(Solo Adolescenti Brufolosi del Maine, ndt) della Lincoln High School di Derry. Oltre le case della periferia, i picchi dei monti che guardavano la cittadina puntavano il cielo come dita di uomini sepolti vivi. L'eco dei passi di Timothy cadeva nell'aria immota come sassi in uno stagno di acqua scura.

All'incrocio tra Acorn Street e Balfour Avenue, presso il semaforo con la vernice scrostata dove il signor Culver porta sempre il suo barboncino Cujo a pisciare, dal lato della strada ove si affaccia la finestra della camera di Priscilla Corbridge, che ha il più gran paio di bocce del Maine e ha detto che me la dà se la cito in un racconto, Timothy vide il pagliaccio.

Il pagliaccio era più grande di come lo ricordava. Era alto almeno un metro e mezzo, e largo due. Aveva braccia pesanti, da cui la carne pendeva a malloppi, guance cicciute coperte di trucco, la parrucca a ricci viola con ancora il cartellino del prezzo dei grandi magazzini Catch 'n' Go di Derry. Era seduto dietro la vetrina di un KFC, e si ingozzava di pollo fritto con la voracità di un bulldozer Cresswell del '57.

Timothy sobbalzò. Fece per allontanarsi, ma il pagliaccio lo vide attraverso il vetro, si illuminò di una gioia maligna, e corse a raggiungerlo quasi rotolando sul suo ventre traballante.

- Mangia, Timmie! - esclamò gioviale, offrendo al ragazzo una coscia di pollo che grondava pastella e olio Paraflù del '63.

Timothy ebbe l'impressione che il suo cervello fosse diventato di pasta di vetro. - Non... non puoi essere tu. - balbettò.

- Mangia! Mangia! - insistette il pagliaccio.

Quasi ipnotizzato, Timothy allungò istintivamente una mano e afferrò la coscia di pollo. Il sugo oleoso cominciò a colargli sul polsino della camicia rammendatogli alla sartoria del signor Todd su Landing Road, sessantacinque cent il servizio, sessanta se gli offrite un ruolo da comparsa, va bene anche se da zombie, in uno dei vostri film.

Il pagliaccio gettò indietro la testa e scoppiò in uno sghignazzo volgare. Timothy impallidì. I passanti continuavano a fluirgli intorno come se non si accorgessero di nulla.

- ...e il rimorso. - aggiunse il pagliaccio con perfidia, battendogli una mano sulla spalla. Poi si allontanò a balzelloni, sparendo all'angolo di Balfour Avenue.

Timothy restò lì, inebetito, con le orecchie che gli ronzavano.

- Che stai facendo, Timmie? - lo scosse una voce femminile - Lo sai che non mi piace che tu mangi fuori pasto. Quelle schifezze, poi...

Il ragazzo batté le palpebre. Estonia Darrel, in tenuta da pon-pon girl, calzettoni bianchi Fruit of The Loom e scarpette Nike Air, lo fissava con le mani sui fianchi e una plateale espressione da disappunto. Era bionda e aveva gli occhi azzurri. Somigliava alla baby-sitter nonché fidanzata di Mike Seever, il protagonista della serie TV "Genitori in Blue Jeans". Non era molto tempo che uscivano assieme, ma la ragazza aveva già assunto un atteggiamento uxorio che preoccupava non poco Timothy.

- Siamo in ritardo. - lo bacchettò ancora Estonia - Butta quella porcheria e corri.

Con una riluttanza che lo sorprese, Timothy obbedì. In pochi minuti raggiunsero la fattoria ristrutturata ribattezzata con il terrificante nome di Lega Giovanile Derry. Oltre ai canestri nel cortile, c'erano dodici piste di bowling, qualche flipper Top-Gun, un juke-box Radio Shak con i più grandi successi degli anni '80, tre tavoli da biliardo Brunswick, e un bancone che distribuiva Diet Coke e scarpe da bowling con l'aria di essere appena state tolte dai piedi di qualche ubriaco morto.

Lì il manager della squadra All SABDEM, imbarazzato, comunicò a Estonia che, nonostante i buoni punteggi ottenuti nella "A" e nella "B", la sua prestazione era stata ritenuta insufficiente nella "E" e nella "M", ragion per cui era stata estromessa dal gruppo della ragazze pon-pon.

Estonia scoppiò a piangere e fuggì via, vanamente inseguita da Timothy. Quella notte stessa, vestita di un completo nero Kevin Kline, Estonia si introdusse nei locali della Lega, iniettò una soluzione di acido cianidrico nel barile della Diet Coke e polvere di potassa concentrata nella salsa Worchester; poi forzò la porta degli spogliatoi della squadra e riempì di tarantole pelose del lago Kashawakamak i sospensori del quarterback e dei mediani di spinta.

Due giorni dopo, gli All SABDEM e i loro supporters erano tutti in Cronaca Nera. Con questo exploit l'adolescenza di Timothy poteva tranquillamente dirsi terminata.

Il pagliaccio lo lasciò in pace per altri quindici anni. Ma alla fine, inesorabile come il conto del droghiere o come i party Tuppleware dei miei vicini al venerdì pomeriggio, tornò.

Quella notte il cielo era nero come un pozzo dell'inferno. La Luna aveva tracciato un sentiero d'argento sul Crystal Lake, ma ormai era tramontata portandosi dietro il suo lucore. Timothy era nel suo cottage sul promontorio Franklin, nudo come un paramecio, coricato supino sul letto Ondaflex, i polsi bloccati allo schienale da un paio di robuste manette Inox Aeternum.

Il pagliaccio apparve all'improvviso sullo stipite dell'armadio guardaroba. Era accovacciato davanti a un enorme pasticcio di panna montata, peperoni verdi e salsa Ketchup, e sghignazzava con la crema che gli colava dagli angoli della bocca dipinta di rossetto Avon.

Riconoscendolo, Timothy restò impietrito. - Tu? - esclamò, incredulo.

- Vuoi favorire? - offrì il pagliaccio, esibendo un sorriso a sessantaquattro denti.

Schizzi di panna montata e di salsa ketchup sbrodolarono sul petto nudo di Timothy. L'uomo sussultò a quel contatto freddo.

- Louette! - gridò - Aiuto!

Oltre la soglia della stanza ci fu un tonfo soffocato, come di un corpo che cadesse sulla moquette.

- Louette? - ripeté Timothy, questa volta con meno convinzione.

La porta si aprì, e fece il suo ingresso un donnone in camice Gibaud da infermiera e zoccoli bianchi Doc Marten's. Aveva spalle da marine, mani come tenaglie Mason, un'accetta Gold Blade nella mano destra e un saldatore Black&Decker nella sinistra (con questo credo di aver finito con gli sponsor, vediamo cosa ne dice il commercialista..., pardon, il mio agente).

- Sono Annie, la tua ammiratrice numero uno. - sentenziò il donnone.

- Co... cosa? - balbettò Timothy, dividendo imparzialmente lo sguardo incredulo tra il pagliaccio e il donnone.

- Non preoccuparti, Timmie. - sghignazzò il pagliaccio - Lei non può vedermi. Sono qui solo per te. Davvero non vuoi un po' di torta? Condita con il rimorso, ovviamente.