Lo scrittore Jonathan Carroll è americano ma vive a Vienna, e sfugge a qualsiasi catalogazione. Scrive a 360° gradi (e lo fa molto bene) ed è come vivere a 360° senza limitarsi in niente, a ogni sua pagina si scopre che può succedere di tutto.
Il suo ultimo romanzo, dal titolo Zuppa di vetro, lo si può anche considerare un romanzo di fantascienza, ma il termine sinceramente gli va “stretto” in quanto i suoi romanzi sono così particolari che è riduttivo inserirlo in un “genere”. Le trame di Carroll fanno scoprire al lettore una visione profonda e originale della vita e dell’umanità e sono un punto di incontro ideale tra fantascienza e filosofia.
Vari romanzi di questo scrittore sono stati tradotti in Italia e due sono citati nel Catalogo della fantascienza, Mele bianche (2003) e Il mare di legno (2004).
Dalla quarta di copertina: il mondo dei morti è costruito sui sogni e sugli incubi dei vivi. I polipi guidano gli autobus. Dìo è un orso polare. E un'autostrada intasata porta letteralmente dritto all'inferno. Già una volta Vincent Ettrich e la sua ragazza Isabelle Neukor hanno compiuto un viaggio di andata e ritorno verso la morte. Ora Isabelle porta in grembo un bambino molto speciale, che un giorno potrebbe riordinare quel mosaico in continuo cambiamento che è la nostra realtà. A meno che gli agenti del Caos non riescano a riportarla nuovamente indietro al mondo dei morti, e lasciarla lì una volta per tutte...
Zuppa di vetro di Jonathan Carroll (Glass Soup, 2005), traduzione di Lucia Olivieri, Fazi Editore, Lain 20, pag. 348, euro 13,50.
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