- Comunque adesso è finita. - aggiunse - I primi giorni seguirò io stesso l'andamento dei lavori, poi li affiderò ai sottuff... ai dirigenti che io stesso sceglierò, sottoponendoli ai test standard della "Gladiatori". Occupati tu delle schede punteggio, Nat.
- Corpo a corpo, tiro al bersaglio e soluzione di equazioni differenziali? - chiese il giovane, prendendo appunti.
- Non dimenticare il salto del cerchio di fuoco. - puntualizzò Zeb - Ho bisogno di dirigenti capaci.
- Ah! - aggiunse - Stamattina ho fatto colazione con le crostatine del Mulino Bianco.
- Che c'entra? - esclamò Nat, stupito.
- Niente. E' che ho venduto i tempi morti di questo racconto come spazi pubblicitari Così, per ottimizzare
- Be', in questo caso io ho appena trombato con Control.
- A proposito di tempi morti - l'ammiraglio squadrò criticamente la lancetta del tachimetro, prossima allo zero. - Perché andiamo così piano?
- Siamo in un ingorgo.
- E allora? Prendi un'altra strada, no?
Nat scosse la testa. - Secondo il computer di bordo, tutte le arterie della città sono bloccate.
Zeb fece una smorfia, rendendosi conto che fuori dai finestrini si stendeva un terrificante oceano di lamiera.
- Ma mancano venti minuti a mezzogiorno. - esclamò, incredulo - Cosa fa tutta questa gente in giro? Non dovrebbero essere al lavoro?
- Non so che dirti, capo. E' così da quando sono arrivato. Nelle due ore che ti ho aspettato, la coda si è mossa di cento metri al massimo Comunque, provo a farmi strada.
Nat applicò la sirena al tettuccio e la accese. Gli automobilisti intorno non mostrarono alcuna reazione. Quasi tutte le vetture avevano un solo occupante a bordo; alcuni erano intenti alla lettura dei giornali che un ambulante di colore vendeva svicolando in slalom tra le lamiere; altri parlavano al cellulare con i piedi nudi poggiati al volante e le scarpe appese allo specchietto. Nat vide un automobilista in pigiama a righe intento a ronfare ostentatamente coricato sul cruscotto, l'autista di una Panda che giocava a carte con il conducente di una Duna Diesel attraverso il finestrino, una Punto 4x4 con i fili del bucato tesi attraverso l'abitacolo e i panni stesi, una signora che stirava montagne di camicie sul lunotto di una Lancia Delta verde pisello. A bordo di una Renault Clio, un grassone con un fazzoletto legato in fronte era impegnato a fare la scarpetta sul piatto di un gigantesco piatto di rigatoni con la pajata.
- Ma che fa questa gente? - esclamò, sbalordito - Vive in macchina?
Nat si sporse dal finestrino e prese a sbracciare. - Non sentite la sirena? - gridò - Spostatevi, una buona volta!
- Ahò, stai manzo. - replicò a muso duro lo sgangherato autista di una sgangherata Alfa Turbo - 'o stamo a fa', non vedi?
- Forza, fateci passare! - insistette Nat - Siamo agenti del governo!
- E 'sti cazzi. - commentò tranquillamente l'energumeno, senza neppure accennare a muoversi.
Nat si rivolse al suo principale. - Devo usare i disintegratori, capo?
- Mah, questa gente mi sembra già punita a sufficienza. - commentò l'ammiraglio - Chiama l'elicottero e andiamocene di qui.
Una ventina di minuti dopo, un convertiplano militare li depositava sull'area edificabile di Tor Pagnotta destinata, secondo i piani, a ospitare l'ambasciata Zockaira.
Il cantiere era deserto. Un panorama desolato di ruspe abbandonate e gru coperte di ruggine si stendeva fino alle prime case del quartiere. Folate di vento sollevavano mulinelli di polvere intorno ai prefabbricati di lamiera e alle casupole per i laboratori biologici. Gli scavi per le fondamenta erano stati iniziati, ma le buche erano già quasi di nuovo pieni di terriccio di riporto. Sui radi pilastri di cemento, che sorgevano tristemente tra le cataste di mattoni e i sacchi di bitume, spiccavano graffiti verniciati con lo spray, con scritte monotematiche che, con sottili varianti, recitavano tutte "Lazio Merda".
Zeb scorse un paio di individui in tuta grigia che ciondolavano, sigarette tra le labbra e cipiglio svogliato, intorno alle ruspe. Marciò loro incontro a passo deciso.
- Voi due! - li apostrofò - Perché non siete al lavoro?
- 'o stamo a fa' - rispose automaticamente la coppia, all'unisono. Zeb dubitò che avessero realmente udito la domanda.
- Portatemi dal capocantiere. - ordinò perentoriamente.
- Non è nostra competenza. - obiettarono i due in tono da risponditore automatico.
Zeb considerò la possibilità di incenerirli con la MK43 dove si trovavano. Ma non gli sembrava un esordio costruttivo perdere due operai il primo minuto del suo mandato.
- Va bene. - ringhiò - Ditemi dove posso trovarlo.
Uno dei due tangheri fece un vago cenno verso la casupola al centro dello spiazzo. Poi, come se lo sforzo fosse stato eccessivo, si appoggiò con la schiena alla fiancata della ruspa e riprese tranquillamente a fumare. Stupefatto, Zeb scorse nell'abitacolo una brandina con le coperte rimboccate, un fornelletto da campo su cui borbottava una Moka fumante, una piantina grassa in un vasetto appeso al braccio meccanico, tendine a fiori ai finestrini e un paio di ciabatte con la scritta "casa dolce casa" sul predellino d'accesso.
Scuotendo la testa, fece cenno a Nat di seguirlo ed entrò nella casupola. L'ambiente prefabbricato era ingombro di bombole di gas a pressione, centrifughe, computer, sintetizzatori chimici e ogni altro strumento necessario per la replicazione dell'ecosistema Zockaira. Su ogni dispositivo c'erano almeno due dita di polvere. Alcuni erano ancora nell'imballaggio originale, altri giacevano a terra rotti.
Nell'unico angolo sgombro dell'ambiente, una ragazza in minigonna parlava al telefono e allo stesso tempo si depilava le gambe seduta a una scrivania gremita da riviste di moda.
- Devo parlare al capocantiere. - sibilò Zeb - Dov'è?
Senza interrompere la sua conversazione telefonica, la ragazza indicò alle proprie spalle una porta, cui era malamente appesa una targa che recitava "Ingegner Lorenzi". Con risolutezza i due uomini la varcarono, sempre seguiti dallo zampettante Pecunia non olet.
Nell'ufficio, un tipetto magro dal colorito cianotico annaspava sommerso da un'alluvione di timbri e carte protocollate, e sembrava sul punto di affogarci dentro. L'irruzione decisa di Zeb e Nat sembrò spaventarlo a morte.
- Chi... chi siete?
- L'ammiraglio Martinis. - si presentò Zeb, in tono di riprovazione - Sono qui per sollevarla dall'incarico. Per manifesta incapacità.
Il viso del capocantiere parve illuminarsi di gioia. - Dice... Dice sul serio?
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID