- Dopo Joyce, quale futuro per il romanzo?
- L’Arcobaleno della Gravità: La Paranoia, la Dissoluzione e l’Equazione del Graal
Dopo Joyce, quale futuro per il romanzo?
Un problema che si pone chiaramente al centro della sua scrittura fin dall’esordio è proprio quello del rapporto con la tradizione, attraverso il confronto con il modernismo di T.S. Eliot e James Joyce. I primi tentativi letterari di Pynchon sono di poco successivi al periodo della letteratura beat, ma alquanto lontani dalle tematiche e dalle scelte stilistiche comuni a larga parte del movimento e che fanno di William S. Burroughs il profeta e l’oracolo dei beatnik. Rispetto a Jack Kerouac, Allen Ginsberg e soci, la riflessione su tecniche e forme del romanzo si fa con Pynchon più matura e sistematica: il testo comincia a interrogare se stesso sulla necessità di trovare nuovi modelli, che sappiano descrivere la realtà al di fuori della pura sfera emotiva dell’autore. I postmoderni prendono le distanze dalla convinzione che un romanziere non debba pensare, innalzano anzi il romanzo alla dignità di una forma di conoscenza. Il sovraccarico di coscienza storica, l’ombra opprimente del canone che si respira in tante pagine postmoderne, esplodono con tutta la loro forza deflagrante in questa presa di consapevolezza . Di tutti gli scrittori che a partire dai tardi anni Cinquanta cominciarono a dubitare delle

L’Arcobaleno della Gravità: La Paranoia, la Dissoluzione e l’Equazione del Graal



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