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Emiliano Gokuraku Farinella

Cieli Sintetici Quando nacquero i dischi volanti, gli scrittori di fantascienza


Un viaggio nella nuova fantascienza, nei suoi rapporti con la società e le sue tendenze più originali, alla ricerca degli spunti più promettenti per il futuro del genere che più di ogni altro è pronto ad accompagnarci nel nuovo millennio.

Kenneth Arnold Il 24 giugno 1947 Kenneth Arnold, giovane imprenditore dell'Idaho, volava con il suo aeroplano privato sopra le Cascade Mountains di Washington.

Quel giorno nascerà il fenomeno dei dischi volanti che in forme molto variegate è presente ancora oggi come fenomeno di massa.

L'avvistamento di UFO (Oggetti volanti non identificati) non è un fatto recente e ha numerosi precedenti storici, tuttavia il fenomeno sociale prende il via proprio dall'avvistamento di Arnold (Tullio Regge, in una relazione commissionata dal CERT).

La storia dei dischi volanti si intersecherà più volte con la fantascienza, molti appassionati di fantascienza hanno avuto esperienza diretta di queste commistioni. Non è raro quando si è dichiarato il proprio interesse per la fantascienza sentirsi rispondere: "allora voi credete negli UFO?"

Kenneth Arnold è il tipo di uomo che può piacere a molti. Benestante, proprietario di una impresa di forniture di materiale antincendio, giovane e atletico (giocava nella squadra di football del Nord Dakota). Volando verso il Monte Rainer vide nove oggetti circolari, disposti in formazione diagonale, sfrecciare nel cielo a circa 25 miglia dal suo velivolo. Stimò le dimensioni in poco inferiori a quelle di un DC-4 e in seguito scrisse che gli oggetti che aveva avvistato volavano "come fossero legati insieme" e zigzagavano con "scarti irregolari e repentini".

Arnold raccontò la sua storia a un giornalista, a Pendleton in, Oregon, e da lì a poco tempo il fenomeno divenne di massa.

Curiosa la nascita del nome con cui diverranno famosi, Arnold disse al gionalista che gli oggetti da lui avvistati "volavano come avrebbe fatto un disco lanciato sull'acqua", le agenzie giornalistiche lanciarono la notizia utilizzando la parola "disco" per descrivere gli oggetti. In realtà ciò non risponde alla testimonianza di Arnold, ma era un termine felice che fece breccia nell'immaginario e si impose.

Il fenomeno era innescato e poco dopo i titoli su tutti i giornali fioccarono nelle redazioni innumerevoli notizie di avvistamenti, che vennero pubblicate molto alla svelta senza alcuna verifica. Il fenomeno iniziava ad autoalimentarsi.

La parola disco era onnipresente nelle relazioni giornalistiche, se non l'aveva messa il testimone o l'articolista ci pensava il titolista. In poche settimane giunsero notizie di avvistamenti di dischi volanti da Canada, Australia, Inghilterra e Iran.

L'ondata del 1947 è affascinante per la sua irripetibile posizione al principio del periodo ufologico moderno. Nel giugno del '47 non c'erano attitudini o tendenze circa gli UFO. Non c'era nessun preconcetto, nessun pregiudizio, nessuna politica in merito da parte della stampa, del pubblico, delle autorità, e non esistevano esempi precedenti cui rifarsi per un confronto.

Nel '47 non c'erano precedenti significativi. I testimoni vedevano qualcosa di estraneo e al di fuori della propria esperienza, e la loro sola paura era quella dell'ignoto, la reazione a qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato. A parte la fantascienza, non c'era posto nella vita quotidiana per questo genere di avvenimenti. L'apparizione di un fenomeno nuovo non era solo paurosa; era al contrario senso comune, e se in un'esperienza qualcosa non ha un senso per chi la prova, è inverosimile che essa sia resa pubblica, almeno finché si scopre che altri hanno avuto la stessa esperienza e le stesse reazioni. Per molti deve essere stato un sollievo leggere dell'avvistamento di Arnold e scoprire di non essere dei matti, e di non essere i soli ad essersi imbattuti in qualcosa che non sapevano spiegarsi. ("La grande ondata di avvistamenti ufo del 1947" di Ted Bloecher). Così ogni stranezza che si intravedeva in cielo era molto confortante riportarla all'interno del grande fenomeno dei dischi volanti, di una realtà condivisa con altri.

Queste osservazioni non conferiscono status di verità alle osservazioni cui si riferiscono, ma spiega qualcuno dei meccanismi psicologici che ha fatto sì che il fenomeno scoppiasse in proporzioni così vaste. Per rendersi contò delle proporzioni del fenomeno ci si può rifare al famoso Report on the UFO Wave of 1947 stilato dallo stesso Ted Bloecher nel 1967, egli, analizzando 142 quotidiani nord-americani (meno del 2% dei giornali pubblicati a quel tempo) registrò 850 episodi relativi al periodo di giugno-luglio '47.

Il fenomeno andava avanti nella sua corsa e da un lato iniziava a diversificarsi (testimoni riferirono di oggetti di varia forma e natura, palle di fuoco o oggetti cilindrici) mentre iniziavano a sorgere ipotesi per spiegare la natura del fenomeno.

Arrivarono presto i primi incidenti mortali..

Arnold ebbe notizia di un oggetto a forma di ciambella che avrebbe versato grandi quantità di sostanza simile a lava su Maury Island, un'isola a poche miglia alla costa di Tacoma, Washington. Arnold si precipitò sul posto per investigare (sulla strada riferì di avere incontrato 25 piccoli dischi color ambra) e prese la cosa sul serio: informò i servizi segreti dell'aviazione che inviarono sul posto due agenti. Sulla via del ritorno l'aereo su cui volavano gli agenti andò in avaria (il motore sinistro del B-25 prese fuoco). Due degli uomini che componevano l'equipaggio si salvarono paracadutandosi fuori, dieci minuti dopo l'aereo precipitò al suolo, nello schianto rimasero uccisi entrambi gli agenti.

L'avvistamento di Maury Insland si rivelò essere frutto di uno scherzo di due abitanti di Tacoma che confessarono tutto. Nonostante ciò Arnold continuò a nutrire dubbi e si chiedeva se "i due agenti non fossero morti molto tempo prima che l'aereo si schiantasse, e questo spiegherebbe perché l'aereo fosse parzialmente o del tutto privo di controllo".

Nel gennaio del '48 si verificò un incidente ancora più drammatico presso la base di Fort Knox, nel Kentucky.

Il capitano Thomas F. Mantell Jr., a bordo di un caccia P-51, avvistò in volo un oggetto bianco e tondo in rapida ascesa. Il capitano si getto all'inseguimento dell'oggetto, a diciottomila piedi si ebbe l'ultima comunicazione con la base a terra: "Andiamo verso i ventimila. Se non riesco ad avvicinarlo abbandono l'inseguimento". Dopo la comunicazione si oscurò per l'altitudine, e raggiunti i trentamila piedi il pilota perse il controllo del caccia che precipitò poco dopo al suolo.

Purtroppo il capitano Mantell stava molto probabilmente seguendo un pallone meteorologico alla caccia del quale perse la vita.

Nel febbraio del 1951 fu avanzata l'ipotesi che molti degli avvistamenti di dischi volanti si riferissero a palloni sonda. Fu l'Ufficio per le ricerche marine il primo a avanzare e documentare questa ipotesi: diffuse un rapporto di dieci pagine sui palloni skyhook evidenziando la facilità con cui questi grandi palloni potevano essere scambiati per dischi volanti.

A distanza un pallone del genere perde del tutto l'aspetto sferico (senza ombre o altri riferimenti abbiamo notevoli problemi a valutare la profondità) e assume l'aspetto di un disco. Questi palloni arrivano a notevoli altezze con velocità anche di 200 km/h in salita, che possono aumentare se non viene correttamente valutata la distanza.

La strumentazione presente al centro del pallone in una vista dal basso può essere scambiata per un buco facendolo apparire come una ciambella. L'osservazione al binocolo o al telescopio, a causa di un effetto ottico aumenta ulteriormente la sensazione di piattezza (poiché avvicina l'immagine ma la prospettiva rimane sempre la stessa). Il materiale di cui è composto il pallone può brillare notevolmente, questi palloni possono luccicare in cielo ancora per molto tempo dopo il tramonto, e il groviglio di strumenti che pende può sembrare una scia infiammata.

Un particolare importante: il primo skyhook fu lanciato nel 1947 l'anno del primo avvistamento di un disco volante.

Dopo le dichiarazioni della Marina gli avvistamenti di dischi volanti calarono notevolmente sostituiti da altri oggetti luminosi.

Il primo sistematico tentativo di spiegare il fenomeno fu effettuato da Donald H. Menzel, professore di astrofisica a Harward, nel libro The Truth About Flying Saucers.

Naturalmente però non sarà possibile provare che non si è mai trattato di dischi volanti, anche se sembra molto verosimile, e d'altronde non ci sono prove significative che si trattasse davvero di dischi volanti.

Il problema si accentua e le tesi avanzate si fanno ancora più traballanti quando si tratta delle ipotesi circa la natura di questi dischi volanti.

L'idea di maggior successo, che venne ampiamente promossa da alcune riviste di fantascienza, era l'origine extraterrestre dei dischi volanti.

La prima rivista a promuovere la teoria extraplanetaria fu Fate. L'editore era lo stesso Raymond Palmer della blasonata rivista di fantascienza Amazing Stories.

Palmer alla direzione di questa rivista archietettò una delle peggiori truffe fantascientifiche, quella del Grande mistero di Shaver. Nella rivista apparvero diversi racconti firmati da Palmer che si spacciavano come l'ampliamento degli appunti di Richard Shaver, un saldatore della Pennsylvania.

Shaver raccontava di una razza malefica, i deros, responsabili di un mucchio di nefandezze e misteri irrisolti degli Stati Uniti del tempo (responsabili anche di aver sottratto un manoscritto dalla scrivania di Palmer!). Nell'ultimo libro di Shaver si racconta che i dischi volanti appartengono a una razza molto evoluta, i Titani (antichi padroni dei deros), fuggiti dalla Terra duecento secoli fa e adesso in procinto di ritornare.

Molti lettori prestarono ampia fede ai racconti di Palmer, fortunatamente vi furono tante proteste da parte di altri lettori che Palmer interruppe la serie.

Il caso Shaver fu ampiamente commentato e criticato su Fantasy Commentator in due articoli di Thomas Gardner, il primo di una lunga serie di casi in cui la fantascienza si spacca su questioni simili assumendo atteggiamenti molto differenti.

Il primo articolo di Arnold sui dischi volanti, Phantom light in Nevada, apparve proprio su Fate. Nel 1952 Arnold apparve su un altra rivista di fantascienza Other Worlds con un altro articolo sui dischi volanti: The Real Flying Saucer.

La seconda rivista a pubblicizzare la teoria della navi spaziali fu True. Nel gennaio del 1950 fu pubblicato un articolo di Donald Keyohe nel quale si diceva che dopo otto mesi di indagini la rivista True era giunta alla conclusione che negli ultimi 175 anni la Terra era stata tenuta sotto stretta osservazione da esseri intelligenti di un altro pianeta, e che l'intensità delle visite e dei controlli erano aumentati notevolmente negli ultimi due anni.

Keyohe si è rivelato un autore molto furbo. Scriverà diversi volumi e riuscirà a procurarsi molto credito grazie a un atteggiamento moderato che lo porterà a non tirar troppo la corda, mantenendo un certo riserbo che gli diede un non indifferente ritorno in credibilità. Questo atteggiamento colpì molti recensori, alcune riviste di fantascienza abboccarono: Galaxy parlò dei suoi libri come "maledettamente convincenti" e "sostanzialmente inattaccabili" (Groff Conklin, aprile 1954), Fantasy and Science scrisse che si trattava di un libro "indiscutibile", probabilmente una delle opere più importante mai ospitata sulle sue pagine.

Dagli anni '50 in poi il fenomeno esplose veramente a livello editoriale passando attraverso brevi periodi in cui il fenomeno cadeva assolutamente nel limbo. Iniziarono ad occuparsene molte testate, non più solamente testate fantascientiche, nacquero riviste specializzate e vennero pubblicati molti libri.

In fantascienza continuarono a trovare terreno fertile anche altre teorie poco ortodosse. Dopo un periodo molto libertino intorno agli anni venti, in seguito al quale molte testate si preoccuparono di avvalersi dei servigi di un esperto scientifico creando una sorta di codice non scritto di etica scientifica, ricominciarono a riscuotere molto successo nell'ambiente editoriale fantascientifico teorie alternative di vario genere.

La rivista Austounding Science Fiction fu per lungo tempo una delle migliori riviste di fantascienza sul mercato, eppure fu anche la prima testata a parlare della rivoluzione dianetica di Ronald Hubbard.

Uno dei primi pazienti di Hubbard fu proprio John Campbell Jr. l'editor di Austounding Science Fiction, che fu talmente impressionato da Hubbard da lanciare la prima discussione pubblica sulla dianetica nella sua rivista. Campbell scrisse anche un'appendice a Dianetics, l'imponente libro in cui Hubbard espone le sue teorie, il titolo dell'appendice è significativo: The Scientific Method, e anche la firma: John Campbell Jr, fisico nucleare.

Hubbard ottenne ampi consensi in ambito fantascientifico. Austonding si interessò più volte alle sue teorie, sulla rivista Science Fiction Advertiser Arthur Cox rivelò nel 1952 i retroscena del suo libro Excalibur e in seguito una decalogia di fantascienza Battaglia per la Terra (un'opera rivelatoria per Scientology) scritta da Hubbard (in parte, e per il resto scritta probabilmente da suoi seguaci dopo la sua morte) raccoglie ancora oggi molti consensi ed è promossa con molta forza dal gruppo.

Alfred Van Vogt nel febbraio del 1955 in un articolo su Spaceway Science Fiction prendeva cautamente le distanze da Hubbard, scrivendo però che a suo parere "era la prima volta che si esplorava questo territorio [quello dell'anima umana separata dal corpo] in un modo scientificamente accettabile". Successivamente Van Vogt aderì pienamente all'idea e divenne il primo responsabile della Hubbard Dianetic Research Foundation of California, Inc. Di questa esperienza scrisse: "All'inizio ero riluttante ad accettare. Ma dopo esservi entrato feci più di cinquemila sessioni dianetiche ai miei pazienti, e io stesso presi lezioni di metodo per più di ottocento ore".

Van Vogt non è l'unico famoso scrittore di fantascienza ad essere entrato in una società dallo strano sapore pseudoscientifico. Uno dei casi più famosi del periodo è probabilmente Eric Frank Russel, sostenitore di molte teorie di Charles Fort e corrispondente britannico della Società Forteana.

Una delle frasi più insolite e lapidarie di Fort era: "noi siamo una proprietà", e proprio a questa frase si ispirò Russel per il suo famoso romanzo di fantascienza Sinister Barrier (Schiavi degli invisibili Nord Editrice).

Austounding Science Fiction smise nel giro di poco tempo di occuparsi di dianetica, Campbell rimase folgorato da una nuova idea, la psionica, di cui iniziò a occuparsi con insistenza.

La psionica sarebbe una combinazione di elettronica e fenomeni psichici, Campbell ne parlò per la prima volta in un editoriale del 1956 intitolato The Science of Psionics, e a questo seguirono numerosi articoli accolti con favore dai lettori della rivista e anche una conferenza con dimostrazioni alla convention di fantascienza che si tenne a New York nel 1956.

Negli anni cinquanta ebbe un clamoroso successo l'opera di Morey Bernestein, sotto ipsnosi una sua paziente, la signora Virginia Tighe, iniziò a raccontare in irlandese dialettale di una sua precedente vita (raccontò di essere vissuta nei panni di Bridey Murphy), e da lì presero il via numerose speculazioni circa la vita oltre la morte e vite precedenti di ogni uomo.

In fantascienza ci furono reazioni molto diverse. Da un lato Fantasy & Science Fiction nell'agosto del 1956 pubblicò un articolo di Ready, Bridey Murphy:an Irishman's View, in cui si accusava Murphy di dipingere un'Irlanda mai esistita se non nella mente di persone disinformate e triviali, e di fare solo affermazioni inesatte e vaghe, che lasciavano trasparire una profonda ignoranza e ottusità che risultavano estremamente deprimenti. Un altro articolo altrettanto critico venne pubblicato dalla rivista nello stesso anno a firma di Boucher.

D'altronde alcuni importanti esponenti della fantascienza furono più propensi a prestar credito alle teorie di Bernestein. Robert Heinlein scrisse su Amazing Stories nell'aprile del 1956 che entro l'anno 2001 la sopravvivenza dell'anima al corpo sarebbe stata dimostrata con rigore scientifico grazie al lavoro di Bernestein, e anche il solito Campbell nel settembre del 1956 prende su Austounding Science Fiction le parti di Bernestein.

Conclusioni

Questa breve storia prende in esame un lasso di tempo molto breve, dieci anni - dal 47 al 56 - durante i quali la fortuna di alcuni fenomeni di massa si è intrecciata alla fortuna e alla vita di alcuni personaggi molto importanti per la storia della fantascienza moderna.

Dieci anni molto importanti. In questi anni prese il via in senso moderno il fenomeno ufologico e la sua associazione con la fantascienza, le teorie hubbardiane presero vita e si legarono alla fantascienza in un nodo che non è ancora oggi del tutto disciolto nonostante il mondo fantascientifico sia adesso molto lontano.

Visti i precedenti di credulità dimostrati non è forse priva di fondamenta la domanda che ogni appassionato di fantascienza si è sentito fare più volte dal presunto inesperto di turno: "allora, credi negli UFO?"

Mi auguro che sempre più uomini possano far loro il proponimento di Bertrand Russel:

"Vorrei proporre alla benevola considerazione del lettore una teoria che potrà forse sembrare paradossale e sovversiva. La teoria è questa: che sarebbe opportuno non prestar fede a una proposizione fino a quando non vi sia un fondato motivo per supporla vera".

(Bertrand Russel, Saggi Scettici, Longanesi, pag.1)

Riferimenti bibliografici minimi e fonti di informazioni

CISU, Centro italiano studi ufologici (un gruppo di studio sul fenomeno ufologico serio e documentato): http://www.arpnet.it/~ufo

"Nel nome della scienza", Martin Gadner, Ed. Transeuropa (è stato il punto di riferimento principale per questo articolo)

Relazione di Tullio Regge per il CERT

Inoltre:

"Gli UFO - Cinquant'anni di ufologia tra fantasia e realtà", antologia curata dal CISU per l'editore Armenia.

Una monografia del CISU della serie Documenti UFO, dedicata appunto al "1947: come tutto cominciò".



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