E la fantascienza cyberpunk è solo uno dei tanti campi fertilizzati dalla pioggia rigenerante delle sue intuizioni: tra gli altri, possiamo citare in campo musicale i Nirvana di Smells like Teen Spirit, i Radiohead che hanno ripreso molte tematiche tipicamente pynchoniane, Mark Knopfler e Laurie Anderson che si sono dichiarati suoi ammiratori; in campo cinematografico, la scena cult di Trainspotting (Danny Boyle, 1995, dal romanzo di Irvine Welsh) in cui il protagonista tossicomane vive l’esperienza onirica di essere inghiottito attraverso il water di un pub nel putrido oceano sotterraneo delle fogne, è già descritta ne L’Arcobaleno della Gravità; in letteratura, David Foster Wallacee i postmoderni e, per tornare alla fantascienza, Mark Leyner, Jonathan Lethem e Matt Ruff sono profondi debitori della sua opera. Alan Moore, celeberrimo autore inglese di fumetti, si è ispirato al lavoro di Pynchon per il suo stupendo V for Vendetta, sicuramente una delle graphic novel più ispirate e significative.Nella loro guida schematica al cyberpunk, Richard Kadrey e Larry McCaffery hanno scritto a proposito dell’Incanto del Lotto 49: “meno denso e imbevuto di tecnologia del poderoso romanzo scritto in seguito, Gravity’s Rainbow, Lot 49 anticipa tuttavia il cyberpunk nel suo sorprendente impiego di metafore scientifiche, nei suoi ritmi da slam-dance, nel ritratto di un sottobosco esotico di folli alienati, e nelle rapide modulazioni tra la “cultura alta” e il pop underground delle droghe e della cultura mediatica”. E definiscono L’Arcobaleno della Gravità “il miglior esempio di cyberpunk, firmato da un autore che non sapeva certo di scriverlo”.Attestati di stima sono stati espressi negli anni da Bruce Sterling, William Gibson e Timothy Leary, solo per citare alcuni dei nomi più prestigiosi che hanno riconosciuto l’influenza dirompente di Pynchon sulla cultura contemporanea. Leggendo le opere di tutti gli autori citati è sorprendente la mole di informazioni assimilate che si possono ricondurre a questo titano della letteratura. Allora, a questo punto, viene da chiedersi: perché privarsi del piacere di leggere direttamente l’originale?
Thomas Pynchon: scritture ipertestuali dal margine
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