Claudia Morgoglione, La Repubblica: “Dinosauri, soprattutto: sullo schermo ne vediamo tanti, di ogni tipo e dimensione (nell'originale apparivano giusto in un paio di sequenze). Tanto che in certi momenti lo spettatore ha quasi l'impressione di aver sbagliato luogo, e di trovarsi per magia in Jurassic Park. (...) In molte delle sequenze tra l'attrice e il mostro, oltre che in alcune scene di combattimenti, il film prende toni da commedia. Un modo di alleggerire e di non prendersi molto sul serio; sicuramente lontano dalla tensione epica dei tre Signore degli anelli. (...) un finale ovviamente amaro: tranne che in casa Disney, è difficile che la Bella e la Bestia possano vivere felici e contenti.”
Natalia Aspesi, La Repubblica: “...gli uomini della spedizione sono succhiati, sciolti, rotti, decapitati, divorati da lumaconi, zanzaroni, granchioni, lucertoloni ragnoni, scorpionissimi e ogni sorta di dinosauri caracollanti tra precipizi e voragini e alberi animati e liane e ponti sospesi: mentre l’ossessionato regista Black gira imperterrito, promettendo aiuto alle vedove dei maciullati. In questo massacro se ne va più di un’ora ed è probabile che prima o poi qualcuno vomiterà. Ma poi, fatto prigioniero crudelmente il vecchio gigantesco citrullo peloso, fuggito lo stesso da Broadway dove lo espongono incatenato a un pubblico elegante, incazzato perché gli offrono una biondina fasulla, avrà, come lo spettatore, il suo momento di fanciullesca felicità prima di arrampicarsi sul grattacielo della morte: giocando a scivolare col sederone sul laghetto ghiacchiato del parco con la sua Naomi in un bell’abito bianco alla Marilyn, come due amabili fidanzatini.”
Patrizia Rappezzo, Il Giornale: “Con Philippa Boyens e Fran Walsh, sue compagne di penna, Jackson ha cercato di mantenere lo spirito originale del primo film. L'intenzione quindi è stata quella di dare alla nuova versione di King Kong - ricca di effetti speciali, curati dalla Weta e girata interamente in studio in Nuova Zelanda, dove è stata ricostruita la New York del 1933 - un taglio realistico, con un'esplorazione psicologica dei sentimenti e delle emozioni dei personaggi che è andata oltre il mitico scontro tra la Bella e la Bestia.”
Fabio Ferzetti, Il Messaggero: “Il più folle e costoso atto d’amore (200 milioni di dollari...) che un cinéphile abbia mai tributato al suo titolo-feticcio (...) Cosa può fare un regista se non raccontare con infinita nostalgia l’epoca in cui una bionda poteva contemplare il tramonto insieme a un gorilla epoca mai esistita naturalmente, ma che sullo schermo finisce una seconda volta quando gli aerei buttano giù lo scimmione dall’Empire State Building? E’ questo sentimento struggente che informa le scene più belle del film, paradossalmente insieme al suo opposto: ovvero al sospetto che proprio il digitale e gli effetti speciali abbiano distrutto l’innocenza che Jackson rimpiange. Celebrandone la fine nel più spettacolare dei modi, perché il suo King Kong è anche un viaggio nei generi.”
Gian Luigi Rondi, Il Tempo: “Nel secondo King Kong coinvolgeva soprattutto quel mostro gigantesco creato dall’inventiva del nostro Rambaldi, qui con il digitale che ormai ha sempre il sopravvento in vicende del genere, l’effetto è centuplicato, con il contorno inedito di cariche efferate di animali antidiluviani che sembrano rubati a Jurassic Park e con molte pagine feroci fabbricate per suscitare tensioni, accompagnate a quelle un po’ sentimentali che propongono la bella e la bestia a poco a poco quasi legati e, di sfondo, una verosimile New York anni Trenta. Jackson, come regista, sa il fatto suo, la sceneggiatrice Fran Walsh, pur premiata anche lei per Il Signore degli Anelli, qualche caduta nel ridicolo non è riuscita a evitarla, specie quando tentava l’umorismo, ma non si può dire che il risultato cui mirava (sul piano dello spettacolo) non lo raggiunga. Agli attori di fare il resto. Naomi Watts, al centro, è molto bella e brava, gli altri attorno si adeguano, a cominciare da Adrien Brody, lo sceneggiatore che l’ama. Lo si ricorderà, premiatissimo nel Pianista. Quello però era un altro film...”
Federico Pontiggia, Il Cinematografo: “...prologo visivamente sontuoso, perfino calligrafico nello spaccato socio-antropologico che offre, ma anche prolisso. (...) Con occhi da 10 milioni di dollari, che si aprono ad accogliere pudicamente i tentennamenti amorosi della Darrow, il gorilla getta uno sguardo sul mondo che stigmatizza la meschinità umana: lui ottava meraviglia del mondo nello show da baracconi (...) infine deve soccombere. Una caduta che è emozionalmente ascesa verso i territori esplorati - e pure ancora vergini - dell'immaginario collettivo, oggi più che mai affamato di questi archetipi in muscoli e pelo, ovvero digitali.”
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera: “Forse non bisogna aver perso lo sguardo un po’ innocente della fanciullezza. Forse bisogna credere ancora nelle favole, del tipo che la Bella possa davvero innamorarsi della Bestia (e non solo viceversa) ma con queste premesse, praticamente obbligatorie per chi ama il cinema, la nuova versione di King Kong di Peter Jackson può essere una bella sorpresa. (...) sostanziale, differenza rispetto al film del 1933 è nel rapporto tra Kong e Ann che evolve quasi subito dall’attrazione provata dallo scimmione per la sua prima vittima bianca (e bionda) a un rapporto di reciproca tenerezza che trova la sua giustificazione nel bisogno di protezione della donna, accortasi che solo Kong può salvarla da tutti i pericoli dell’isola. (...) Con una perdita irrimediabile, però: in questo modo sparisce dal film qualsiasi pulsione sessuale tra Kong e Ann, che nel romanzo di Wallace era esplicitato più volte, con scene addirittura di spoliazione. (...) In questo modo, il film finisce quasi per prendere la forma di un melodramma, una specie di riflessione disperata sulla forza dell’amore e sull’impossibilita dello stesso...”.
Gli incassi. Partenza più che buona ma certamente non da record per il remake di Jackson nelle sale nord-americane di Stati Uniti e Canada, con un incasso nei tre giorni del week end di poco superiore ai 50 milioni di dollari; aggiungendo anche gli incassi dei due giorni precedenti nelle casse della Universal sono entrati 66 milioni di dollari. Il film è balzato al primo posto della top ten facendo retrocedere in seconda posizione Le cronache di Narnia Il Leone, la Strega e l’Armadio, che in 10 giorni ha raggiunto i 112M$. Tornando a Kong gli analisti si aspettavano un incasso intorno ai 60M$, non di più considerando anche la durata del film che riduce il numero delle proiezioni effettuabili in un giorno. Dunque si, si tratta di una partenza inferiore alle aspettative ma certo non siamo di fronte al “flop” del quale già c’è chi vaneggia. Questo in considerazione anche del fatto che nei mercati internazionali King Kong ha incassato altri 80M$, il che porta il risultato complessivo di 146M$. In Italia nel week end il film più visto è risultato essere l’ennesimo, si spera ultimo, cine-panettone vacanziero della coppia Boldi-De Sica, Vacanze a Miami (oltre tre milioni di euro), mentre il film Peter Jackson si è piazzato al secondo posto con poco più di due. Vedremo solo ai primi di gennaio 2006 chi ha vinto la cine-guerra degli incassi di fine anno.
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