli scheletri, e Massimo Bonfantini. Qui sotto riproduciamo un'anticipazione di quelli che sarranno i contenuti del corso:
Prima di sapere, prima di poter impostare un qualunque processo conoscitivo, l’uomo immagina. Con questo verbo non si deve intendere soltanto la fantasticheria, il sogno o l’improvvisazione, ma la capacità di formulare idee (che sono pensiero visivo) e inventare soluzioni. Il sapere organizzato – cioè una sistemazione del bagaglio dell’esperienza e di quello speculativo – viene in un secondo momento; prima vi è l’idea, l’immagine lampante con il suo contenuto potenziale.
L’importanza della facoltà immaginativa, che una volta raggiunta una certa complessità si trasforma in descrizione, è enorme: infatti il mondo della realtà non è un libro aperto che si possa imparare a leggere fino in fondo. Al contrario, pur dopo averne interpretato l’alfabeto esso resta un insieme enigmatico e sfaccettato che continueremo a vedere in modo parziale e persino distorto, non fosse altro perché ci troviamo “al suo interno” e ne facciamo parte come virgole e punti rispetto a un testo.
Ma se non potremo forse mai arrivare a certezze assolute sul mondo, potremo immaginare tutta una serie di soluzioni parziali e di teorie atte a riempire i vuoti senza le quali brancoleremmo come ciechi in un labirinto. Nel mondo della scienza, in particolare, le teorie sufficientemente comprovate diventeranno leggi.
Nel seminario che terremo insieme ci occuperemo di questo aspetto potenziale o laterale della conoscenza, applicandolo a due fondamentali branche dell’esperienza umana: e mostreremo come la scienza da una parte e la storia dall’altra – che in origine sono state “inventate” in base a un procedimento ideale, narrativo e mitico – siano state affiancate, in seguito, da vere e proprie dottrine immaginarie che chiameremo giustificatamente fantascienza e fantastoria. Non si tratta soltanto di fenomeni letterari: anche se tutti sappiamo benissimo che esiste una fantascienza romanzesca con il suo corrispettivo cinematografico, quello che ci interessa qui non è il suo esame come genere narrativo, ma la sua funzionalità ideologica, il suo meccanismo di storia parallela e scienza parallela, secondo un processo che ripete e mima quello che ha portato al formarsi delle idee storico-scientifiche ortodosse. La differenza con le quali è semmai questa: mentre le discipline di indagine e studio riscoprono la realtà attraverso l’analisi delle fonti o gli esperimenti di laboratorio, le fantadiscipline si limitano a estrapolare da quei risultati per darci una sintesi immediata sotto forma di proiezione non probabilistica ma fantastica. Verificata o no, quello che in esse conta è la teoria e ancora di più l’ipotesi.
Ci addentreremo, dunque, su un terreno che rappresenta una coltura di immagini, idee e percezioni indissolubilmente legate alla ricerca autentica, di cui mantengono il carattere speculativo. In questo modo vedremo “sul campo” come si progetti un passato e come si ipotizzi un avvenire; similmente a quello che facciamo quando giochiamo a un gioco di ruolo (role-playing game), impareremo a montare una serie di scenari plausibili non solo da punto di vista fattuale – con date, nomi e battaglie – ma dal punto di vista ideale: dotando il nostro universo secondario e creato con l’immaginazione di tutte le caratteristiche organiche di un universo reale.
All’interno di questo lavoro teorico, tracceremo una breve storia della fanta–scienza con relativi esempi di teorie immaginarie, soluzioni tecnologiche parallele e proiezioni utopiche così come si è sviluppata tra la fine del XIX e la fine del XX secolo; e ci proietteremo nel futuro (o nel passato) per vedere come sia ricostruibile nel tempo una storia alternativa della Terra, dunque una fanta–storia. L’approccio e i processi mentali che adopereremo avranno un’inquietante somiglianza con quelli che applica lo studioso nelle sue riflessioni più ardite.
Alla fine di questo lavoro, oltre che aver giocato l’appassionante role-playing game della civiltà, dovremo sollevare un’ultima e importante questione:i modelli che siamo capaci di costruire oggi hanno qualche speranza di attendibilità? O è definitivamente tramontato un certo modo di immaginare la storia (e la realtà), per cui il futuro non rappresenta altro che un’incognita caotica?
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