La scena inglese è sempre stata un serbatoio di talenti per la fantascienza e uno dei nomi più interessanti emersi negli ultimi anni è indubbiamente quello di Richard K. Morgan. Nato a Londra, laureato a Cambridge nel 1987, è vissuto insegnando inglese per 14 anni, dapprima in Turchia e Spagna, poi in Scozia. Nel 2002 è arrivato Altered Carbon (da noi pubblicato come Bay City dalla Nord, nella traduzione di Vittorio Curtoni), premiato nel 2003 con il prestigioso Philip K. Dick Award. Nel frattempo era uscito Broken Angels, il seguito, approdato quest’anno in Italia col titolo Angeli Spezzati, sempre per la Nord. I diritti pagati da Joel Silver per opzionare il suo romanzo d’esordio gli hanno garantito una certa spensieratezza: così, in attesa che il soggetto si trasformi in un film per la Warner Bros. Morgan ha lasciato il suo lavoro principale e ha potuto dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Di quest’anno sono le sue ultime fatiche, il terzo romanzo dell’universo del carbonio alterato (Woken Furies) e un libro ambientato in un futuro prossimo venturo dominato da megaconglomerati economici (Market Forces). Una figura di antieroe costruita con perizia (Takeshi Kovacs, un uomo ricostruito in corpi diversi a partire da una personalità salvata elettronicamente), un talento visionario sfrenato e la sapiente miscela di ambientazione futuristica con stereotipi del romanzo hard-boiled (Raymond Chandler e i cyberpunk sono il suo modello dichiarato) in un composto esplosivo a base di azione e violenza lo hanno imposto all’attenzione della critica come del grande pubblico. Grande è quindi la curiosità sui suoi progetti futuri.
In un’intervista rilasciata di recente a Sci Fi Wire, Morgan ha rivelato di avere appena sottoscritto un contratto editoriale con la Del Rey per complessivi cinque libri, di cui tre comporranno una trilogia fantasy. Morgan, che non ha mai nascosto la sua passione per le storie di sword-and-sorcery (amore sbocciato nell’adolescenza sulle pagine delle riviste di Michael Moorcock) si è detto entusiasta per la soluzione. La sua incursione nei territori della magia si compirà “usando la tecnica e il tono già messi in campo per i romanzi di Kovacs”, per usare le sue stesse parole. E per l’occasione conia pure una nuova definizione: fantasy noir, sul modello del future noir nato con Blade Runner e da lui fatto proprio. Sarà l’opportunità di “infrangere i codici di Tolkien per concentrare l’attenzione sulle crepe e le macchie nascoste dietro la copertina patinata”. Morgan ha messo in chiaro che non è sua intenzione cercare di reinventare il genere, visto il lavoro di così tanti buoni scrittori volto a schiudere nuovi orizzonti (un nome per tutti, China Mieville). “Non sarà un sottogenere totalmente nuovo o uno spostamento radicale dalle regole. È solo il mio tentativo di fare qualcosa con il fantasy, vedendo di cosa sono capace”.
Gli altri due libri previsti dall’accordo saranno dei romanzi di fantascienza. Ma prima di mettersi al lavoro su quelli, Morgan dovrà finire il suo ultimo romanzo SF, intitolato Black Man. “Questo è una vacanza dalla serie di Kovacs e un tentativo di fare qualcosa di diverso continuando a lavorare con gli strumenti e le atmosfere del future noir” ha detto Morgan. “Il libro si situerà circa cento anni nel futuro da ora, in uno scenario di sperimentazione genetica indiscriminata che ha lasciato molti grattacapi sociali e in cui lo sforzo coloniale su Marte è degenerato in una rivalità politica tra un’America divisa e la Cina assorta a potenza di rango planetario”. E poi ha aggiunto: “Si sta rivelando molto più complicato che scrivere il ciclo di Kovacs oppure Market Forces, ma spero che il risultato sarà all’altezza degli altri miei libri.” Non scrittore da crogiolarsi sugli allori, Morgan. Perché “devi spingerti in continuazione oltre i limiti, se non vuoi correre il rischio di fossilizzarti in un genere”. E i requisiti per raggiungere notevoli risultati, Morgan ha dimostrato di averceli.
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