Il vicedirettore mise dentro la testa - E' già qui? - Chiese lugubremente, preparandosi al peggio.
La signorina Alfonsi strinse le labbra irritata, odiava coloro che non bussavano. Ed in particolare odiava il vicedirettore. - Questa mattina alle sette era già qui. - Rispose spingendo a posto gli occhiali con un dito.
Il vicedirettore entrò nella stanza e andò a sedersi su una delle scomode sedie zoppicanti messe lì per friggere meglio i malcapitati in attesa di rapporto.
- Il V... ha già letto i rapporti? - Chiese sulle spine, mordendosi la lingua appena in tempo per non farsi sfuggire la parola "vecchio" davanti alla zitella inacidita. Si diceva che un agente operativo che aveva commesso quell'errore fosse finito molto lontano nel tempo e nello spazio.
- Li starà leggendo adesso. - Rispose lei con crescente esasperazione guardandolo alzarsi e andare alla finestra. Un agente non si sarebbe mai neanche sognato di muoversi dalla sedia che gli era stata indicata.
Il vicedirettore guardò fuori della finestra, dovette radunare tutto il proprio coraggio per rivolgersi all'arpia.
- Cercherò di coprirla per non avermi sottoposto l'informativa della centrale francese. A meno che il direttore non me lo chieda esplicitamente non solleverò il problema. - Disse piano e lentamente, scandendo le parole, rivolto alla Vergine di Norimberga. - Spero comunque si renda conto che l'aver dimenticato di sottopormela è stata una leggerezza imperdonabile che avrebbe potuto avere delle conseguenze gravissime.
Non aveva la minima voglia di coprire il "barilotto d'aceto", come la vecchia carampana era conosciuta tra gli agenti operativi, ma non voleva inimicarsela. Si vociferava che fosse l'amante del Vecchio. Cosa piuttosto inverosimile poiché questo avrebbe significato che quelle due strane creature, tra tutte e due riuscivano a mettere insieme almeno un sesso.
La Vergine di Norimberga non lo ringraziò per averle salvato culo, né si scusò, né fece finta di promettere che un simile evento non si sarebbe mai più verificato. Strinse invece le labbra sino a farle diventare una linea sottile, come se l'idea di essere coperta dal vicedirettore le procurasse un fastidio intollerabile.
Lui tornò a guardare fuori della finestra, sull'angolo tra Largo de' Librari e via dei Giubbonari, affollata di gente diretta a Campo de' Fiori. Nessuno nella strada degnava della minima attenzione il palazzo scrostato eretto nel 1590 dai principi Barberini nel centro di Roma, a due passi dal Ministero di Grazia e Giustizia, tra il Monte di Pietà e la piazza dove nel 1600 era stato arso vivo Giordano Bruno, tra il Ghetto ed il Vaticano.
Nessuno avrebbe mai immaginato che in quel palazzo, sotto il nome di una società di polizia privata, vi fosse invece la sede della Polizia Universale Cronotemporale. Invece la storia, in quel vecchio e fatiscente palazzo che nonostante tutti i tentativi fatti per risanarlo, odorava di freddo ed umidità, era di casa.
Suonò l'interfono e la signorina Alfonsi si chinò sull'apparecchio per ascoltare. - Sì, signore, è qui.
Alzò gli occhi verso di lui e gli lanciò l'ennesimo sguardo di riprovazione, come se non lo ritenesse degno di essere ammesso all'augusta presenza del suo capo.
- Il direttore la riceverà - Annunciò acida, puntando gli occhi sul nodo della cravatta, cosa che istintivamente gli ci fece portare una mano per controllare che fosse dritto.
Giurò a se stesso che se un giorno fosse mai riuscito a diventare direttore, il suo primo atto sarebbe stato quello di sprofondare la vecchiaccia nel sotterraneo più profondo e gelido, a vegliare le pergamene del periodo medievale.
L'arpia si alzò e aprì la pesante doppia porta di quercia, rivestita di cuoio. Tra una porta e l'altra c'era un muro dello spessore di un metro, e la leggenda diceva che un agente, alcuni secoli prima, fosse stato scuoiato vivo e murato nella parete senza che alcuno nell'edificio avesse sentito nulla.
Inaspettatamente la signorina Alfonsi lo seguì nella stanza, ed il vicedirettore non seppe se preoccuparsi o essere felice della compagnia.
In dieci anni il vicedirettore non aveva mai visto le persiane spalancate o la luce accesa in quell'ufficio, e anzi, nonostante le persiane fossero chiuse, le pesanti tende di velluto rosso erano state maniacalmente tirate per assicurarsi che nemmeno un filo di luce provenisse dal mondo esterno. L'unica illuminazione nella stanza proveniva dalla lampada da tavolo posta sulla scrivania coperta di fascicoli. Più volte era entrato in quell'ufficio di mattina per uscirne di notte, o vi era entrato di notte per uscirne solo a giorno fatto, stringendo gli occhi feriti dalla luce, e l'apparente mancanza di alternanza tra il giorno e la notte sembrava isolare la stanza dallo scorrere del tempo.
Da quell'ufficio semi buio, il direttore della Centrale Italiana della PUC, o come, alcuni agenti osavano pensare, ma unicamente al sicuro della propria mente, della Pucci Pucci, tesseva le sue trame complesse ed a volte oscure.
Il vicedirettore guardò l'uomo dall'età indefinibile, voci lo dicevano eterno, seduto dietro la scrivania. Era già lì quando gli altri arrivavano ed era ancora lì quando gli altri andavano via. Non lasciava la stanza neanche durante il controllo che la squadra dei segugi, con paranoica pignoleria, faceva settimanalmente alla ricerca di cimici nascoste. Nessuno poteva testimoniare di averlo mai visto entrare o uscire dall'edificio o dalla stanza, e tra gli agenti cominciava a serpeggiare la storia che si trattasse in realtà dello spettro di un direttore ucciso in quella stessa stanza secoli prima.
- Si è divertito in mia assenza? - Chiese l'uomo con tono dolce ma inequivocabilmente sarcastico.
- Non molto, signore, ha passato delle buone vacanze?
Il direttore non rispose, prese un fazzoletto e cominciò cerimoniosamente a pulire gli occhiali, alitandoci sopra e guardandoli controluce.
- Ho chiesto alla signorina Alfonsi di partecipare al nostro incontro per la sicurezza di entrambi. La sua presenza dovrebbe garantirle che io cercherò di non trascendere, e visto che ho la pressione alta, ciò sarà un bene anche per me. Vedo che è bastato che i medici mi obbligassero a prendere due mesi di vacanze perché la linea temporale italiana andasse quasi a rotoli. - Indicò la sedia davanti alla scrivania. - Seduti.
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