l'editoriale di

Luigi Pachì e Silvio Sosio

Thread He's dead, Jim


Questo mese vorremmo dedicare questo editoriale non a un motivo di dibattito o a un tema caldo, ma a una persona che, purtroppo, è scomparsa proprio poche ore prima di andare in linea con questo numero. Non abbiamo mai nascosto il fatto di essere appassionati di Star Trek, anche se magari "moderati", e la scomparsa, avvenuta venerdì 11 giugno, di DeForest Kelley, l'attore che ha dato vita al personaggio di Leonard McCoy, ci ha toccati profondamente.

McCoy era parte di quel sofisticato meccanismo a tre ingranaggi che ha realizzato la magia della serie classica di Star Trek. Tra un comandante spaccone e sicuro di sé e un alieno freddo e logico, McCoy rappresentava la componente umana, irrazionale, sentimentale, insicura. Un elemento imprescindibile che ha contribuito a far diventare Star Trek quello che è, e senza il quale non ci sarebbero state neppure le serie successive. E McCoy era ben più di un personaggio creato sul copione dagli sceneggiatori. Nel dottore chiamato "bones", "ossa", Kelley aveva portato quella macchietta da film western che aveva interpretato in tanti film e telefilm prima di essere ingaggiato da Roddenberry.

Kelley era nato ad Atlanta, in Georgia, il 20 gennaio 1920 (pochi giorni dopo Isaac Asimov, nato il 2 gennaio 1920). Si diplomò al liceo a 16 anni, e la sua attività era cantare nel coro della chiesa battista dove suo padre era reverendo. A diciassette anni intraprese il suo primo viaggio per andare a trovare uno zio a Long Beach: doveva restare due settimane, invece vi rimase oltre un anno. Tornato a casa disse ai suoi genitori che si sarebbe trasferito in California per diventare un attore. La madre lo incoraggiò, mentre il padre non la prese affatto bene. In California fu scoperto da un talent scout della Paramount. Da quel momento cominciò a lavorare in vari show televisivi (fra cui "Lone Ranger" e "Bonanza") e film western. La sua carriera sembrava destinata a svolgersi fra cavalli e pistole a tamburo, finché, nel 1966, non incontrò Gene Roddenberry che lo volle per la parte del medico di bordo dell'astronave Enterprise. Nasceva così Leonard McCoy. Il primo episodio di Star Trek (The Man Trap), trasmesso l'8 settembre 1966, era proprio centrato sul suo personaggio.

A parte un paio di apparizioni ancora in film western dopo la fine della serie classica, il resto della carriera di Kelley è stato consacrato a Star Trek. Appare in un cameo nel primo episodio di Next Generation; e torna in tutti e sei i film per il grande schermo dedicati all'equipaggio della serie classica. I suoi ultimi lavori sono stati il doppiaggio di un video sulle sonde Viking e il doppiaggio nel videogame Star Trek: Secret of Vulcan Fury.

Negli ultimi mesi una grave malattia l'aveva costretto al ricovero in ospedale, da cui non è più uscito. E' morto alle 12:15 di venerdì 11 giugno, ora della California.

Leonard Nimoy, suo compagno per tanti anni, ha detto: "Rappresentava l'umanità, e per questo ruolo era perfetto. E' stato un compagno onesto, generoso, un vero amico, e mi mancherà profondamente." Brent Spiner ("Data"), che ha lavorato con Kelley solo durante le riprese del pilot di The Next Generation, è stato molto amareggiato nell'apprendere la notizia. "Che perdita. Era forse la persona più bella fra tutti quelli coinvolti in Star Trek. Sono onorato di aver condiviso con lui una scena." Majel Barrett Roddenberry, vedova del creatore di Star Trek Gene Roddenberry, è rimasta sconvolta dalla notizia, e ha detto "Era davvero una degli uomini più straordinari e dotati di talento che abbiano camminato sulla faccia della terra." Kelley lascia la moglie Carolyn.

Non c'è altro da dire, se non che ci mancherà.

Ma il mondo va avanti e va avanti anche Star Trek, che proprio in questi giorni esce nelle sale italiane con la nuova avventura dell'equipaggio della Next Generation, Insurrezione. Marco Spagnoli puntuale come sempre anticipa un commento sul film e ci propone anche alcune testimonianze dei protagonisti.

Sull'altro versante della Galassia, cominciamo a prepararci all'arrivo di Episode I con un "superspeciale" dedicato a Guerre Stellari curato da Alessandro Vietti, che ci accompagnerà anche sui numeri di luglio/agosto e settembre.

Ci sono due libri italiani importanti di cui parlare questo mese: il nuovo, attesissimo romanzo di Luca Masali La perla alla fine del Mondo, in uscita su un numero speciale di Urania, e Sangue sintetico, un'importante antologia di cyberpunk italiano.

Ma non finisce qui; questo numerone vi offre anche una discussione sul film Matrix, un reportage dall'Eurocon (dove Delos è stata premiata come miglior rivista europea di fantascienza), i risultati dell'inchiesta su Isaac Asimov, e infine parliamo di Syrena, un film cyberpunk autoprodotto già "cult" diretto da Mariano Equizzi. E a questa cornucopia di materiale si aggiungono quattro racconti, un capitolo del libro di Masali, e la solita messe di rubriche e notizie. Se avete l'abitudine di stamparvi Delos per leggerlo, questo mese consumerete un sacco di carta!.

Arrivederci al mese prossimo!



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