Presentato all'ultimo Festival del cinema di Venezia, L'ignoto spazio profondo - The Wild Blue Yonder è un film interessante e complicato. Una pellicola non per tutti, in cui l'arte cinematografica e l'affabulazione fantascientifica dominano la narrazione. Non una pellicola di effetti speciali e 'tradizionale' dal punto di vista della costruzione. Anzi. Qui ci troviamo dinanzi a tutt'altro. Ad un prototipo originale e intenso, che - per funzionare - deve stabilire un rapporto personale e articolato con lo spettatore. Altrimenti la delusione di trovarsi dinanzi a qualcosa di tanto differente da quello cui siamo abituati potrà addirittiura fare irritare il pubblico impreparato.
Tra immagini di repertorio e interviste agli scienziati della Nasa, il regista di Nosferatu, costruisce una storia puramente fantascientifica, ma più vicina alle atmosfere letterarie che a quelle del cinema del genere. Werner Herzog, infatti, mette l'attore Brad Dourif (in funzione anche di narratore) davanti alla macchina da presa, facendogli sostenere di essere un alieno. Sarà lui a raccontare per tutto il tempo un viaggio ipotetico ed epico nello spazio profondo alla ricerca di un pianeta dove andarsi a stabilire. Un gruppo di astronauti, infatti, gira su una navetta intorno alla Terra, senza possibilità di ritorno, perché il nostro pianeta è diventato inabitabile. La causa di questo rimane sconosciuta: guerra globale, diffusione di una malattia incontrollabile, radiazioni dopo la completa scomparsa dello strato di ozono, o qualsiasi altra cosa. L’equipaggio dell’astronave deve trovare il posto più ospitale là fuori, nello spazio, e rilasciare una sonda da Galileo, il loro cargo. Purtroppo Galileo, dopo aver mandato indietro dei dati non molto rassicuranti, è stato mandato in una missione suicida...
Senza saperlo, abbiamo avuto visitatori dallo spazio per decine d’anni. Sono venuti da un pianeta sommerso dall’acqua, il “Wild Blue Yonder”, e i loro tentativi di creare una nuova comunità sulla terra non hanno portato grandi risultati.
Il film è narrato da uno dei visitatori alieni, Brad Dourif. Attraverso parole e immagini liriche, viene mostrato come i nostri tentativi di trovare una nuova casa nello spazio siano destinati a fallire. Ci spiegano come in passato, quando la terra era stata minacciata dall’estinzione, una sonda fu mandata a cercare un luogo alternativo... non ebbe successo.
Intenso e toccante, con le musiche - talora - strazianti dei sardi Tenores de Orosei, L'ignoto spazio profondo - The Wild Blue Yonder è un docu film artistico sulla fantascienza immaginata da un grande autore come Herzog. Il problema è che pur nella sua brevità, il film può risultare particolarmente lungo per la lentezza delle immagini per quanto belle e seducenti queste siano.
Un'opera tutt'altro che commerciale dove lo spettatore deve essere sedotto dalle suggestioni del film senza porsi troppe domande di natura narrativa o scientifica. Una celebrazione visiva della fantascienza, fatta con pochi mezzi e tante idee in cui il cinema di Herzog esplora l'ultima frontiera, ovvero il cosmo. Ma non quello vero o presunto tale stile Star Trek, bensì quello immaginato e sognato in cui gli astronauti indossano comune tute da subacqueo e il pianeta sommerso non è altro che il nostro. Un film originale la cui possibile riuscita sta tutta negli occhi dello spettatore. Nella sua sensibilità e nella sua capacità di accettare quella suspension disbelief necessaria per entrare nello spirito del film. Forse, sarebbe stato meglio vedere questa pellicola con un'altra colonna sonora più rarefatta e fantascientifica. I cori sardi dei Tenores de Orosei per quanto fascinosi tendono ad essere eccessivamente epici o celebrazionisti in un film rarefatto che partendo da Roswell cerca di catturare lo spazio profondo più lontano che ci possa essere, ovvero quello della nostra anima in cui immagini e personaggi danzano senza sosta dinanzi alla macchina da presa di Herzog. Un film difficile e tutt'altro che rasssicurante, che si può soltanto amare o odiare senza mediazioni.
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