La carriera in TV
Accanto ad una carriera di scrittore professionista, Ellison ha sempre scritto per la televisione, collaborando con decine e decine di telefilm. Il suo debutto sul piccolo schermo avvenne nel 1953, con uno show incentrato sull’attrice Loretta Young e che aveva per titolo A Letter to Loretta, diventato poi The Loretta Young Show. Loretta Young, una delle ultime testimoni dell'epoca d'oro di Hollywood, premio Oscar come migliore attrice protagonista nel '47 per La moglie celebre di Henry C. Potter, era la protagonista assoluta dello show che si basava sulla drammatizzazione delle lettere degli spettatori. All’inizio di ogni puntata, l’attrice appariva con un maestoso ingresso in scena attraverso una porta, sovente abbigliata in vestiti di gran lusso, e cominciava a leggere una lettera che si trasformava nella storia di quella puntata. I temi trattati erano più o meno standard: la famiglia, il ruolo della donna, i valori della vita. Un serial un po’ troppo distante per il giovane Ellison, ma che evidentemente servì per farsi le ossa nel mondo dello spettacolo. Da quello show, infatti, lo scrittore di Cleveland cominciò una carriera senza eguali, che lo vide collaborare con serial come Route 66 (1960) e The Alfred Hitchcock Hour (1962). Per quest’ultimo telefilm, che era presentato dal grande regista inglese, Ellison scrisse l’episodio Memo from Purgatory, servendosi delle sue esperienze di vita con la gag newyorkese. I suoi primi scritpt per una serie fantastica arrivano nel 1963, quando scrisse gli episodi Demon with a Glass Hand e Soldier per la serie The Outer Limits. Entrambi gli script furono poi al centro di una vertenza legale, vinta dallo scrittore americano, nei confronti dei produttori del film Terminator (1984) di James Cameron: secondo Ellison la trama del film era praticamente copiata da questi due episodi. Negli anni a venire, Ellison scrisse per molte altre serie televisive, tra cui ricordiamo Burke's Law (1963), Voyage to the Bottom of the Sea (1964) e The Man from U.N.C.L.E. (1964), diventando così uno dei più importanti sceneggiatori della Hollywood televisiva, ma la sua fama è legata indubbiamente alla serie classica di Star Trek, per cui ha scritto uno dei più memorabili episodi: The City on the Edge of Forever, conosciuto in Italia con il titolo Uccidere per amore, con co-protagonista una giovane Joan Collins. Episodio che fu oggetto di un epico scontro tra lo scrittore americano e Gene Roddenberry, produttore e creatore del famoso serial fantascientifico. Nel maggio del 1966, Ellison consegna alla produzione il suo episodio, che però viene riscritto da Roddenberry e si arriva al febbraio del 1967 ad una stesura definitiva. Le date sono importanti, perché come ricorda Allan Asherman nella sua Guida Ufficiale a Star Trek Serie Classica (Fanucci, 1998), quando Ellison scrive l’episodio sono stati prodotti solo i due pilot, il primo Lo Zoo di Talos e il secondo Oltre la Galassia. Lo scrittore americano, dunque, pur potendo contare sulla “bibbia” della serie, ossia una sorta di manuale in cui c’è descritto la storia di fondo e i principali personaggi, non poteva che dedicarsi alla trama, anche perché sapeva che il format poteva essere modificato successivamente. La storia, come ben sanno gli appassionati di Star Trek, vede l’Enterprise in orbita intorno ad un pianeta da cui provengono delle strane interferenze nello spazio-tempo. Sul ponte dell’astronave, il dottor McCoy viene in soccorso del tenente Sulu che ha subito un incidente, ma si inietta accidentalmente tutta una dose di una droga sperimentale. In preda al delirio, McCoy si teletrasporta sul pianeta, inseguito da una squadra di sbarco guidata dal capitanoKirk e dal primo ufficiale Spock. Sul pianeta, la squadra scopre uno strano portale vivente, sul quale scorrono immagini di epoche della storia umana. Il Guardiano, questo il nome della stana entità, spiega che attraverso di lui si può raggiungere qualsiasi luogo e tempo della storia terrestre. McCoy, all’improvviso, sbuca da una roccia e si catapulta nel Guardiano. Kirk scopre così che il dottore ha in qualche modo cambiato il corso della storia, visto che l’Enterprise non esiste più. Kirk e Spock decidono di seguirlo per riparare ai guasti del dottore e riportarlo nel loro tempo. Si ritrovano così nell’America della Grande Depressione, alla fine degli anni venti. Qui, vengono a contatto con Edith Keeler, una donna che si occupa dei poveri della città, di cui il capitano finirà per innamorarsene. Trovato un lavoro di fatica presso la sala mensa. Spock e Kirk scoprono che la donna è il nodo di tutta la vicenda: se muore in un incidente stradale, allora la storia diventerà quella che conoscono, altrimenti l’umanità seguirà una strada completamente diversa. McCoy, intanto, viene aiutato proprio dalla Keeler e nel momento cruciale, il giorno dell’incidente stradale, sarà Kirk ad impedire a McCoy di salvare la Keeler e cambiare il corso della storia. In questo modo, Kirk, nonostante ami la donna, si assume fino all’estremo il suo ruolo di capitano e di responsabile, in quel frangente, del futuro dell’umanità. Nella versione scritta da Ellison non è Kirk a salvare la situazione, bensì Spock. Questo non poteva essere un finale accettabile, in quando nei successivi episodi Kirk avrebbe perso smalto e dignità agli occhi dei telespettatori: un capitano deve assumersi delle responsabilità fino in fondo, anche quando ciò significa sopprimere i propri desideri. Kirk amava Edith, ma restare immobile mentre Spock impediva il salvataggio, voleva dire presentare agli occhi dei telespettatori un capitano debole e incapace di prendere una decisione. Ma non solo. A sparire nelle pieghe del tempo, nella versione dello scrittore americano, non è il medico di bordo, bensì un drogato. Una cosa inaccettabile per la Paramount e i severi censori della televisione. La droga era uno dei temi che non andavano mai trattati nei telefilm, anche quando erano ambientati nel futuro. Inoltre, ad aiutare Kirk e Spock era un reduce di guerra senza le gambe: una figura un po’ troppo scomoda per gli alti papaveri della televisione.
I cambiamenti apportati, non piacquero a Ellison che chiese a Roddenberry di firmare l’episodio con lo pseudonimo di Cordwainer Bird.
Lo pseudonimo - che significa “uno che fa scarpe per uccelli”, ma è anche un riferimento al grande scrittore di fantascienza Cordwainer Smith - veniva usato da Ellison per quei lavori televisivi che in qualche modo intendeva ripudiare, perché la produzione aveva manomesso l'integrità della storia originale. Lo scopo era quello di rendere esplicita ai telespettatori la presa di distanza da quella storia: quando gli spettatori vedevano una sceneggiatura firmata Cordwainer Bird, sapevano che Ellison era arrabbiato con i produttori e che quell’episodio della serie televisiva non gli apparteneva, o quantomeno non era tutta farina del suo sacco.
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