Antefatto
Un paio di settimane or sono, una vivace collaboratrice di Radio Dimensione Suono (tale Katia) mi contatta per propormi di intervenire come ospite a una trasmissione in diretta di nome Progetto Gravità Zero. Sorpreso e incuriosito, dopo la telefonata provo a navigare sul sito della radio in questione. Scopro così un'iniziativa niente male partorita, in collaborazione, da diversi organismi nazionali e non (tra cui l'ASI) per attirare l'attenzione dei giovani sul programma di esplorazione spaziale. In soldoni, si tratta di selezionare un gruppo di studenti maggiorenni e di far provar loro l'addestramento-tipo degli astronauti, compresa la leggendaria esperienza "a gravità zero" a bordo dell'apposito Airbus adoperato per questo genere di missioni. Come direbbe Homer Simpson: Mitico! Be', ma cosa c'entra Radio Dimensione Suono? Presto detto: RDS ha avuto l'incarico di propagandare l'iniziativa mediante una serie di trasmissioni radiofoniche. E' una grande opportunità, e i responsabili del network pensano bene di nobilitare il programma chiamando a discutere dell'argomento ospiti "del settore". Viene quindi coinvolto un gruppo di astronauti capitanato da Malerba, medici e trainer del programma di addestramento astronautico, astronomi e scienziati vari, ma anche personaggi "di colore" come ufologi (sic!) e esperti di fantascienza. Nella seconda serata di trasmissione (mercoledì 4 ottobre) per coprire quest'ultimo ruolo viene interpellato (arisic!) il sottoscritto.
In onda
In una piovosa serata romana mi presento in viale Mazzini con l'aria del troglodita radiofonico: infatti, a differenza di parecchi colleghi delosiani, le mie più recenti frequentazioni di emittenti radio-televisive risalgono al paleolitico. Le ultime stazioni radio da me visitate erano, per darvi un termine di riferimento, simili all'emittente libera di Radio Freccia (o del più recente, BTW bellissimo, I cento Passi). RDS non ha ovviamente nulla in comune con tali pionieristiche e casereccie installazioni: la radio romana dispone di studi tecnologici da far piangere di invidia Gerry Anderson, apparecchiature, computer e programmi di controllo da clinico delirio di onnipotenza. Il software principale che gestisce le scalette ha, mi rivelano, un nome di disneyiana memoria: MCP (ricordate Tron?).
RDS è, peraltro, una radio "virtuale", nel senso che in giro per gli studi non c'è nessuno. Sarà colpa dell'ora da licantropi (la trasmissione va in diretta dalle 22 alle 24), ma per i corridoi rivestiti di coni fonoassorbenti non vedo altri che i responsabili di Progetto Gravità Zero, vale a dire la suddetta Katia (simpatica ed efficientissima, con tempi tecnici da box Ferrari, tu vedi solo un turbine biondo che schizza e va, poi ti rendi conto che ti ha stretto la mano, ti ha raccontato la storia della sua vita, ha fatto la sua pausa pranzo, ha schiacciato un pisolino e ti ha augurato buona fortuna prima di tornare in postazione), il conduttore Luca, e il regista, un ragazzotto attentissimo e taciturno al limite dell'afasia (comunica solo tramite post-it appesi sulla parete a vetro dello studio, quando mi presento si attacca in fronte un "ciao" di incoraggiamento e si rimette le cuffie).
Luca è un cocktail di Robin Williams e di Pippo Baudo con contorno di cubetti di ghiaccio e olive nere. Ha un fisico quadrato, movenze misurate col doppio calibro, una professionalità e uno stakanovismo che mi impressionano. Lavora venticinque ore al giorno, dorme tredici minuti al mese (probabilmente appeso a testa in giù nel cubicolo degli amplificatori), ha responsabilità grandi come ville di Berlusconi, ottocento pulsazioni al minuto e quaranta di febbre cronica dall'età di undici anni.
Dopo avermi condotto per il tradizionale "giro panoramico" degli studi, mette subito in chiaro la filosofia del programma. Il Progetto è una grande occasione per RDS - dice - e va affrontato con la massima serietà. C'è sempre il rischio - afferma - che gli ascoltatori non prendano sul serio una radio che promette viaggi nel cosmo. Qualcuno potrebbe pensare, sull'onda di illustri precedenti, a una bufala alla Orson Welles o, più nostranamente, a un elaborato e perfido "Scherzo a parte". Dunque assoluta sobrietà, goliardia azzerata, umore e fraseologia impostate su una via di mezzo tra Piero Angela e Paolo Frajese, e avanti così.
Io rimugino sul sermoncino di Luca. Poi giungo alle seguenti conclusioni:
a) ha ragione;
b) il programma è suo e ha diritto di gestirlo come gli pare;
c) cheppalle!
Appendo perciò il mio alter-ego pierinesco fuori dalla porta insieme con la giacca e mi accingo a due ore soporifere. Non posso però evitare che, mentre dialogo con Luca e gli altri ospiti, mentre ascoltiamo le telefonate e gli interventi degli esperti, il mio spirito burlone, orridamente incatenato, frema di collera, e mi suggerisca all'orecchio tutte le perfide battute che io proprio non posso proferire.
Le raccolgo una a una, come petali di un fiore beffardo. E provo a rimetterle assieme adesso, in quest'articolo, per mostrare come sarebbe potuta essere la trasmissione senza l'autocensura (forse giusta, non discuto) imposta a me e agli altri ospiti (in studio e in collegamento).
Le interviste
Margherita Hack (notissima docente di astrofisica nonché jolly televisivo di ogni possibile programma RAI e Mediaset, da Il mondo di Quark al Festival di Sanremo) è il primo collegamento telefonico della serata. Domanda da studio: Dottoressa Hack, lei manderebbe qualcuno dei suoi studenti in caduta libera come propone il Progetto Gravità Zero?
Risposta della Hack: Certamente, se vogliono andarci...
Risposta senza il "filtro auto-censura": (con accento alla Nuti) I mi' studenti? Ovvia, devon studiare! Ché posson perder tempo 'on queste bischerate!?
Domanda da studio: Dottoressa Hack, non le sembra straordinario vivere una simile possibilità? Il sogno della conquista dello spazio ora è veramente vicino, non crede?
Risposta: Sì, è straordinario.
Risposta senza filtro: Dio bonino, straordinario davvero è che ormai ho raggiunto l'età della cometa di Halley e ho partecipato a duemilaottocentotrentasette trasmissioni 'ompresa l'Ora Esatta, ma ancora 'ontinuate a chiamarmi per chiedermi 'odeste bischerate! Ovvia!
Il secondo collegamento è con il caporedattore della rivista di cinema Ciak.
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