Diciamolo sinceramente: la sola idea di beffeggiare una pietra miliare (un monolito?) della SF americana come il grande R.A.H. ha provocato (e provoca in questo stesso momento) gelidi brividi alla schiena del vostro umile servitore. La curiosa sensazione che formicola alla bocca dello stomaco, mentre digitiamo queste irriverenti righe, non sarà forse paura? Stoicamente, decidiamo di ignorarla, facciamo appello a San Perfido, patrono e protettore dei satiri, e andiamo avanti in questo terribile (ma mai serio) sacrilegio.

Di spunti per punzecchiare Heinlein, ammettiamolo, è possibile trovarne a carrettate. Un satiro privo di scrupoli potrebbe per esempio pescare a piene mani nei primi romanzi della produzione di R.A.H., e mettere alla berlina le clamorose ingenuità tecnico-scientifiche in cui il nostro, dobbiamo dirlo, talora incappava.

Ma non sarebbe giusto: gli strafalcioni scientifici erano all'ordine del giorno nell'Età dell'Oro della SF, e in fin dei conti facevano parte dell'anima di quella narrativa fanta-epica di cui (ammettetelo anche voi, pagani ciberpunk!) nelle notti buie di questa prosaica fine millennio soffriamo la mancanza. Ragion per cui, eviteremo simili colpi bassi.

Altri satiri, più smaliziati ma non meno infami dei primi, sottolineerebbero le tesi politiche di R.A.H., ne evidenzierebbero la posizione appena più a destra di Hitler, per farne poi oggetto di una satira chapliniana alla "Il grande dittatore".

Noi non faremo neppure questo, sia perché il colpo sarebbe scontato, sia perché Heinlein (senza dubbio esponente di una corrente di pensiero conservatrice) ebbe una vita e un'opera molto più complessa di un dozzinale incasellamento politico (in questo, un precedente illustre, quell'Hemingway scrittore machista e rambista ante litteram, che pure si schierò apertamente dalla parte dei "rossi" nella Guerra Civile Spagnola).

Altri ancora (i più, crediamo), troverebbero ottimo carburante per il motore della satira nell'ultima produzione di R.A.H., e beffeggerebbero romanzi come "Operazione Domani" o "Non temerò alcun male", piazzando perfidamente etichette di "vecchio sporcaccione" e di "pedofilo boncompagnesco" sulle spalle del povero Heinlein.

Noi glisseremo su tali aspetti: Heinlein, crediamo, avrebbe riso di gusto di fronte a simili accuse. Forse, addirittura, ne sarebbe rimasto compiaciuto (speriamo per lui che abbia vissuto i suoi ultimi anni divertendosi in situazioni/relazioni interpersonali simili a quelle che narrava).

Il nostro approccio sarà diverso. Se volete, più subdolo. Le forme stilistiche e i luoghi comuni che caratterizzano l'opera di Heinlein hanno colpito così violentemente l'immaginario del pubblico (e sono stati così tanto imitati), che alla fine sono diventati quasi trasparenti. Spieghiamo meglio: il mito dell'efficienza, la sfrenata fiducia nelle sorti dell'umanità americana (e sottolineiamo l'aggettivo), l'affarismo smodato (che anni dopo si sarebbe chiamato reaganismo o tatcherismo, ma che se il copyright ha un senso si dovrebbe chiamare heinleinismo) da connotazioni personali di R.A.H. si sono fatti distintivi di un certo tipo di fantascienza, trasmettendosi (consciamente o meno) a un'intera generazione di autori e colorando un'intera corrente letteraria.

E allora, per inquadrare correttamente (sotto spirito) l'opera di R.A.H. e riderci su, occorre ribaltare la prospettiva servendoci (come è proprio dell'umorismo) dello strumento del paradosso. Cosa sarebbe successo se uno scrittore italiano avesse tentato di esprimersi come R.A.H.? Se un ipotetico autore nostrano avesse virato in tricolore le manie e le paranoie a stelle e strisce di Heinlein? Avrebbe avuto la stessa fortuna?

Scopriamolo in questo paradossale (e speriamo divertente) "apocrifo italiano".

'a Roma è una severa maestra

di Robert Anson Heinlein (?)

1

- Capo? C'è un cliente che chiede di parlarti. Zeb sollevò appena la testa dal cumulo di estratti conto e di listini borsistici che affollava la massiccia scrivania per un fuggevole sguardo al proprio aiutante. - E che aspetti? - ribatté - Fallo entrare. Il tempo è denaro!

- E' un cliente speciale. - insistette l'altro - Credo che sia inviato dal governo.

Zeb si fece interessato. - Davvero? Be', Nat, hai fatto bene ad avvertirmi. Di' ai ragazzi della Sezione Analisi Finanziaria di farmi avere un prospetto dell'attuale situazione di solvibilità governativa. - accese il ricevitore auricolare - Aspetto il loro rapporto tra due minuti esatti. Nel frattempo tu portalo qui... E resta con noi, nel caso mi occorresse un testimone.

- Volo, capo.

L'uomo che fece il suo ingresso nell'ufficio era un tipetto azzimato, elegante, dall'aria nervosa. Si guardò intorno, scartò il divano per ovvie ragioni, sedette sulla poltrona che fronteggiava la scrivania di Zeb.

- Lei è l'ammiraglio Martinis, giusto? - esordì, esibendosi in un vago cenno di saluto.

- Zebaldo Giuseppe Saragat Martinis - precisò Zeb, tranquillo. - E non sono più ammiraglio. Ora dirigo la "Gladiatori Servizi".

- Ma certo. - annuì l'ometto, condiscendente - E' proprio per richiedere i servizi della "Gladiatori" che sono qui.

Zeb si carezzò i baffi, mentre i tecnici finanziari sciorinavano cifre nel suo auricolare. - Ha intenzione di offrirci un contratto? Di che genere?

Il cliente lanciò un'occhiata di sottecchi a Nat. - Si tratta di un incarico riservato. - mormorò.

Zeb sorrise. - Il qui presente Nataniele Giovanni Leone Brandi gode della mia completa fiducia. Può parlare liberamente... A meno a che non la preoccupi la presenza di Pecunia Non Olet. - aggiunse, indicando il massiccio soriano dal pelo fulvo che si stiracchiava sul divano.

- Come vuole - cedette l'ometto, tirando su col naso. Poi abbassò la voce. - Immagino siate al corrente dei nostri contatti con gli Zockaira

Zeb si mantenne prudente, mentre il vocio dei consiglieri nel suo auricolare si faceva frenetico. - So che voi del governo state facendo buoni affari con i nostri nuovi amici spaziali.

- Voi del governo? - ripeté l'ometto, con aria imbarazzata.

Zeb vide che due dei visori sulla scrivania lampeggiavano. Alzò un dito per chiedere silenzio. Scorse brevemente le percentuali che scorrevano sui due schermi, poi digitò il comando "Compra" sul primo e "Vendi" sul secondo.

- Senta, il tempo è denaro. - esclamò, tornando a rivolgersi all'ometto - Giochiamo a carte scoperte. So bene chi è lei e chi la manda. Venga al sodo.