Ex marinaio, sperimenta le professioni più improbabili: da cacciatore di alligatori nelle fogne newyorkesi a guardiano notturno dell’Antroresearch Associates (dove passa le notti a colloquio con SHROUD, un androide costruito con pelle sintetica, silicone e ossa umane per studiare la tolleranza alle radiazioni). Così come Pynchon scava nella trama della realtà portandone alla luce le tracce sepolte (motivi popolari degni dell’attenzione concessa ai miti, in una rivoluzione dell’apparato iconografico letterario), Profane sprofonda nella storia della contemporaneità (a caccia di alligatori nelle fogne, oppure per caso sulle tracce di V. a Malta). Incarna mirabilmente il prototipo dell’antieroe pynchoniano, uno sprovveduto mosso da forze invisibili troppo sfuggenti per poter essere racchiuse nell’arco della sua comprensione. Quello che rende indimenticabili lui e i suoi vari fratelli, Tyrone Slothrop, Nathan Lardass Levine, Porpentine, è però questa consapevolezza, che manca alle eroine (un caso per tutti, l’ostinata e perseverante Oedipa Maas).Attorno a lui si muovono individui enigmatici o accattivanti. Alla prima schiera appartiene Stencil, che nelle vesti del trasformista sembra un riflesso distorto di V., l’oggetto inafferrabile della sua caccia. Avventuriero figlio di un agente britannico, Stencil sembra aver ereditato geneticamente anche la passione per i guai e i complotti, in cui finisce per cacciarsi mentre si dedica alla sua tenace e infruttuosa ricerca. Nel corso della storia, finirà per avvicinarsi sempre di più a V., senza tuttavia riuscire mai ad acciuffarla. Perché V. è un’entità dislocata nello spazio, forse. Oppure perché V. è raggiungibile solo nel passato, oppure nei sogni, a patto di accettare l’inevitabile limitazione di movimento che questo comporta. Nella sua mania ossessiva, Stencil è spinto nel baratro dell’alienazione dalla sua ricerca, tanto da parlare di se stesso in terza persona e da riuscire ad assumere (o credere di farlo) le personalità di persone che in qualche modo hanno avuto a che fare con lei, reinterpretandone all’infinito i gesti e le parole in una precessione di modelli.Tra i personaggi accattivanti, invece, spicca la figura di Pig Bodine, marinaio degenere già apparso di sfuggita nel racconto Terre basse e che tornerà poi ne L’Arcobaleno della Gravità. Bodine è una sorta di alter-ego pynchoniano, un osservatore distratto della realtà che giunge a incasinare ulteriormente situazioni già per conto loro insostenibili (in fondo è il principio di Heisenberg ad escludere la possibilità di un’osservazione non distruttiva di un fenomeno su scala quantistica). Scapestrato, goffo e mai sazio di donne e di alcol, diserta dalla Marina e salta fuori quando meno uno se lo aspetta, per cacciare i protagonisti nelle avventure più improbabili. Senza dimenticare il dottor Eigenvalue, sedicente “dentista dell’anima”, Mondaugen, che all’epoca della rivolta delle popolazioni indigene del Protettorato tedesco dell’Africa Sud-Occidentale si trovò bloccato con Vera Meroving (una delle prime incarnazioni di V.) in un assedio presto degenerato in party, oppure Fausto Maijstral, poeta e partigiano maltese.Una menzione a parte meritano le donne: al contrario di V., ambigua e inafferrabile, largamente afferrabili risultano invece essere Rachel Owlglass (che si autoinveste della missione di tirare chiunque fuori dai guai, impresa perseguita con esiti altalenanti), Fina (una portoricana con vocazione umanitaria, che assolve dispensando prestazioni sessuali ai giovani diseredati di Nueva York, cercando in questo modo di sedare le loro pulsioni distruttive), Mélanie l’Heuremaudit (ragazza feticcio di una V. parigina), Paola Maijstral (figlia del poeta fuggita da Malta non ancora maggiorenne come sposa di un marinaio americano quarantenne, che non mancherà di tradire alla prima occasione).Due curiosità impreziosiscono la lettura. La prima è che l’intero terzo capitolo, Nel quale Stencil, un abile trasformista, assume otto personalità diverse, è una riscrittura del racconto spionistico Sotto la rosa. Praticamente la stessa avventura, che si svolgeva in origine tra Alessandria e il Cairo sullo sfondo di una crisi internazionale senza precedenti e vedeva come protagonista l’abile Porpentine costretto a destreggiarsi tra finezze diplomatiche e complicazioni di varia natura, viene rivissuta da Stencil assumendo le personalità di otto personaggi di contorno, in un raffinato ed esilarante gioco di specchi. Il secondo motivo d’interesse è la conoscenza di un tenente Weissmann ancora giovane, accompagnatore di Vera Meroving durante le concitate fasi della Rivolta Ottentotta del 1922, che li obbliga all’isolamento nella tenuta namibiana di un nobile colono tedesco. E non è facile intravedere segni di quella psicosi latente che lo porteranno, nel giro si soli venti anni, ad assumere la personalità di Blicero, spietato gerarca nazista che tiene banco ne L’Arcobaleno della Gravità.V. pare dunque costruito come un gioco mosso da due spinte contrastanti. Da una parte c’è il principio della femminilità, al quale chi la insegue associa la figura dell’enigmatica V.; dall’altra, invece, abbiamo l’incalzare dell’entropia, l’avanzare della decadenza, il passaggio dalla condizione umana a una condizione di totale perdita di anima, sensibilità e desiderio (un processo che potremmo chiamare di schlemilizzazione).“La decadenza, la decadenza. Che cos’è? È solo un chiaro movimento verso la morte, per meglio dire, verso la non-umanità”. Come il personaggio che recita queste parole nel romanzo, Fausto Maijstral, membro del “primo nucleo di una grande scuola di poesia Anglo-Maltese”, Costruttore del Movimento, Pynchon sembra avviarsi verso le fasi finali di un supremo annientamento, la dissoluzione della sua persona nelle pagine dei suoi libri, la cessione della propria anima ai personaggi della sua fantasia, attitudine poi accentuata nelle prove successive, ma già perfettamente codificata in questo suo primo libro.
Thomas Pynchon: scritture ipertestuali dal margine
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